lunedì 22 ottobre 2018

Quando ci divertivamo con poco.




UNA È LA LUNA

Oggi i giochi sono prodotti dalle industrie e la tecnologia ha ucciso la creatività dei ragazzi, eliminando i segni educativi del gioco: movimento, comunicazione, fantasia, avventura, inventiva, costruzione.
Un tempo con poco si sopravviveva alla noia, oggi purtroppo ciò non avviene più a causa dell’aumento del benessere.
Prima si giocava prevalentemente per strada, oggi non è più possibile per motivi di sicurezza e, comunque, anche i giochi sono figli dei tempi.
I giochi tradizionali fanno parte della cultura di una comunità e dovrebbero riempire i testi di letteratura ed essere tutelati dall’Unesco, per la loro bellezza, semplicità e creatività . Purtroppo continuano a vivere soltanto nella memoria degli anziani e questo è male. Riproporli nelle scuole non sarebbe una cattiva idea per non perdere il contatto fra generazioni.
A Sant’Agata di Puglia ne facevamo tanti di questi giochi di strada che riempivano le nostre giornate. Qualche giorno fa, qualcuno su Facebook ha chiesto di ripescare nei meandri della memoria un gioco che allora facevamo spesso :” Una è la luna” e, dopo diversi tentativi e con la partecipazione di molti, il gioco è venuto a galla e ve lo propongo:
UNA È LA LUNA
Una è la luna/
duje box/
tré figle e rré/
quatte spazzoline comunale re Bologna/
cinghe pasta e cìcere/
sei sperulicchie/
sette incrociatore mani e piedi/
otte soldatine di piombo/
nove mollette e mollettine/
diece pasta e cìcere/
unece e te lo carico/
durece e te lo scarico/
tredici in fiera /
quattordici che bel cavallo /
quindici e te lo proviamo/
sedici e me ne scappo/
diciassette la chiangula/
diciotte pepperepe.

Mentre si saltava sul dorso del compagno, si dicevano i numeri del gioco in successione e,  a ciascun numero, bisognava interpretare una figura. Ad esempio: a “duje box”, saltando bisognava poggiare le mani a pugno sul compagno, Invece del palmo ecc.
Ricordo anche che giunti a “sette incrociatore mani e piedi”, dopo aver fatto il salto sul compagno; bisognava atterrare incrociando sia le mani che i piedi. E “Sei sperulîcchie”, chi se lo ricorda?
Una botta al sedere. Ahhhh!

Chi si ricorda tutte le figure?

maestrocastello