Noi possiamo ancora avere il divino nelle nostre vite. Per avere il divino bisogna essere fragili, bisogna essere umili, bisogna sentirsi in pericolo. Senza pericolo il divino non ci soccorre, e noi siamo costretti a istigarci a un perenne volere. Oggi, in questo mondo difficile a furia di essere comodo, ci vuole una vita semplice, una vita esposta, E ci vuole che ognuno trovi la sua preghiera. Pregare prima di fare l'amore è bellissimo, è bellissimo pregare prima di uscire per strada, pregare prima del sonno, pregare prima di mangiare. La vita senza cerimonie è una vita sgarbata, una colluttazione col tempo che passa, è una vita ambiziosa, furba, e alla fine cieca. Prendiamo questa epoca e riempiamola di preghiere, cantiamola questa epoca, non accontentiamoci dello sdegno, del rancore, prendiamoci cura di essere devoti, di sapere le cose dei nostri luoghi, di avere buone memorie. Possiamo fare bene ogni mestiere se ci arrendiamo, se lasciamo ogni arroganza. Ci basta lavorare, ci basta guardare le creature e le cose del mondo. Dio oggi può essere semplicemente la clemenza e l'attenzione, Dio entra nelle nostre poesie, nelle nostre preoccupazioni, nei baci, nelle lacrime, Dio è quando siamo quello che siamo e camminiamo sereni: tutto quello che ci può accadere sembra una grazia, e quando questa grazia ci lascia noi torniamo a lavorare, andiamo avanti senza lagne, ma con desiderio di ringraziare, sapendo che la vita che facciamo noi è una piccola parte della vita universale, la grande parte della vita la fanno gli altri, il bene e il male ci toccano raramente, e quando non ci toccano restiamo attenti, guardiamo con dolcezza il bene e il male degli altri.