Leggere è un privilegio esclusivo dell’essere umano. Coloro che amano leggere hanno vite più ricche e prospettive più ampie rispetto a chi resta indifferente davanti ad un libro o addirittura lo considera più un obbligo che un piacere. La colpa, in quel caso, è della scuola e della famiglia che non hanno saputo trasmettere il sano virus della lettura ed è per questo che tanti ragazzi considerano faticoso e poco interessante dedicare tempo anche ad una sola paginetta stampata. Il computer è divenuto così popolare che tanti ragazzi lo preferiscono ad un buon libro e perdono così una infinità di buone occasioni. Leggendo si trascende il tempo, si entra in contatto con filosofi, saggi e poeti vissuti migliaia di anni fa, si visitano luoghi lontani senza prendere aerei, s’incontrano nuovi maestri, si sviluppano nuove idee e nuovi punti di vista. Tanti non leggono perché hanno poca familiarità con la lettura, non l’hanno fatto da piccoli oppure l’hanno fatto male. Basta iniziare con libri semplici che parlino di cose interessanti, libri che sappiano catturare la nostra attenzione, che mettano in viaggio la nostra fantasia, che ci facciano scordare di stare nel salotto di casa e siano in grado di guidarci in realtà ancora sconosciute. Una volta scoperto qual è il giusto meccanismo possiamo cimentarci anche con sfide più grandi e vedrete che questo processo poi durerà tutta la vita. L’amore per la lettura si può trasmettere anche da piccoli : “Papà mi racconti una favola?”, dal racconto alla lettura il passo è breve. Si inizia raccontando a voce una storia e poi la si legge insieme al bambino e vi accorgerete che lui riscontrerà quasi sempre che abbiamo saltato alcuni passaggi; questo è un buon segno, vuol dire che abbiamo un figlio perspicace e attento. Ricordo ancora l’emozione di avere il mio primo libro delle elementari: annusavo la carta che sapeva di nuovo, guardavo continuamente le figure perché non sapevo ancora leggere e immaginavo quali storie potessero nascondersi dietro quelle figure; per paura che potessi sciuparlo mia madre me lo aveva foderato con un cartoncino giallo paglierino, di quelli che i salumieri incartavano il pane. Era la prima volta che avevo una cosa tutta mia e fu così che iniziò la mia passione per i libri che ancora conservo. I grandi uomini sono stati grandi lettori. Napoleone, ad esempio, nella campagna d’Egitto e di Spagna aveva con sé ogni genere di libri. Stendhal ogni mattina leggeva un centinaio di pagine che gli davano la carica giusta per affrontare la sua giornata di scrittore. Cosa ci spinge dunque a leggere? Si legge per conoscere attraverso l’uso di “parole accese” che, come tante luminarie ci indirizzano verso la casa della conoscenza. Il piacere di leggere lo conosce soltanto chi legge e sarebbe buona abitudine parlare di libri in famiglia, avere libri in casa, vedere familiari che dedicano tempo al piacere della lettura, far percepire come normale e piacevole atto quotidiano e come cura di sé, quello di leggere un libro. A scuola si leggono spesso libri pallosi in funzione dell’esclusiva conoscenza dell’autore ed i giovani lo fanno con molta sofferenza, tanto per strappare una sufficienza e ciò rischia di spegnere l’interesse del giovane alla lettura. In realtà quelle letture devono prescindere dal “”bello/brutto”, “mi piace/non mi piace”, perché servono a capire certi processi per cui si passa dal naturalismo al decadentismo che, altrimenti, non capiremmo. Se non si può indurre alla lettura, almeno la si può stimolare attraverso molteplici iniziative. Quando insegnavo, avevo istituito l’ora di lettura, avevamo una biblioteca in classe, con libri portati da casa, e così per un’ora alla settimana ciascuno doveva prendere un libro, leggerlo e, a turno, parlarne a tutta la classe. Come per miracolo, durante quell’ora anche le classi più scalmanate cadevano come in religioso silenzio, roba da pelle d’oca, e leggevano e raccontavano, ciascuno a modo proprio. Bisognerebbe fare più esperienze di questo genere ed anche se non si aumenterebbe il numero dei giovani lettori, almeno si darebbe a ciascuno l’opportunità non di ripetere non semplicemente nozioni “a pappagallo”; ma di svolgere una sana pratica nel luogo maggiormente deputato allo scopo, l’aula scolastica. Termino con le parole di un giovane lettore: “Ci sono persone che si fanno le canne per amplificare i sensi, bèh io leggo e mi sconvolgo così!”.
Buona vita!
maestrocastello
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