domenica 22 agosto 2010

Pettegolare? Rende più attraenti e scarica lo stress.


Agli sgoccioli di un’altra estate passata al mare ci accorgiamo che le promesse fatte nel mese di giugno sono state tutte disattese : lunghe passeggiate, sane letture e tanto tanto sole per riscattare l'ultima primavera molto avara di belle giornate. Al passeggio sulla riva sono dediti soprattutto le persone mature che hanno la fissa di tenere sempre attiva la circolazione sanguigna, con il rischio di procurarsi un bell’infarto; i bagni di sole sono unicamente per giovani e temerari, mentre in tanti vengono in spiaggia bardati di copricapo di ogni tipo e si spalmano creme a protezione esagerata anche sul cervello. Di letture neanche a parlarne, ho notato che ormai leggono in pochissimi: è raro vedere chi legge un libro; il quotidiano più letto è il Corriere dello Sport e spopolano esclusivamente le riviste di gossip. Il passatempo più praticato resta comunque il pettegolezzo sotto l’ombrellone che rasenta una vera e propria arte. Armate di sdraio, spiaggine e l'immancabile vademecum del pettegolezzo nazionale(Gente, Di più,Donna Moderna, Verissimo, Novella 2000, Diva e Donna e quant'altro) gruppi di signore di ogni età si tengono sempre pronte a dare il via alla sana pratica del pettegolezzo. Gli argomenti più gettonati dell’estate? Fabrizio Corona che ha fatto trovare le valige sulla porta a Belen Rodriguez (“Come faceva una ragazza così bella a stare con un tipaccio come Corona”, è il commento di qualcuna). Gianfranco Fini, la sua compagna Elisabetta Tulliani e l’ ex di quest’ultima, Luciano Gaucci (“Cosa ci avranno trovato quei due in una subrettina come lei?). Quando non parlano di fatti appresi direttamente dai giornali, le comari passano ai fatti di persone di più stretta conoscenza con “cappotti” (pettegolezzi) a regola d’arte:“ La vedi quella, porta più corna in testa lei che un cesto di lumache, mettiti comoda che ti racconto nei dettagli…” e la tizia attacca , evitando di fare pause, nel timore che qualcuna del gruppetto possa rubargli la parola. Così la mattinata scivola via in un baleno e le nostre donne fanno qualche pausa solo al passaggio dell’ennesimo carretto di vestiti, trainato dal marocchino di turno. Ma la sapete l’ultima? Pettegolare sembra che faccia proprio bene! Secondo recenti studi infatti, il pettegolezzo pare faccia bene all'umore, aumentando i livelli di progesterone, l'ormone dall'effetto antistress. I media hanno riportato un esperimento compiuto dall'università del Michigan che ha coinvolto 160 fanciulle. A metà di queste è stato chiesto di parlare - in coppia - di cene, tempo libero, uomini ideali e amiche da incontrare e da evitare eccetera; all'altra metà è stato chiesto di correggere le bozze di un libro di botanica. Le correttrici di bozze sono uscite dall’esperimento tristi e con l’umore sotto le suole delle scarpe; mentre quelle alle prese con le chiacchiere leggere, hanno visto un'impennata del loro livello di progesterone (ovvero, dell’ormone prodotto dalle ovaie e deputato al concepimento, che riduce ansia e stress) e migliora le relazioni sociali, rendendo più felici! Pare inoltre che le donne pettegole appaiano molto più attraenti agli occhi degli uomini e che Il pettegolezzo sia usato maggiormente nel periodo più fertile del ciclo mestruale, e lo si fa perchè, avendo una maggiore opinione negativa del proprio aspetto, si cerca di screditare la concorrenza per ottenere maggiori attenzioni dall'uomo che ci interessa. Se vi stanno fischiando le orecchie, niente paura, da qualche parte stanno sparlando di voi e lo fanno senza cattiveria, solo per passatempo e per smaltire quel tanto di stress. Spettegolare umanum est!
Buona vita!
maestrocastello.

sabato 14 agosto 2010

La tenerezza si chiama Lara Grace.


Lunedì 9 agosto, alle 10 circa del mattino, il sentimento della tenerezza ha fatto irruzione nella nostra famiglia attraverso il visetto innocente di Lara Grace, un amore di bambina che proprio oggi compie cinque giorni di vita, per la gioia di Leslie e Diego. Vedere questo schizzetto sperduto in una culla troppo grande che sembrava una piazza d’armi, ci ha fatto un’enorme tenerezza. Ogni tanto aveva dei sussulti repentini che interrompevano il suo stato di quiete, restando in posizione quasi fetale. Avrà una qualche colica? Azzardava uno dei presenti. Nessuno pensava invece al trauma che aveva subito quella pulce che, al distacco dal cordone ombelicale materno, aveva perso quel dolce abbraccio che era stata la sua esistenza fino a quel momento; piangeva quel pianto di chi non sa chi è, cos’è, dov’è e ritrova solo nell’abbraccio della mamma tutta la tenerezza della sua stessa creazione. Il noto psicoanalista Willy Pasini definisce la tenerezza come "il lievito affettivo che permette la crescita e la coesistenza degli esseri umani". La tenerezza è l’ingrediente indispensabile, la polizza di assicurazione di una vita all’insegna della sana affettività. Lo scambio affettivo tra madre e bambino nei primi momenti di vita è veramente essenziale; dicono infatti che la goffaggine di certi adulti sia dovuta alla scarsa attenzione che questi hanno ricevuto da piccoli. Grazie a come siamo stati tenuti in braccio da piccoli, dal tono della voce di chi ci parlava dimostriamo la capacità di condividere i nostri sentimenti e di essere disponibili verso gli altri. La tenerezza è un ingrediente importante persino nei rapporti con gli animali; quante persone conosciamo che hanno un rapporto bellissimo col proprio cane o il proprio gatto! Tenerezza è sinonimo di morbidezza e chi è più tenero di una mamma o di un papà che prende tra le braccia la propria creatura? In quel contatto fisico si crea quell’energia vitale, quella simbiosi e quel canale speciale di comunicazione che utilizza il linguaggio delle coccole al posto delle parole e queste non possono essere fraintese. Attenti però a non fare coccole frettolose, perché i neonati hanno una sensibilità pelvica pazzesca e si accorgeranno della nostra scarsa attenzione. Facciamo mille auguri ai freschi genitori Leslie e Diego che sapranno certamente coprire del necessario affetto la loro tenera Lara Grace che è venuta ad allietare la vita di tutti noi.
Buona vita!
maestrocastello

venerdì 13 agosto 2010

Una notizia curiosa che invita a riflettere.


Dall’aprile 2007 sui quotidiani giapponesi circola una notizia abbastanza curiosa: nei bagni pubblici delle prefetture delle maggiori città nipponiche vengono rinvenute di continuo buste eleganti di classica manifattura giapponese stile washi, entro le quali sono contenuti un foglio scritto a mano con elegante calligrafia ed una banconota da 10.000 yen (60 euro circa, oppure 82 dollari usa). Tutte le buste contengono un foglio con lo stesso messaggio: "Usa questo denaro per il raggiungimento della conoscenza. Uno per persona. Sii felice.” Le forze di polizia non sono riuscite mai ad identificare il misterioso benefattore e nemmeno ad intuire il motivo che lo spinge a tale gesto dispendioso. Dal 2007 ad oggi sono stati distribuiti 4 milioni di yen, pari a 25'000 euro o 32.000 dollari). Altri, dopo aver letto il messaggio, butterebbero la busta, trattenendo il denaro; ma non i giapponesi che hanno spiccato senso civico. Tutti mettono a disposizione delle forze di polizia le buste travate e dopo sei mesi ritornano regolarmente in possesso del regalo rinvenuto, secondo la legge di questo paese. La curiosità della notizia non è sfuggita ai mezzi di informazione, considerando insolito che proprio in un’epoca di alta tecnologia, in cui c’è la corsa sfrenata agli scambi commerciali ed alla competitività economica, un individuo sconosciuto se ne vada in giro per il Giappone a distribuire soldi e consigli filosofici e spirituali. Forse non conosceremo mai il motivo del gesto; ma il benefattore sconosciuto ha raggiunto lo scopo di catturare per un momento l’attenzione dell’informazione nazionale che finora era rivolta solo a fatti legati alla politica, all’alta finanza, a bollettini di guerra da varie parti del mondo, a causa di questo semplice messaggio: "Usa il denaro per la conoscenza, usa il tempo per essere felice". E’ già un inizio!
Buona vita!
maestrocastello

mercoledì 11 agosto 2010

Chi paga il canone s'incazza!


Ho preso una lunga pausa dal guardare la televisione che dura ormai dal mese di giugno e vi giuro che sto benissimo senza. Oltre a non sentirne la mancanza, ho scoperto che sto decisamente meglio di prima. Niente più indigestione giornaliera di banalità che offendono l’intelligenza di una persona, niente piazzate di politici prezzolati, niente apparizioni di squallidi individui che hanno impegnato il cervello al Monte dei Pegni e non l’hanno più riscattato. A stare lontano dal piccolo schermo, credetemi, c’è solo da guadagnarci. Leggo dai giornali on line che il Tg1 ha perso un milione di telespettatori in tre mesi, ha lo share in picchiata; eppure spende e spande. Per forza, da quando è passato a condurlo uno squallido cortigiano, tale “testa di brufolo” che su indicazione del suo padrone, sta affossando in maniera vergognosa un’azienda come la rai, che per altro paghiamo noi, le cose vanno sempre peggio. Perde ascolti, il telegiornale ammiraglia della Rai, ma ha cinque redattori centrali. Ripetono che l’azienda è in crisi e intanto a Viale Mazzini fioccano promozioni, con relativi compensi milionari. Il proprietario della concorrenza si è preso tutto il cucuzzaro e i suoi bacia pile curano in prima persona ed in prima serata editoriali per spiegare agli italiani quale dev’essere la corretta interpretazione del caso Mils oppure che in Italia c’è già troppa libertà di stampa e come sia superfluo uno sciopero dei giornalisti. Ci insegnano, insomma, come bisogna pensarla! Televisione di qualità? Ma per favore! Servizi sui cani, sulle condizioni metereologiche, sui matrimoni di personaggi famosi; si dilungano su fatti di cronaca che non interessano nessuno come incidenti stradali e omicidi che trovi anche sui giornali di provincia e tralasciano tutte le notizie importanti. Ragazzi godetevi in libertà il tempo che vi separa dai primi di settembre, perché vi aspettano pomeriggi interi a parlare di tette al silicone, domeniche sportive, coppe di campioni, chi presenterà San Remo e chi verrà nominata sull’isola dei famosi. Questa è la vita: chi paga il canone s’incazza ed ha ragione di sorridere chi lo evade.
Buona vita!
maestrocastello.

venerdì 6 agosto 2010

"Anche la mucca nera fa il latte bianco" (Guinea). Detti e proverbi come pillole di saggezza.


La saggezza popolare è racchiusa nei tanti proverbi che la gente usa per chiosare un discorso senza tanti giri di parole. Molti sostengono che i proverbi non siano altro che un condensato di luoghi comuni; eppure essi generalmente riportano delle verità che sono il frutto della cosiddetta filosofia popolare. Ci danno noia quelli che condiscono ogni discorso con detti scontatissimi, tipo: “Tanto va la gatta…”, “Chi va con lo zoppo…” , “Meglio un uovo oggi…” e via discorrendo; peggio ancora, ci fanno ridere quelli che fanno un po’ di confusione con detti popolari di cui non ricordano l’esatta dicitura, come: “Non c’è trippa per cani, invece di gatti”, “Nella botte piccola c’è l’olio buono, invece di vino”, oppure “ Lascialo cuocere nella sua acqua, invece di brodo”. Molti detti non sono così scontati, specie quelli paesani, ci sorprendono anzi per la loro acutezza e sagacia: essi sono tratti da usi, costumi e leggende nate dal popolo e nascondono verità profonde sottoforma di metafore o similitudini. Molti sono comuni a lingue diverse e sono esplicitati in forme differenti, per esprimere sostanzialmente una medesima verità. Credo che abbiamo il dovere di conservare e difendere tutto il patrimonio culturale che è racchiuso nei proverbi, in quanto essi rappresentano una traccia importante delle epoche passate e ci indicano il percorso di civiltà che hanno sperimentato quelli che ci hanno preceduto. Ho raccolto alcunni detti lucani che trovo davvero gustosi, perché fanno sorridere per il linguaggio schietto e rivelano tutta la saggezza di gente semplice che sa leggere dentro i gesti di ogni giorno.
Buona vita!
maestrocastello.


DETTI LUCANI
1) Chi tropp' s'abbascia lu cule s' mostra
(Chi si abbassa troppo farà vedere il fondoschiena).

2) Fa prima 'na femmena a truvà 'na scusa ca 'nu soresce a truvà 'nu purtuse.
(Quando deve trovare una scusa la donna è più veloce del topo nel trovare una scappatoia).

3) Li sciabbole stanne appese, li fodere cumbattene
(Le persone sbagliate al posto sbagliato).

4) E' chianggiure, veramente, lu mort' ca 'nun dascia niente
(E’ pianto vero, quello per una persona che non lascia nulla).

5) Quann' lu cule mena vent' lu miereche stà allabente
( Quando il fodoschiena rumoreggia, la persona gode ottima salute ed il medico non serve).

6) Chi zappa beve acqua, chi porta beve vine
(la vera fatica spesso non viene premiata).

7) Turrone d' fera: tutta carta niente cupeta .
(Il torrone comprato ad una fiera(posto occasionale) : è tutta carta e poco da mangiare). N.B La cupeta sta per il torrone al sud.

8) La addina fà l'uove e a lu adda gn' bruscia lu cule
(La gallina fa l’uovo e capita che il gallo abbia bruciori in quel posto!)

9) Li ciucce 'nnanz' e li cavadde appresse
(Spesso gli asini procedono davanti, seguiti dai cavalli (invece del contrario).

10) Nun tene pane e va truvenne savicicchie
(Gli manca l’essenziale (pane) e va in cerca del superfluo (companatico).

11) Quanne lu 'mbriache nunn' vole, tutt' lu dann' a beve
(tutti ti offrono da bere all’ubriaco, ma quando non ha sete).

12) Mieglie 'nu marire brutt' ca mica 'ntutte
(Meglio brutto un marito che non averlo per niente).

13) Lu scarpare ca nunn'ha chi fà conta li forme
(Quando il calzolaio perde tempo (conta le forme delle scarpe), significa che non ha lavoro.

14) Vizi da generale, pàa da capurale
(Spende più di quello che guadagna).

domenica 1 agosto 2010

Vacanze estive targate anni sessanta.


Stiamo entrando nella settimana in cui fervono i preparativi di partenza per le strameritate ferie estive. Mare, montagna o laghi? Estenuanti viaggi in macchina sulla Salerno-Reggio Calabria verso i lidi calabresi, attese da sfinimento per imbarcarsi su navi della Tirrenia dirette in Sardegna. Chi ha pochi mezzi sceglierà il campeggio o aspetterà le occasioni dell’ultimo minuto per fare viaggi verso angoli di paradiso a prezzi stracciati. Tanti piangono miseria e poi va a finire che quasi tutti vanno da qualche parte a cercare divertimento e un po' di relax. La recente visita di un mio parente che proveniva da Torino e diretto al nostro paesello dell’entroterra foggiano, mi ha fatto correre la mente alle mie vacanze estive da ragazzo. Appena chiuse le scuole c’era poco da scegliere, ci aspettavano tre mesi ininterrotti di vacanze nel nostro paese di montagna, Sant'Agata di Puglia. Aria fresca, estenuanti sfacchinate a piedi su acciottolati scivolosi e mangiare genuino da mia nonna Mariannina; almeno mamma che rimaneva a Roma aveva qualche bocca in meno da sfamare. A quel tempo non accampavo molte pretese e anche di poco mi contentavo; sempre di corsa, sempre a girovagare per i pochi posti del paese: la piazza, San Rocco, la via Perillo, la villetta; sempre in cerca di amici che giungevano, come me, da altre città e che non vedevo da anni. Nei paesi, si sa, si è curiosi; ma a Sant’Agata asssegnerei la bandiera arancione della curiosità. Quando passavi per strada, le solite due donne ti puntavano da lontano e attaccavano il ritornello: “ Chi è stu uaglione? - Come si chiama? - A chi appartiene?”. Abbassavano il tono di voce, ma non troppo, mentre ti avvicinavi a loro e quando eri accanto, si zittivano completamente e ti fissavano intensamente, per riprendere a cianciare una volta distante e a raccontarsi tutta la cronistoria della tua famiglia. La gente stazionava sui gradini d’accesso delle case, tutte basse; praticamente per strada ed era un continuo chiacchierare con tutti quelli che passavano, un continuo informarsi su dove stavi andando e su cosa ti accingevi a fare. Agosto, si sa, è il mese degli arrivi e quando si incontrava qualcuno le domande di rito erano sempre le stesse: “Quando sei arrivato? - Ti trattieni un pochino? - Quando riparti?”, “Stai così poco?” e seguiva l’immancabile considerazione finale: “Che vai a fare a Torino, qua si sa sta bene; c’è l’aria fina!”. Già, l’aria fina, è il vanto dei santagatesi, oltre al cibo naturalmente che, a detta nostra, è il migliore nei paraggi. Il ricordo più divertente era vedere emigranti di ritorno dalla Svizzera che si aggiravano per la strada in vestiti impossibili, occhialoni scuri, tipo parabrezza di un autobus in gita di piacere , radio a transistor col volume a palla che essi mostravano come un trofeo e si guardavano intorno con orgoglio, come a dimostrare che, sì, avevano fatto sacrifici; ma poi ce l’avevano fatta! C’era poco da fare, poco da divertirsi e tre mesi erano pesanti; ma ci si accontentava di niente: bivacco nella piazza “XX Settembre”, gremita fino a notte fonda, che ci vedeva fare l’alba a bere birra e raccontar cazzate. Il pane caldo alle cinque del mattino, i dolci della sposa alla domenica, fatti di crema e ricoperti di glassa; l’uscita dalla messa la domenica a mezzogiorno che ti permetteva di veder ragazze altrimenti in eterna clausura che uscivano solo in occasione della messa e mentre passavano per la piazza giocavano a far le finte timide, ben consapevoli di essere guardate e giudicate. Il mercato di ogni martedì, la musica a San Rocco che richiamava gente allo struscio del dopo cena e la festa a mezz’agosto coi cantanti in piazza e i fuochi pirotecnici del santo patrono, in pieno giorno. Già dopo ferragosto non c’era più nessuno, si guastava il tempo e arrivare ai primi di settembre diventava dura. Poi finalmente la partenza sulla postale fino a Foggia e il pianto di mia nonna che insieme agli altri vecchi rimanevano a custodire le radici di ognuno. Potevi fare mille altri progetti, ma tanto loro erano certi che, un altro anno, e poi saresti ritornato a Sant'Agata di Puglia!
Buona vita!
Maestrocastello.