lunedì 28 gennaio 2013

Conosci la storia delle sette note?

UT QUEANT LAXIS RESONARE  FIBRIS......

Gli attuali nomi delle note musicali in uso nei paesi latini risalgono al dodicesimo secolo e la definizione del loro criterio e del loro nome è attribuita a Guido d’Arezzo, monaco e teorico della musica vissuto intorno all’anno mille. I nomi corrisponderebbero alle sillabe iniziali dei primi sei versetti di “Ut queant laxis”,  un inno liturgico che celebrava la solennità di San Giovanni Battista, composto da Paolo Diacono,  altro monaco che fu storico, poeta e scrittore longobardo vissuto sempre a cavallo dell'anno mille.

Inno a San Giovanni Battista

"Ut qeant laxis - affinché possano cantare
Resonare fibris - con voci libere
Mira gestorum - le meraviglia delle tue gesta
Famuli tuorum - i servi tuoi
Solve polluti - cancella il peccato
Labii reatum - dal loro labbro impuro
Sancte Iohannes” - o San Giovanni.
                 
Nel sedicesimo secolo la settima nota riceve il suo nome definitivo (Si) dalle iniziali Sancte Iohannes e nel diciassettesimo secolo, in Italia, la nota Ut sostituita col nome attuale Do su proposta del musicologo Giovanni Battista Doni. Formalmente la sillaba venne considerata difficile da pronunciare e sostituita da quella iniziale di Dominus ( il Signore); ma probabilmente non si sbaglia chi pensa che il cognome del musicologo (Doni) abbia giocato una parte importante nella decisione.
I francesi continuano ad utilizzare l’antico nome Ut, mentre in Inghilterra le note vengono identificate con le lettere dell’alfabeto, disposte in quest’ordine: C, D, E, F, G, A, B.

Buona musica!
Come dice il mio amico Alfonso De Capraris, fine conoscitore di musica seria a cui dedico questo mio post/ricerca, sperando che lo trovi di suo gradimento.

maestrocastello

domenica 27 gennaio 2013

Restituire ai giovani il senso del futuro.


Un paio di scarpette rosse
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu

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Questa poesia mi fa venire la pelle d’oca e quando facevo il maestro l’ho fatta ai miei bambini ed ho visto commozione nei loro occhi, specialmente nelle femmine; sarà perché la protagonista è una bambina. Mi chiedo a cosa serva oggi ricordare l’olocausto e la risposta la trovo nelle parole di Primo levi in “La simmetria e la vita” che trovano la conferma nei fatti di cronaca quotidiana. Primo Levi diceva: “Auschwitz è fuori di noi, ma intorno a noi, è nell’aria. La peste è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo.” I segni li vediamo nel “disconoscimento della solidarietà umana” e “nell’indifferenza ottusa e cinica del dolore altrui….L’abdicazione dell’intelletto e del senso morale…alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà guerriera e fedeltà a un’idea”. Tre giorni fa sono finiti in manette dieci giovani militanti di Casa Pound un gruppo neo-fascista di Napoli che indottrinavano i giovani sul “Mein Kamp” di Adolph Hitler che incita all’odio razziale e all’antisemitismo. Fra le carte si legge che, a scopo dimostrativo, volevano violentare una studentessa ebrea e dar fuoco al negozio di un ebreo. Alcuni di essi sono candidati alle prossime elezioni politiche. Volete ancora sapere a cosa serve ricordare? Per restituire ai nostri giovani il senso del futuro.
Buona vita!
maestrocastello

giovedì 24 gennaio 2013

Le armi in America vanno via come il pane.


Un uomo entra in un’armeria piena zeppa di pistole e fucili di ogni tipo, inizia a guardare le armi  e chiederne caratteristiche e prezzi; poi tira fuori la carta di credito e compra: un fucile Bushmaster XM-15, una pistola Glock- 17, un grosso revolver tipo pistolero western e un fucile d’assalto AK- 47, mette tutto in grosso borsone assieme a centinaia di cartucce e va via come se nulla fosse. Questo non sarebbe possibile in qualsiasi altro paese occidentale, dove le armi sono esclusivo appannaggio delle forze armate; ma siamo in USA e qui le armi fanno parte integrante della cultura americana sia come mezzo di difesa che come forma di svago, tanto da essere consacrate nel secondo emendamento della costituzione. Cosa ne farà di quelle armi quell’uomo non è dato saperlo, potrà andare a caccia come sparare ai passanti, l’armiere vende solamente e non fa domande. Dove custodiscono queste armi gli americani? Ma in giro per casa, alla portata dei figli e magari qualcuno di essi un po’ schizzato decide di giocare a  fare Rambo e si rende protagonista di atroci misfatti, come quello accaduto lo scorso dicembre in una scuola elementare di Newtown (Connecticut), dove un ventenne ha fatto irruzione armato di fucile, uccidendo 28 persone e proprio in questi giorni, sempre negli USA, un quindicenne ha ucciso la madre e tre fratelli, facendo divampare la polemica sulle armi facili. La questione principale verte infatti sulla semplicità con cui è possibile in alcuni stati americani acquistare pistole e fucili potenti e il fatto di poterli addirittura comprare con lo sconto grazie alla rete; assume ora dei toni grotteschi. Obama ha chiesto di ripristinare il bando delle armi da fuoco automatiche (già introdotto da Clinton e poi abrogato da Bush), i controlli sull’identità dei compratori ed ha annunciato ventitrè direttive presidenziali che limiteranno l’acquisizione di alcune armi.  Ma il cuore delle sue proposte richiede l’approvazione legislativa e non sarà facile. Le leggi sulle armi da fuoco dividono l’America: da una parte quelli che interpretano coraggiose le direttive di Obama, anche se in realtà si tratta di azioni sensate tipiche di tutti i Paesi civilizzati; dall’altra coloro come la National Rifle Association, una potente lobby che si vanta di battersi per un diritto sociale alla sicurezza ed agisce in favore dei detentori delle armi da fuoco negli Stati Uniti e considera coloro che vogliono limitarne l’uso come nemici del secondo emendamento. Morale della favola, questo mese sono stati circa 3 milioni gli americani ad aver presentato le carte per il permesso, facendo registrare un balzo del 49 per cento rispetto al dicembre scorso e sono corsi in tanti a fare incetta di armi, per paura delle restrizioni. Se il possesso e il porto di un’arma costituisce un diritto civile, trasformando una società in una fortezza dove tutti sarebbero armati; non m’interessa quest’America.
Buona vita!
maestrocastello

domenica 20 gennaio 2013

vendesi laurea mai usata, come nuova.


Notizie della settimana:
lunedì : Il meteo dice che nelle prossime ore nevicherà anche a bassa quota e penso a quelli del mio paese a sant’Agata di Puglia. Anche la neve crea differenze: la neve che cade nei paesi vince sempre. Alla neve si arrendono gli uomini, le case, le strade, le macchine, gli alberi e gli animali. E’ vista come una benedizione solo la neve che cade sulle piste da sci, cioè la neve per i ricchi.
martedì : I 26 mila studenti Erasmus “esclusi” dal voto, secondo il DPR 226;  per le elezioni  questi giovani devono tornare in Italia a loro spese e scoppiano le polemiche in rete. Ecco uno dei tanti controsensi: l’Erasmus non è un divertimento, è un’opportunità. Per usufruire di un diritto, questi giovani devono perderne un altro, il diritto di voto! Morale della favola: a decidere del loro futuro devono essere sempre gli altri, quelli che s’allargano la bocca di giovani, di futuro e meritocrazia.
Mercoledì : La vera notizia non è tanto la sentenza di condanna per i sette componenti la Commissione Grandi Rischi del terremoto dell’Aquila, quanto la diffusione delle intercettazioni (le finte lacrime del prefetto) che hanno scatenato rabbia e sconcerto tra la gente, siano essi responsabili delle istituzioni che semplici cittadini, che hanno portato ad affermazioni del tipo: “ io penso che queste persone siano molto diverse dagli umani”, “provo un forte e doloroso senso di nausea” oppure “L’Aquila e il terremoto sono stati trattati da troppi come un macabro teatrino dove fingere dolore e improvvisare lacrime, strumentalizzando bambini e vittime”.
giovedì : La politica è divenuta uno show e si fa scrupolosamente in tivù. I venditori di fumo si accaparrano tutti gli spazi solo per denigrare gli altri, ma non ho sentito uno straccio di programma politico, a parte la promessa generale di modificare o togliere del tutto l’odiata IMU. Mi sarei aspettato di sentire magari che ci saranno sgravi fiscali per le imprese che assumeranno giovani, che ci sarà giustizia fiscale. Le performances televisive influenzano purtroppo i sondaggi.  Abbiamo copiato agli americani solo le cose deteriori, ma non il confronto leale delle idee politiche e, a cose fatte, la fine delle ostilità per il bene della nazione.
venerdì  : Fabrizio Corona è scappato all’estero per sfuggire alla giustizia che ha confermato la condanna a 5 anni di reclusione per estorsione aggravata ai danni del calciatore Trezeguet. Meno male!, dico io, con la situazione che c’è nelle nostre carceri è un problema in meno. Ormai le carceri sono strapiene solo di gente che ruba nei supermercati e tanti di quelli che dovrebbero essere al fresco sono in libertà o siedono tranquilli in Parlamento.
sabato : Il PDL non riesce a fare le liste pulite, perché aveva deciso di fare pulizia di gente come Nicola Casentino ed affini; ma sembra che l’operazione non possa andare in porto; perché i parlamentari chiacchierati avrebbero puntato i piedi. Quando si dice che” il pesce puzza dalla testa”.
domenica : Entro il 31 gennaio va pagato il canone RAI che qualcuno, non a torto, chiama “il canone del male”, come il titolo di un noto film. Ora mi chiedo: si può non pagare il canone RAI? Circolano storie fantastiche di sceriffi al soldo della RAI che entrerebbero di forza nelle case delle persone sventolando un mandato del giudice o cose del genere. Il canone purtroppo va pagato, fino a quando i politici non prendono decisioni diverse; ma sappiamo che proprio i politici non aiutano molto, infatti quando sono al governo invitano i cittadini a pagare il canone; mentre quando siedono all’opposizione invitano a non pagarlo. Gli unici modi per non pagarlo sono due: 1) buttare o regalare il televisore, seguendo delle norme precise; 2) chiedere il suggellamento dell’apparecchio televisivo, sempre con una procedura precisa. La seconda norma è più conveniente, perché consente di vedere gratis tutti i programmi televisivi.
Buona vita!
maestrocastello


mercoledì 16 gennaio 2013

Lo Stato biscazziere.


Col suo fatturato che ormai è secondo solo al settore manifatturiero, il nostro Paese sta trasformandosi da Repubblica fondata sul lavoro a Repubblica fondata sul gioco d’azzardo. Il lavoro non sempre garantisce un reddito dignitoso e così la gente lo stipendio cerca di vincerlo al lotto. Il diritto al lavoro che viene rimpiazzato dal diritto al gioco: roba da matti! Un vero insulto per chi i soldi se li è sempre guadagnati sudando otto e più ore al giorno sul posto di lavoro. Da una parte il lavoro che non c’è, e quando c’è  è precario, sottopagato e offeso; dall’altra il gioco d’azzardo, esploso proprio in concomitanza della crisi economica e quello che è più grave,  patrocinato proprio dallo Stato. Quando si ricorre alla fortuna, vuol dire che siamo alla frutta. Vi ricordate che appena è iniziata la crisi è nato il Win for life, lo stipendio a vita?  Vallo a dire poi alla gente che i soldi si fanno col lavoro e non col gioco che deve rimanere solo passatempo. Intanto quello del gioco d’azzardo sta diventando un vero dramma sociale, reso ancora più odioso dal fatto che lo Stato si riempie le tasche con i proventi di questo commercio. E’ una continua sequela di casi di minori o gente debole finita sul lastrico e dobbiamo pure assistere all’istigazione a delinquere con certi spot vergognosi che invitano a giocare il giusto. Sono vere prese in giro. Che significa “gioca il giusto”?  E’ come dire al ladro: “ruba di meno”; o a chi inquina: “inquina con moderazione”. Non sarebbe lecito aspettarsi dal pubblico potere un’attenzione diversa nei confronti della salute mentale e fisica dei cittadini? Questo Stato che vigila su ogni cosa, che ti leva tre punti se non indossi le cinture, che ti sequestra l’automobile se hai dimenticato il rinnovo della patente, così attento a far rispettare le regole; permette poi che il gioco d’azzardo si diffonda ovunque senza freno legislativo. Non bastava triplicare le giornate di lotto e superenalotto, schedine di questo e di quello; ora siamo invasi di macchinette istallate in vere sale dello squallore, dove avviene di tutto. Mi direte che lo Stato s’è affidato a queste soluzioni in vista di un ritorno economico, per aumentare il PIL, ma quando poi manda le povere vittime dallo psicologo per cure che durano anni, tutto a spese della collettività: mi dite dove sta il ritorno economico?
Buona vita!
maestrocastello

Il decalogo del giocatore responsabile secondo la SISAL
1) Il gioco per me è un divertimento: il gioco non è un modo per fare soldi.
2) Prima di giocare decido quanti soldi investire nel gioco: non gioco denaro necessario alla vita quotidiana, utilizzo solo somme che posso permettermi di perdere.
3) Non faccio debiti per giocare, se perdo accetto la perdita come un costo del divertimento. Non aggiungo altri soldi per recuperare le perdite.
4) Le tattiche sono inutili, non posso prevedere i risultati e sono consapevole che le probabilità di vincere sono basse.
5) Non mento sulle perdite e sulle somme spese per il gioco.
6) Decido quanto tempo della mia giornata dedicare al gioco e riesco facilmente a fermarmi o fare delle pause.
7) Il  gioco non è la mia sola attività di svago: il gioco non mi toglie tempo per i familiari, amici, sport e hobby vari.
8) Non gioco dopo aver assunto alcool o droghe.
9) Non gioco quando mi sento solo, non gioco quando mi sento depresso e non mi sento depresso se non gioco.
10) Non penso al gioco in modo ripetitivo per tutta la giornata, anche se non sto giocando.



lunedì 14 gennaio 2013

Tabula rasa.


Oggi certo non mancano agli innamorati i mezzi per comunicarsi il loro amore. Il cellulare, le mail o i messaggini sono i mezzi più comuni per sentirsi dire “ti amo” e in modo magari cifrato “ti voglio bene (“Mnkia Ale, tvb, sei trpp fiko”). Trent’anni fa c’erano i telefoni a gettoni o quelli di casa che erano grigi, con il disco trasparente, a cui i nostri genitori applicavano il lucchetto per impedirci di telefonare e che noi toglievamo puntualmente di nascosto. Ore e ore per non dirsi nulla: “Ma quanto mi costi?”  Vi ricordate il tormentone dell’epoca? Prima ancora c’erano le lettere languide a cui si allegavano fiori secchi, profumi, tracce di lacrime e ciocche di capelli. L’analfabetismo dilagante fa capire che in pieno Medio Evo e in età rinascimentale ci dev’essere stata una totale assenza di tutto ciò e solo l’elite ricca  poteva scriversi lettere d’amore. Eppure non è stato sempre così nell’antichità, basta girare per la città di Pompei, per rendersi conto che i romani del I sec A.C. già usavano il telefonino, con cui scrivevano messaggi d’amore. Non ci credete? Ma è proprio cosi! Anche il telefonino dei romani stava nel palmo di una mano, solo che allora si chiamava “tabula cerata”. Era una tavoletta di legno di cedro a forma di vaschetta, spessa pochi centimetri e riempita con uno strato di cera. La cera era l’equivalente dello schermo dei nostri cellulari e su quella cera venivano scritti messaggi d’amore per mezzo di un pennino (stilus); la cera poteva essere raschiata  e ridepositata, consentendo così la cancellazione del testo e il riutilizzo della tabula per un nuovo messaggio (da qui l’espressione “tabula rasa" o tavola raschiata). A seconda della lunghezza del testo si potevano usare due tavolette (diptychum), tre tavolette (triptychum) o più di tre (polyptychum). Oggi usiamo la password per impedire agli estranei di accedere al nostro cellulare; ma anche all’epoca dei romani era più o meno così: chiusa da una cordicella, la tavoletta non poteva essere aperta da tutti e quindi il testo non poteva essere letto né modificato se non dal suo destinatario. I messaggi d’amore erano riconoscibili perché le tavolette erano più piccole e la cera era colorata, quasi sempre rossa. Le coppie clandestine usavano alcuni accorgimenti particolari per non farsi scoprire: usavano tavolette comuni, le affidavano a servitori fidati; un amante, ad esempio,  dava la tavoletta ad un’ancella che poteva introdursi fino alle stanze della matrona, senza destare sospetti, e poteva vedere la reazione di piacere negli occhi della signora e riferirlo al suo giovane amante. Il recapito avveniva “dictum factum” (detto fatto), come fosse una posta in tempo reale.
Buona vita!
maestrocastello

venerdì 11 gennaio 2013

L’ignoranza alla base della vera conoscenza.

S O C R A T E

La storiella : Uno studioso, saccente e presuntuoso, stava facendo un giro in barca sulle rive di un fiume. Guardando il cielo disse al barcaiolo: “Conosci la scienza delle stelle?”. Il barcaiolo rispose: “ No signore, non ne so nulla”. Lo studioso disse ridendo: “Allora un quarto della tua vita è inutile!”. Poco dopo chiese ancora: “Che sai della scienza della terra?” . “Nulla, signore!”. Il sapiente esclamò:”Allora metà della tua vita è inutile!”. Il povero barcaiolo rimase ammutolito e mortificato. “Certamente conoscerai almeno la matematica!” fece l’erudito in tono solenne. Il barcaiolo rispose: ”Signore io non so nulla di nessuna scienza, cerco soltanto di guadagnarmi da vivere remando su questa barca!”. Il sapiente sempre sorridendo replicò: “Hai trascorso addirittura tre quarti della tua vita inutilmente!”. In quel momento si scatenò un forte uragano e la barca cominciò ad affondare. Il barcaiolo si gettò in acqua e mentre nuotava verso la riva, fece al sapiente:”Signore, sapete nuotare?”. Quello rispose:”Se sapevo nuotare mi sarei tuffato anch’io! Ora che ne sarà di me?”. “Non vi resta che annegare. Avete studiato tante scienze, ma non avete imparato a nuotare; così tutto è stato inutile! Raccomandate l’anima a Dio!”.

Per la riflessione :Secondo l’Oracolo di Delfi, Socrate era il più sapiente di tutti , eppure durante il processo che si  concluse con la sua condanna a morte, formulò la frase: “Io so di non sapere”, concetto alla base della “Docta ignorantia”. In un botta e risposta con un politico, un artigiano ed un poeta che affermavano di conoscere alla perfezione il lavoro che svolgevano e non solo, si convinse che quella che loro spacciavano per sapienza, in realtà non era nient’altro che polvere. L'ignoranza è alla base della vera conoscenza. Chi già sa tutto, non ha bisogno di apprendere nulla. Dice un adagio indiano che, nell’oceano dell’esistenza, l’unica vera scienza è la devozione. Colui che non la conosce e si vanta di essere dotto, pur conoscendo solo scienze mondane, è destinato ad affondarvi. Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno. Tutti si sbagliano, solo gli imbecilli non si sbagliano mai.
Buona vita! 
maestrocastello


sabato 5 gennaio 2013

Ma credi ancora alla Befana?


Quand’è l'ora che i bimbi smettono di credere alla Befana? Sembra che sia a 9 anni che i bimbi smettano di crederci. La maggioranza di essi già ad 8 anni fanno domande insistenti ai loro  genitori, ricevendo spesso risposte evasive. Ma è giusto continuare a far credere ai propri figli l’esistenza della Befana e di Babbo Natale? Qual è l’età giusta per dire la verità ai nostri bambini? Secondo i pediatri è un segnale di libertà psicologica e affettiva credere alla Befana e a Babbo Natale fino ai 9-10 anni. Molti pensano che credere a queste figure fantastiche sia un segno di immaturità da parte dei piccoli; ma è esattamente il contrario. I bambini in questa fase di crescita credono esattamente a ciò che viene loro proposto e non hanno motivo di dubitare dell’esistenza di due simpatici vecchietti dalla faccia buona e gradevole e per di più disposti ad essere tanto generosi con tutti loro. Il mondo della fantasia è un mondo meraviglioso e senza confini, uno spazio illimitato dove ogni bambino, più o meno cresciuto , si rifugia per sopravvivere alle brutture della vita e può soprattutto divertirsi. Questo mondo è frutto della loro fantasia, della loro vitalità, ma è anche frutto di ciò che ancora di buono rimane in noi adulti. La fantasia fa bene a piccoli e grandi di ogni epoca, è lo stimolo fondamentale per la crescita in ogni fase. Togliere o soltanto limitare la fantasia può significare togliere speranza di vita all’uomo, con il rischio di generare schiere di adulti insicuri ed incapaci di affrontare il domani senza stimoli. Racconta una mamma: “la settimana scorsa con i miei due bimbi di 7 e 9 anni abbiamo preparato le letterine (io ero più emozionata di loro). Ieri, al rientro da scuola, abbiamo scoperto che le letterine non c’erano più. E’ stato troppo bello vederli eccitati perché Babbo Natale è venuto a prendersi le letterine! " I bambini, insomma, hanno bisogno di un loro mondo fantastico per crescere più sereni, più equilibrati e più felici. Non credete che anche noi adulti viviamo di magia quando la realtà intorno ci confonde, ci turba e spaventa? “Credere in Babbo Natale e nella Befana rientra in questo percorso dello sviluppo psicologico ed è bene che gli adulti non interferiscano, dicendo troppo presto che non esistono - raccomanda il pediatra - perché creerebbero un trauma al bambino". Non vedo perché voi dobbiate rivelare loro che questo mondo fantastico non esiste; lasciate vivere e crescere in loro i bimbi che fra qualche anno non saranno più e noterete che l'atmosfera magica che voi non avete disilluso continuerà a esistere nei loro sogni, nelle loro speranze, in un mondo che, anche solo per un attimo, li farà tornare bambini. A 10 anni compiuti, quando sorgono i primi dubbi, i genitori possono tranquillamente dire la verità. Ma ricordate che ai figli piace continuare certi riti, come aspettare l’arrivo dei doni di notte, appendere la calza al camino. In fondo la magia piace a grandi e piccini. Non piacerebbe anche a noi adulti, anche per una sola volta ancora, appendere la calza al camino la notte del cinque gennaio? Ricordate che la vita è un sogno e i sogni aiutano a vivere.
Buona vita!
maestrocastello

giovedì 3 gennaio 2013

Un bosco nella mano.


Ho ancora nella mente le immagini surreali del video dello scorso inverno:”Al mio paese nevica” che mostrano un paese, la nostra Sant’Agata, che appare come un vero incanto ammantata di neve. Quanta poesia sgorga dalle nostre parti e a tanti sembra non interessare. Il profumo dei monti, il fiato delle colline, la calma delle pianure sono ormai divenuti dettagli e a nessuno viene il sospetto che non tutto è nostro, che il mondo è acceso per tutti e non solo per chi crede di avere l’interrutore fra le mani. Ci scordiamo che questo mondo non l’abbiamo ereditato dai nostri padri, ma ricevuto solo in prestito dai nostri figli. In politica, l’ecologia dovrebbe essere la base di tutto, l’impulso di ogni azione e invece resta il contentino da regalare ai benpensanti. Più che a Monti e Berlusconi, dovremmo prestare attenzione all’incanto silenzioso del nascere di una rosa. Prima che essere pianificato, il mondo dovrebbe essere amato e custodito e non c’è bisogno di correre, che per la troppa fretta non apprezziamo abbastanza tesori come i nostri paesi dell’infanzia che rischiamo di compromettere per sempre. Più che della crescita, questo nuovo, dovrebbe essere l’anno dell’attenzione, attenzione per le cose semplici che fanno bella una vita, come il sorgere del sole, il crescere dei nostri ragazzi in una natura incontaminata, in stradine fatte di sassi o davanti ad un muro scrostato. Non abbiamo bisogno di granchè, abbiamo bisogno di contadini, di persone che sappiano fare il pane, gente che ama gli alberi, capace di godere di un tramonto, che sa riconoscere un vento, gente semplice che dice: “che bello, ha smesso di piovere, usciamo!”, gente che raccoglie una semplice foglia caduta per terra con la formichina ancora attaccata ed è convinto di avere un bosco nella mano.
Buona vita!
maestrocastello



martedì 1 gennaio 2013




Maestrocastello è un blog propositivo che invita alla riflessione ed a puntare sugli aspetti positivi della vita. Al via di questa nuova avventura siamo certi che il meglio debba ancora avvenire ed auguro a tutti noi la capacità di saper trasformare tutto ciò che non ci piace in ciò che possa renderci felici. Non credo tanto nei sogni, ma credo negli italiani, gente tosta che non s’arrende facile. La crisi, il clima che cambia, l’inquinamento, le tasse, i Maya, l’Iphone, quelli che lo comprano, quelli che non hanno i soldi, quelli che ne hanno troppi, quelli che fanno buoni propositi, quelli che fanno di cattivi…..; ma sì,  Buon Anno a tutti con l’augurio di ricevere tanto amore, in modo da poterne donare un po’ agli altri.
Buon Anno e Buona Vita!
maestrocastello