martedì 27 settembre 2016

Un capitano.

Auguri, capitano!

Più 40 e ci siamo arrivati.
Francesco Totti, classe settantasei, compie oggi quarant'anni,  che per un calciatore normale è una cosa rara, ma lui che normale non è; corre ancora in mezzo al campo ad altissimi livelli con giovanotti che potrebbero essere suoi figli.
Fatti gli auguri di rito, non voglio parlare dei numeri di Francesco: delle partite giocate tutte nella stessa squadra, del numero delle reti realizzate e che ancora continua a realizzare; non posso scordare il cucchiaio su rigore fatto a Van der Saar in quell'europeo raddrizzato all'ultimo minuto; Totti è in possesso di una classe superiore, tanto che il mitico Pelè lo considera il Pelè bianco.
Certo se avesse preso in seria considerazione l'idea di allontanarsi da Roma, avrebbe vinto tanto di più, ma si sa che al cuore non si comanda e i suoi tifosi questo non lo scordano.
Totti che ultimamente a Roma è divenuto un caso per come è stato trattato dal suo allenatore, è in procinto di lasciare a giugno e con lui tramonterà pure l'ultima bandiera del calcio italiano. I suoi tifosi questo l'hanno capito da tempo e non perdono occasione per dimostragli tutta la loro stima e il loro attaccamento. Francesco Totti è un campione conosciuto dappertutto,  al Santiago Bernabeu, gli spagnoli si sono levati tutti in piedi all'ingresso in campo di Totti, perché hanno capito che entrava un vero talento del calcio; chi non l'ha ancora capito è Spalletti, suo attuale allenatore, che Ilary, in una recente intervista alla Gazzetta, ha mandato in nomination.
Totti all'Olimpico porta il sole, con lui entrano in campo estro, classe e fantasia che solo i grandi campioni sanno portare. Molti tifosi della Roma vanno allo stadio esclusivamente per vedere lui e con lui in campo lo spettacolo è assicurato.
Totti come Del Piero sono le ultime bandiere di un mondo che appartiene al passato, dei veri campioni che racconteremo ai nostri nipoti:
- Totti? Io l'ho visto giocare, ubriacava l'avversario, segnava e faceva segnare e faceva il cucchiaio.
E quando ti chiederanno:
- Nonno, cos'è il cucchiaio?
Saremo lieti di dire loro:
- è quando il portiere resta seduto davanti la porta , con la testa per aria, a guardare il pallone che gli cade alle spalle, dritto dentro la propria porta e va in goal.
Aspettando quel giorno, auguriamo intanto a Totti una mega festa per il suo quarantesimo compleanno e adesso che è entrato negli "anta", dall'anno prossimo lo vorremo a nostro fianco, a tifare per la Roma fino ai novanta.
Auguri, capitano!


lunedì 19 settembre 2016

Tutti in coda per l'ultimo mela-fonino.

Il mela-fonino.
Tutto come previsto: l'azienda della mela morsicata lancia l'ultimo mela-fonino e i nostri ragazzi accorrono in massa, come tanti pecoroni, a mettersi in fila davanti agli Apple Store, dalle cinque del mattino, per accaparrarsi il nuovo iPhone 7 e iPhone 7 Plus.
Sono giovani e giovanissimi che all'apertura vengono accolti con un applauso dal personale della Apple che offre loro caffè, cornetti e acqua, in quanto alcuni hanno trascorso la notte nelle auto del parcheggio, attrezzati di coperte e sacchi a pelo.
Il fenomeno, unico nel suo genere, dimostra chiaramente che nemmeno la crisi può togliere a un cellulare il rango di status-symbol. A patto che sia Apple. Per molti dei giovani in fila avere l'ultimo iPhone è un segno di distinzione, li fa sentire superiori e le lunghe attese in fila così «valgono la pena».
Siamo al punto che se  i giovani vedono in giro un altro che ha  l'iPhone, anche se non lo conoscono, sanno già che è un tipo giusto,  un tipo superiore, uno che la pensa come loro.
Senza scadere in facili moralismi, senza chiederci come facciano dei ragazzi in tempo di crisi a disporre di cifre così alte, pari al guadagno di un operaio,  da spendere in telefonini; chiediamoci perché preferiscono l'iPhone alla moda, piuttosto che cibo o vestiti.
Oggi siamo così esposti al giudizio degli altri, che abbiamo un bisogno continuo che gli altri apprezzino tutto ciò che facciamo: la musica che ascoltiamo, il cibo che mangiamo, gli spettacoli a cui assistiamo. 
Con l'esplosione di internet e dei social questo aspetto della vita ha assunto forme esagerate. Se già stiamo assistendo dal vivo ad un concerto che ci piace, mi dite che bisogno abbiamo di passare parte della serata ad alzare il cellulare come fosse la coppa del mondo, senza goderci il concerto?
Se non twittiamo uno status che siamo allo stadio o non postiamo una foto su Facebook che siamo in una multisala; è come se non ci fossimo mai andati.
Ricordo quando fece la neve a Roma, la gente usciva lo stretto necessario per scattare le foto e correva a casa a postarle su Facebook, senza gustarsi l'eccezionale spettacolo della natura.
Il pericolo serio è che la vita virtuale possa prendere il posto della vita reale. Perciò dico ai ragazzi: ogni tanto spegnete il telefonino e passate un po' di tempo intorno alle cose vere, palpabili e per una volta fatelo solo per voi; avrete tutto il tempo di raccontarlo agli altri. Vi soffermate mai a guardare il nascere di un giorno o il sole che tramonta? Suggerisce il poeta : ogni tanto "Concedetevi una vacanza intorno a un filo d'erba// dove non c'è il troppo di ogni cosa// dove il poco ancora ti festeggia// con il pane e la luce// con la muta lussuria di una rosa. ( F. Arminio).
Riceverete l'unico "mi piace", da voi stessi; ed è quello che più conta, credetemi.
Buona vita!
maestrocastello

lunedì 12 settembre 2016

Me lo compri, papà?

Negli ultimi anni l’industria della pubblicità si è molto evoluta: i messaggi che manda sono diventati sempre più efficaci e persuasivi.                                                                   I bambini sono i clienti più sicuri, più facili da conquistare, quelli su cui si può più facilmente fare leva, che più si affezionano a un prodotto.                                                                                                                         Con le loro irresistibili richieste, i bambini riescono a influenzare gli acquisti di ogni prodotto, anche di quelli non destinati all’infanzia, orientando pesantemente le scelte delle famiglie.Tutto questo ha dei costi in termini di libertà e indipendenza.                                                                                            Da un po' di tempo vediamo in TV sempre più bambini utilizzati come testimonial in spot pubblicitari, senza grande sforzo creativo da parte dei pubblicitari, sicuri che la figura del bambino riescirà sempre ad occupare il centro della scena, a catturare l'attenzione del pubblico.                                                                                                            I pubblicitari utilizzano i bambini perché sanno bene che difficilmente un bambino puo' essere contrastato o rifiutato, perché egli rappresenta la purezza, l'incapacita' di mentire e, in quanto tale, veicola la bontà e la genuinità dei contenuti pubblicitari. Un'immagine candida e limpida, come quella di un bambino, posta al centro della scena, diviene uno strumento per richiamare la maggiore attenzione possibile durante la trasmissione dei messaggi pubblicitari.                                                                                           Che la pubblicità sia l'anima del commercio e l'utilizzo di bambini nella pubblicità sia un modo sicuro per raggiungere il pubblico in modo trasversale, lo sanno così bene i pubblicitari che hanno portato la presenza dei  minori negli spot all'8 - 10 % .                                                                                                       Vediamo bambini sempre più piccoli reclamizzare prodotti, bambini di 2-3 anni, bambini in fasce ed ultimamente addirittura un feto nella réclame di un gelato preconfezionato. Siamo all'assurdo! In uno spot recente si vede una donna incinta che divora palettate di questo gelato, mentre all'interno del pancione il pargolo mugugna di piacere.                                                                                                                                        A parte il fatto che molti medici sconsigliano alle gestanti di mangiare il gelato, assistiamo al primo feto consumi sta della storia, un nuovo soggetto che irrompe nella girandola acchiappa soldi della modernità.                                                                      Dopo aver sacrificato sul grande falò della televendita i ragazzini, i bimbi e i neonati; ora è la volta dei feti. Oltre i feti ci sono solo gli ovuli e gli spermatozoi.
Buona vita!






lunedì 5 settembre 2016

Quando la satira è satura.


Il 7 gennaio 2015  a Parigi (Francia), ci fu un attentato terroristico contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, morirono 12 persone e 11 rimasero ferite.Tale attentato fu la risposta violenta di Al-Qa'ida alle tante vignette dissacranti che la testata francese aveva pubblicato su Maometto e l'Islam.                                                                      Ognuno di noi si strinse attorno al dolore dei giornalisti e del popolo francese per le perdite di tante vite umane, indipendentemente dalla propria nazionalità e tradizione culturale, proprio perché il sentimento di umanità valica tali confini e coinvolge gli uomini a prescindere dalla loro appartenenza a un determinato ambiente politico, sociale o religioso.                                                                                                                 Allora facemmo nostro il motto "Je suis  Chalie", per difendere il diritto di satira della testata giornalistica francese, sancito anche in Italia dalla nostra Costituzione agli articoli 21 e 33 della Carta.
Il 24 agosto 2016 ad Amatrice (Italia) c'è stato un violento terremoto che ha causato la morte a quasi 300 persone e sofferenze indicibili a tante famiglie, l'unico a non soffrire è stata proprio la testata satirica di Charlie Hebdo. Il suo vignettista, col chiaro intento provocatorio, ha preferito divertirsi paragonando il sangue dei morti al sugo di pomodoro e il mucchio di cadaveri agli strati delle italianissime lasagne.                                     Pasta e sangue e poi la mafia, sono, in definitiva, la chiave di lettura che Charlie usa per ironizzare sul terremoto in Italia.                                                                                                L'intento è stato chiaramente provocatorio, perché, anche un bambino sa che un terremoto, prescinde dalla volontà dell'uomo e che se la satira colpisce una dimensione estranea al dominio dell’essere umano, come potrebbe essere Dio, per chi ci crede, o la natura; allora diventa satira sterile.                                                                                                                       Così come c'è diritto di espressione e di satira, e non va toccato questo diritto per niente al mondo, c'è anche diritto di critica e anticritica ed è in base a tale diritto che diciamo, e non siamo i soli, che quella di Charlie è una vignetta idiota, di cattivo gusto, che fa humor sulla morte e che non fa ridere nessuno, se non chi l'ha concepita.                                                              Ancora oggi, però, dobbiamo riaffermare con forza :"Je suis Carlie" e non deve essere una vignetta idiota a farci cambiare idea; i pregiudizi e le provocazioni rimandiamole al mittente.                                                                                                                              Libertà di espressione, ricordiamolo, non vuol dire buona o cattiva espressione; vuol dire soltanto libertà. Provocare è il loro mestiere, (la satira deve dar fastidio, deve far incazzare" afferma Oliviero Toscani) e la loro provocazione è legittima, così come è legittima la nostra reazione a criticarli.                                                                                 Per non rischiare di apparire permalosi e di parte, perché questa satira ci riguarda direttamente, la risposta affidiamola ad un francese come loro, Daniel Pennac, autorevole scrittore francese, che pone dei limiti alla satira.                                                                                                                                                   -"La vignetta sulle vittime del terremoto "- dice Pennac - "è stronzissima e basta. Non è divertente, quasi non merita il nostro sdegno "- e ancora - "io penso che neppure la satira dovrebbe calpestare una cosa importante: l'empatia".                                                                                                          "Penso alle vittime delle scosse, penso alle sofferenze di quelle terre, e non posso non concludere che quelle vignette mancano di rispetto a quel dolore, a quelle storie. Non mi piace chi gioca con la morte degli altri".                                                                                                                        "Va detto che con Charlie tutto ciò non è una novità. Non è una novità un certo stile, che già altre volte mi ha suscitato una sensazione di disagio, anche se non detesto il giornale in sé e non amo le condanne definitive".                                                                 Ci teniamo a ribadire che una vignetta non giustifica la messa in discussione del principio di libertà di satira. Con la stessa chiarezza con cui diciamo a Charlie Hebdo che la vignetta non ci piace, in quanto la riteniamo una vera idiozia; allo stesso modo deve sapere che noi non ci siamo spostati di una virgola, siamo sempre con lui, sempre pronti a lottare per il suo diritto a dire idiozie.
Buona vita
maestrocastello
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