venerdì 29 aprile 2011

Astri di luce divina.

Domenica 1 maggio verrà proclamato beato Carol Vojtyla, grande testimone di Dio nel nostro tempo, proprio come avvenne qualche anno fa per padre Francesco Forgione, meglio conosciuto come Padre Pio da Pietrelcina. Papa Vojtyla e Padre Pio sono due esempi luminosi di santità  dei  nostri giorni che mediante la loro fede ed il loro fervido amore danno speranza al mondo. Ho sempre accostato fra loro queste due figure di santi moderni, due esempi tanto rari di virtù in un mondo come il nostro dove l’egoismo è ormai assurto a valore. Spesso mi son chiesto la ragione di tutto questo successo, come mai un frate campagnolo e questo Papa ex operaio abbiano fatto così presa nel cuore della gente comune. Oggi si sente il bisogno di modelli e la gente li prende a prestito dove può: dal mondo dello sport, dal cinema; oppure si inventa dei super-eroi con poteri speciali. Voi capite che quando ti capitano, nel mondo reale,  due creature della caratura di Padre Pio e Papa Vojtyla, ti appiccichi a loro e non li molli più. Comunque ho un’idea tutta mia sia sui santi che sugli eroi. Quando pensiamo ai santi, ci immaginiamo persone che fanno continuamente miracoli, gente che quando cammina nemmeno tocca i piedi per terra. Penso invece che tutto il fascino di queste due sante creature derivi proprio dal fatto che erano persone comuni, proprio come noi, di umile estrazione sociale,  avvezze alla fatica delle braccia e al sudore della fronte, due creature sofferenti nel fisico che non lo davano a vedere, sempre pronte al sorriso e disponibili ad incontrare la gente; uno giramondo e l’altro pur rimanendo nella sua clausura di San Giovanni Rotondo. I santi siamo stati abituati a vederli solo sulle immaginette sacre e spesso abbiamo immaginato come potevano essere in vita; Padre Pio e Papa Vojtyla invece li abbiamo proprio vissuti, li abbiamo toccati con mano, abbiamo sentito il loro profumo nell’aria. Con loro, Dio ci ha fatto dono come di due grandi pannelli solari che assorbivano energia celeste e la trasmettevano al mondo, illuminandolo  di luce divina. Roma è già stracolma per acclamare “beato” un Papa che sarà presto santo, perché tutti gli riconosciamo doti di santità che ha esercitato in tutto il suo papato. “ Andate e predicate “ diceva il vangelo e questo Papa ha toccato tutti i punti della Terra (230 viaggi) per incontrare persone di ogni razza e portare la buona novella. Ha contribuito a dare speranze e diritti di libertà a chi ne era stato privato. Ha avviato la riconciliazione col mondo ebraico, avvicinato cristiani e musulmani; ha chiesto perdono per tutti i crimini commessi dalla chiesa in tutta la sua storia, dal caso Galilei, alle Crociate, alla Inquisizione. “Perdona ai tuoi nemici” e lui è stato capace di perdonare il suo feritore in piazza San Pietro, facendogli visita in carcere.  Non è stato un super-eroe, ma un uomo di pace sì, un difensore dei deboli, dei poveri, dei diversi e dei bisognosi. Wojtyla passerà alla storia per la sua opera interna alla vita della Chiesa e anche per essere il Papa che ha proclamato più santi (482). Il prossimo, ne siamo convinti, sarà proprio lui.
Buona vita!
maestrocastello

mercoledì 27 aprile 2011

Un film già visto.

Fra qualche settimana a Napoli si svolgeranno le elezioni comunali e, come vedete nella foto, già sono state approntate le urne elettorali. Sì, questa volta non si voterà nelle scuole,  ma lungo le strade  e le schede verranno introdotte direttamente nei cassonetti della spazzatura. Significa qualcosa questa cartolina di Napoli? E’ una provocazione, direte voi. Certo, ma la verità è che stiamo al punto di prima ed a Napoli non è cambiata di una virgola la situazione dei mesi passati:  monnezza dappertutto. Significa semplicemente che le bugie del nostro “prestante” premier hanno le gambe corte: “In meno di 10 giorni renderemo questa città pulita”. Ricordate quanto disse a dicembre? Vedrete che la sfida per la poltrona di sindaco si baserà tutta sulle dichiarazioni di ciascun candidato di voler contrastare le emergenze. Per le strade di Napoli, intanto, si sono accumulate quasi duemila tonnellate di monnezza, tanto che i turisti sono costretti a veri e propri slalom per aggirare i cumuli di sacchetti puzzolenti. Altro che pulizia della città promessa per le feste di Pasqua! Immaginate perché avviene tutto questo? Badate bene che questo è un film già visto, una scena che si ripete da tempo. Riflettiamo insieme. Il presidente del Consiglio ha deciso di chiudere la campagna elettorale proprio a Napoli, a fianco del candidato della sua coalizione. Semplice, si fa in modo che la situazione monnezza precipiti apposta e quando i cumuli di rifiuti saranno giunti alle stelle, arriverà il salvatore della patria. Dichiarerà di sentirsi cittadino partenopeo, di aver scritto canzoni nella lingua di Eduardo, che magari è in procinto di comprarsi una villa nei quartieri spagnoli e che abbasserà le tasse sui rifiuti per tutti i napoletani. L’aquila, Lampedusa, Napoli 1, Napoli 2 e chissà quante altre volte ancora. Quanto è ripetitivo questo cavaliere!  E, sempre restando in tema di monnezza, la cosa francamente “ci puzza”.
Buona vita!
maestrocastello

lunedì 25 aprile 2011

Cattivi maestri.


Oggi è Pasquetta, giornata di gite fuori porta, di visite nelle città d’arte, di pranzi all’aria aperta a base di lasagna al forno ed abbacchio a scottadito; finalmente una giornata per star lontano dalle beghe della politica, direte voi. Nemmeno per sogno, perché questa giornata cade proprio il 25 di aprile, giorno che l’Italia festeggia, sì, la  liberazione dal nazi-fascismo; ma non dall’imbecillità delle solite teste di rapa. E chi è rimasto in città, come me, ne ha visto e sentito delle belle. Mentre  Napolitano si apprestava a deporre  corone d’alloro e invitava, ancora una volta,  la politica al dialogo ed alla coesione, La Russa veniva sonoramente fischiato, proprio sotto gli occhi del presidente,  a Roma apparivano scritte inneggianti al lager di Auschwitz, a Milano il simbolo di “ordine nuovo” sporcava lapidi della resistenza, anche a Pogggio Bustone (Rieti) avveniva qualcosa del genere e chissà quanto ancora succederà fino a stasera. Perché accadono ancora questi fatti? La colpa è da addossare ai cattivi maestri della politica, a coloro che per accaparrarsi un voto sono disposti a tutto. In  uno Stato democratico e moderno come il nostro si richiederebbe un libero confronto delle idee, il rispetto del diritto e delle libertà di ciascuno, la ricerca di un possibile terreno di convergenza almeno sui principi generali della carta costituzionale.  Ci vorrebbe coesione almeno su avvenimenti, come quelli di oggi, che hanno visto i nostri padri tutti opporsi, a rischio della vita,  a regimi totalitari. Una volta democristiani e comunisti celebravano insieme la festa di liberazione e poi si scornavano nelle aule parlamentari; oggi che siamo portati ad etichettare ogni cosa, questo non è più possibile. Il buon esempio contribuisce a darlo anche  il nostro capo del governo che arriva di gran carriera a l’Aquila, a Lampedusa e dovunque c’è da far incetta di voti; ma diserta abitualmente questa manifestazione che considera di stampo comunista. Sono state avviate le indagini sugli autori di questi gesti, ma c’è poco da indagare perché i veri autori sono già noti a tutti; sono coloro che a Milano appendono manifesti contro i giudici  definiti brigatisti, coloro che al momento dell’inno di Mameli escono dalle aule del consiglio regionale meneghino, coloro che danno fuoco al fantoccio di Garibaldi e se ne fanno vanto. Il nostro Paese avrebbe bisogno di condividere valori, di maggior sicurezza per i cittadini, di strategie per abbattere la disoccupazione giovanile; invece di vedere il nostro parlamento trasformato in un mercato rionale. Buona Pasquetta e non bevete troppo! 

maestrocastello                                              

sabato 23 aprile 2011

Buona Pasqua!

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Quando la mia gioia è anche la tua gioia, allora è veramente Pasqua.
Buona Pasqua, maestrocastello.

venerdì 22 aprile 2011

La preghiera non basta.


La preghiera classica di ogni bravo cristiano è recitare il “padre nostro”, ma provate ad immaginare che sia Gesù a recitarla per noi. Lui non direbbe “Padre Nostro”, ma “figlio mio”, trattandosi di noi e la preghiera suonerebbe così:
“Figlio mio che sei sulla terra preoccupato, solitario, tentato, io conosco perfettamente il tuo nome e lo pronuncio santificandolo, perché ti amo. No, non sei solo, ma abitato da Me e insieme costruiremo questo regno di cui tu sarai l'erede. Desidero che tu faccia la mia volontà perché la mia volontà è che tu sia felice poiché la gloria di Dio è l'uomo vivente.  Conta sempre su di me e avrai il pane quotidiano, non preoccuparti, ti chiedo solo di condividerlo con i tuoi fratelli. Sai che perdono le tue offese addirittura prima che tu le commetta, per questo ti chiedo di fare Io stesso con quelli che ti offendono. Affinché non cada mai in tentazione stringi forte la mia mano e io ti libererò dal male, povero e amato figlio mio. 

Amen-Così sia.”                                                                                                             

I riti che anticipano la Pasqua sono molteplici e tutti densi di un significato profondo che ogni bravo   cristiano deve saper cogliere e non  fermarsi solo all’aspetto coreografico delle tante funzioni religiose di questi giorni che sono senz’altro toccanti. Ma io mi raccolgo in preghiera! Dirà qualcuno. Non basta, la preghiera deve potersi tradurre sempre in gesti concreti per avere una sua valenza; altrimenti facciamo la parte  dei ciarlatani. “Come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ma noi, i nostri debiti, li rimettiamo veramente ai nostri debitori? Il nostro pane quotidiano, siamo capaci di condividerlo con i nostri fratelli? Siamo capaci di perdonare un’offesa? Passiamo dalle parole ai fatti e sarà una Pasqua completa.

Buona Pasqua
maestrocastello

giovedì 21 aprile 2011

Il più umile tra loro.

Ai vespri del Giovedì Santo la liturgia assume un tono sommesso e finisce nel silenzio: si spogliano gli altari che raffigurano il corpo del Signore allorché fu spogliato e ridotto male dai soldati o, veramente, perché fu abbandonato dai discepoli che nella Scrittura Sacra sono chiamati “vestimenta di Dio”. Anche le ostie vengono portate via, come Gesù nel Getsemani, la luce del presbiterio viene spenta, tace l’organo, si legano le campane; insomma inizia il “grande silenzio”. Questa giornata segna la data del testamento spirituale, non scritto, che Gesù volle fare agli Apostoli, sapendo che li stava per lasciare. Dopo che si fu alzato dalla cena, il Signore versò dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi dei suoi discepoli. Ci pensate, un Dio in ginocchio davanti a noi per lavarci i piedi? Lava i piedi a tutti, anche a Giuda. Un amore che arriva fino a farsi inchiodare e morire per amore; ecco spiegato il mistero della cena. Questo esempio lasciò loro. “Intendete quello che ho fatto a voi, io Signore e Maestro?” e disse poi “Vi ho dato l’esempio, affinché anche voi facciate ugualmente”. Uno di loro, Simon Pietro,  gli disse: ” Signore, che Voi a me lavate i piedi? ” Lui rispose “ Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me”. Gesù con quel gesto intendeva raccomandare loro la pratica dell’umiltà e se l’ha fatto Lui che è Dio; quanto più dovremmo farlo noi. E’ questa appunto una grande lezione di umiltà che insegna come dovrebbe essere il carattere di un cristiano. Le ricorrenze possono rappresentare un’occasione per guadarci nel profondo, se solo tralasciamo l’aspetto coreografico della Pasqua. Cristo non è morto una sola volta; ma muore ogni volta per la presunzione della gente, per l’aridità di chi non tende una mano ad un fratello, per l’egoismo di chi bada solo a interessi personali più che ai problemi della collettività, pur avendone le possibilità. “Esempio vi ho dato, affinchè lo stesso anche voi facciate. Se io, Signore e maestro vostro, vi ho lavato i piedi; quanto più dovete l’un l’altro lavarvi i piedi?”. Tutti quelli che si dicono cristiani, oggi, si lavano ancora i piedi l’un l’altro?
Buona Pasqua!
maestrocastello

mercoledì 20 aprile 2011

Restiamo umani.

Vittorio Arrigoni


"Restiamo umani” era l’invito che Vittorio Arrigoni  faceva spesso nel suo blog, un invito a ricordarsi della natura dell’uomo.  “Io non credo nei confini, nelle barriere e nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia che è la famiglia umana” . Militante dell'International Solidarity Movement (Ism) che comprende volontari di tutto il mondo che partecipano ad atti di protesta non violenta contro l'occupazione israeliana, Vittorio operava nella striscia di Gaza, lembo estremo di terra palestinese nel quale  aveva scelto di vivere come volontario dal 2008. Egli aderiva, senza riserve, alla causa di un popolo, quello palestinese, e dove per tragico paradosso ha incontrato, a soli 36 anni, un’atroce morte per strangolamento, per mano dei salafiti, gruppo estremista di Hamas. Arrestato e pestato a sangue più volte dagli israeliani, non si è mai dato per vinto, continuando a vivere ed a protestare a fianco della popolazione palestinese,  denunciandone le aggressioni subite attraverso il suo blog personale. Ora Vittorio è morto ammazzato per mano di quelli che tanto umani non sono stati con lui. In giro non ce ne sono molti come lui, pronti a rischiare la vita per un ideale e lui era uno dei pochi. La gente che parla per niente dirà che se l'è  cercata, che non val la pena difendere i palestinesi perché guarda come ti ripagano e qualche politichetto nostrano tenterà di dare una colorazione politica al senso di altruismo di chi si è saputo immolare sull’altare della fratellanza. I giornali sono pieni di commenti cretini che etichettano Arrigoni come lo strumento della parte politica anti-israeliana. Se diamo un colore politico anche al nostro comune senso di altruismo ne usciremo sconfitti. Il senso di fratellanza non ha colore, razza e forma:  è e basta!  O ce l’hai o non ce l’hai. Facciamo attenzione perché la politica ha il potere di sporcare tutto quello che tocca. Dobbiamo invece solo ringraziare Vittorio per quello che ha fatto e  ammirarlo per il coraggio che ha avuto ad affrontare il fronte rivoluzionario semplicemente per portare dei diritti a chi non ne aveva, togliendoli perfino a se stesso e rischiando appunto la vita. In un mondo in cui sono in eterna competizione gli egoismi di ciascuno di noi, uno come Arrigoni risulta una mosca bianca. La gente comune della Palestina sa di aver perso un amico e lo piange. Ma adesso serve a poco piangere Vittorio, perché egli non è mai stato vivo come ora e, come dice sua madre Egidia, con la sua presenza che ingigantisce di ora in ora, egli soffia come un vento che da Gaza, dal suo amato mar Mediterraneo, soffia impetuoso  e ci consegna le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi; passandoci il testimone. Restiamo umani.
maestrocastello

domenica 17 aprile 2011

e per la barca che è volata in cielo....


“E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare” (R. Vecchioni)
Noi siamo del tutto estranei a questo rito della morte? È un velo ipocrita quello di non sentirsi responsabili. Siamo ormai dimentichi di un’Italia fatta di povertà e di emigrazione che ci siamo  lasciati alle spalle,  oggi assistiamo alla nostra stessa disperazione di allora;  ma questa volta noi siamo dall’altra parte della barricata. Questi che scappano sono ragazzi cresciuti sotto l’oppressione e la violenza di regimi con cui l’Italia ha stretto alleanze e concluso affari, chiudendo un occhio di fronte alla loro illiberalità e antidemocraticità. Prima siamo rimasti in silenzio di fronte alla caduta di questi regimi,  senza esser capaci di mostrar nessun plauso per le rivoluzioni in atto e poi abbiamo urlato all’emergenza esodo.  Erano appena qualche decina di migliaia ed abbiamo fatto di tutto per soffocare i diritti e le vite a questi giovani migranti in fuga. Abbiamo temuto che venissero a togliere lavoro oppure che finissero per  minare la nostra sicurezza; pur sapendo che non erano affatto pericolosi. Qualcuno ha azzardato che portavano scarpe firmate, ma era tutto quello che avevano addosso; perché  i loro risparmi li hanno affidati allo scafista che li ha trasportati come zavorra in Italia e abbandonati a qualche miglia dalla costa. Molti di loro sono corpi senza vita, ridotti a cibo per i pesci. Li abbiamo chiamati in tanti modi: ribelli, fuggitivi, profughi, disperati, chiedenti asilo. La verità è che essi sono tra i pochi al mondo ad avere avuto il coraggio di giocarsi la vita carichi di speranza, quella stessa speranza che noi abbiamo contribuito a far morire. L’unica loro colpa, se hanno una colpa, è di essere nati dalla parte sbagliata del mondo. Forse abbiamo perso una buona occasione per restituire loro dignità. Questa potrebbe essere una ottima riflessione per prepararci cristianamente alla Pasqua.
Buona vita!
maestrocastello

La vita con te spesso è gioia.





Ti amo come se….
Ti amo come se mangiassi il pane
spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo. (Nazim Hikmet)                                                       

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La vita con te spesso è gioia che rischiara la quotidianità del nostro cammino, che si nutre e gode anche di cose banali,  come svegliarsi e gioire perché fuori c’è il sole.  La vita con te è pensare che il dolore di oggi  è come uno scroscio di pioggia improvvisa, ma domani  volgerà certo al bello. La vita con te è contare insieme le rughe  che il tempo si diverte a tatuare sui nostri visi e riderci sopra. La vita con te è notare come il grado  del nostro amore, col tempo, aumenta come i gradi dei nostri occhiali da vista. La vita con te è capire che non bisogna mai far programmi a lunga gittata. Domani usciremo e basta. La vita è con te e basta! Buon compleanno, amore mio. 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          







mercoledì 13 aprile 2011

Quando vivremo fino a 120 anni.


La vita media  dell’uomo si sta allungando e sempre più anziani arrivano o superano addirittura i 100 anni; ma come fanno? Se volete sapere se vi sarà possibile sopravvivere per lungo tempo (salvo incidenti o altri fattori esterni), dovete interrogare i vostri geni. Tre biologi americani, due donne ed un uomo, hanno ottenuto il Nobel per la medicina 2009 per aver scoperto  il segreto della longevità o  segreto della vecchiaia. Hanno, infatti, osservato  che i nostri cromosomi (le crocette di DNA che si trovano in ogni cellula) sono delle vere clessidre a tempo e che esiste un enzima che ne erode gradualmente le estremità, determinando la durata di vita della cellula. Questa scoperta ci proietta verso un futuro in cui gli scienziati saranno in grado di manipolare questo meccanismo e di rallentare l’erosione dei cromosomi e lo scorrere del tempo biologico.  E’ significativo che proprio due donne abbiano lavorato a questo progetto, perché se abbiamo una certezza in proposito,  questa è che la longevità è tutta al femminile.  Le donne italiane hanno un’aspettativa di vita di 83 anni di media, subito dopo svizzere, francesi, cinesi e giapponesi. I ricercatori, però,  hanno concentrato i loro sforzi particolarmente sui giapponesi , perché risultano imbattibili quanto a longevità (sia maschile che femminile),  per decifrare i loro geni, studiare il loro stile di vita e la loro alimentazione. Pare proprio che per vivere a lungo si debbano mettere insieme questi  4 elementi determinanti: geni, ambiente, stile di vita ed alimentazione. Recentemente è stato individuato un gene che si chiama FOXO3A ed è risultato essere presente in tutti i 400 centenari presi in esame, indipendentemente dalle loro origini. Trovare la stessa variante in tutti i centenari vuol dire solo una cosa: se si è così fortunati da possedere quel corredo genetico (FOXO3A), è molto probabile arrivare a 120 anni di vita. Insomma, è madre natura a stabilire chi deve arrivare lontano; ma tutti possiamo aspirare ad invecchiare più lentamente e in piena forma fisica e mentale, che è forse più importante che vivere a lungo. Il segreto passa necessariamente per l’alimentazione: è ormai risaputo che per vivere a lungo bisogna mantenersi magri e avere scarso appetito. Sempre dall’alimentazione dipende il necessario apporto di anti-ossidanti, capaci cioè di contrastare l’azione di quelle sostanze altamente nocive dette “radicali liberi” che si formano durante il normale metabolismo del corpo, ma anche a causa del fumo. Per dotarsi di queste importanti molecole, bisogna garantirsi il consumo delle cinque porzioni giornaliere tra frutta e verdura, raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In attesa che la scienza  escogiti qualche soluzione miracolosa, non resta che seguire le buone vecchie regole: mantenersi snelli, praticare vita all’aria aperta e attività fisica moderata, astenersi dal fumo e dall’abuso di alcol. La persona più longeva mai conosciuta è stata una donna, Jane, vissuta fino a 122 anni, un traguardo notevole che tra qualche generazione sarà alla portata di molte persone.  Solo mi chiedo: se oggi tentano di elevare l’età pensionabile ai settant’anni; nel 2100 potrebbero esserci arzilli ottantenni tranquillamente presenti sul posto di lavoro.
Buona e lunga vita a tutti !
maestrocastello

lunedì 11 aprile 2011

I tunisini non li vuole nessuno.



Così i leghisti :“Fora da i ball!”, non più tardi di una settimana fa Bossi sbiascicava queste parole miste ad una punta di bavetta che gli spuntava all’angolo della bocca, ma si faceva capire benissimo. Tanti si sono scandalizzati, ma, a pensarci bene,  lui è preferibile a tanti altri tromboni della politica che usano parole di circostanza e sostanzialmente si comportano come il “senatur”;  almeno Umberto odia gli immigrati e non lo   nasconde. Quelli della Lega stanno tutti sulla stessa lunghezza d’onda.  Calderoli che ha appena proposto di ritirare i nostri soldati dal Libano per schierarli lungo le frontiere italiane ed il ministro Maroni che non dorme sonni tranquilli al Viminale e gli sta venendo l’orticaria al pensiero che se davvero Parigi dovesse dare seguito alla minaccia di respingere tutti i tunisini arrivati a Lampedusa, questi resterebbero liberi di girare tranquillamente nel nostro Paese.
Così gli uomini del capo : Diversi uomini di governo, già all’indomani della rivolta tunisina,  parlavano che i nordafricani si sarebbero riversati a centinaia di migliaia sulle coste italiane, eppure si sono fatti trovare impreparati e non hanno saputo trovare una sistemazione rapida ad appena ventimila immigrati; lasciando che Lampedusa fosse travolta da un autentico tsunami umano.
Così il "gigante buono" :  Ma tutti sappiamo però che quando la situazione si fa insostenibile ed il pericolo incombe, arriva sempre il “gigante buono” e risolve tutti i problemi,  proprio come in un vecchio  carosello della Ferrero.  Il gigante in questione è un signore meneghino, gigante solo in quanto a furbizia, perché in effetti lui non è  tanto alto, non ha tanti capelli, non è tanto buono e  quando aiuta, lo fa sempre per  la stessa ragione: ottenere consensi.   Prima a L’Aquila (dopo terremoto) e poi a Napoli (caso monnezza),  aspetta sempre che la situazione precipiti e poi si precipita lui. Avete notato che lo fa sempre alla vigilia di una tornata elettorale? E ogni volta si sente un cittadino di quel posto.  Ieri si sentiva aquilano e napoletano, oggi è divenuto addirittura  lampedusano. Sabato scorso hanno lucidato a nuovo Lampedusa e fatto sparire le centinaia di nordafricani residui per la nuova scesa in campo del “gigante buono”.  Lui si è presentato  a Lampedusa con la copia dell’atto d’acquisto della villa, ha rinnovato promesse già fatte la volta precedente ed ha  raccontato le solite barzellette spinte. Poco importa che appena settantadue prima, proprio in quelle acque, un barcone con 350 disperati si è rovesciato in mare, che hanno perso la vita 200 tra uomini, donne e bambini e che i sopravvissuti sono appena 48. Di questo non ha fatto parola. Lui racconta barzellette mentre la gente muore. Ma la barzelletta più esilarante è quella contenuta nella frase che continua a ripetere in maniera ossessiva, attirando (se mai ce ne fosse bisogno) masse disperate sulle nostre coste: “L’Italia è il paese  del benessere e della democrazia”, frase che continua a ripete e a far ripetere irresponsabilmente ai suoi servitori sciocchi.
L'Italia si sta isolando : Da noi non c’era nessun piano di accoglienza, questo è evidente; il caso di Lampedusa è stato determinato anche da questo.   Questi tunisini non li vuole proprio nessuno e in Europa si gioca allo scaricabarile, mancando una direttiva comune. Così Italia e Francia sono arrivati al  “braccio di ferro”. L’Italia escogita il permesso temporaneo per lasciare che i tunisini raggiungano la Francia, vera meta del loro viaggio e la Francia in sostanza li respinge, ponendo ai disperati fuggitivi 5 condizioni impossibili al momento di essere controllati: (1) titolo di viaggio valido; 2) documento di soggiorno; 3) disporre di 62 euro al giorno a persona;4) non costituire una minaccia per l’ordine pubblico; 5)non essere entrati in Francia da oltre 3 mesi. In mancanza di questi requisiti, saranno riaccompagnati in Italia.  Da noi manca una vera politica dell’accoglienza e spaventano  appena ventimila immigrati che ammassati a Lampedusa erano tantissimi, ma suddivisi equamente nella penisola sarebbe un problema risolto.  Il nostro Paese rischia di rimanere isolato in Europa se continua soltanto coi lamenti, se si ostina a respingere questi profughi verso Paesi che già ospitano molti più immigrati di noi. Nella riunione europea di oggi solo Malta si è schierata con noi; mentre 25 sono stati i voti a nostro sfavore. Sarebbe ora di abbandonare la politica del rifiuto e percorrere la strada della tolleranza e dell’accoglienza; ma la vedo molto dura se seguitiamo a dar retta a chi invece vorrebbe accogliere i profughi con le cannonate.
Buona vita!
maestrocastello

venerdì 8 aprile 2011

L’odore dei soldi.


Proprio adesso che siamo in piena crisi economica, ci accorgiamo che la vera crisi in atto è invece quella dei nostri principi. Oggi la cultura non conta più tanto e studiare neppure. Conta solo il denaro che non assume più la sua funzione di un tempo e cioè di realizzare quelli che sono i bisogni o i progetti dell’uomo, ma oggi il denaro è divenuto un valore assoluto. “Il denaro è la cifra dell’uomo non più degli oggetti,” come dice il professor Andreoli, il più noto psichiatra italiano, nel suo ultimo libro “Il denaro in testa”. Il denaro misura il potere ed il potere è denaro. La politica non si lega più alla cultura, al sapere ed alla saggezza (parola del tutto scomparsa); ma si lega esclusivamente al denaro. Con il denaro si compra ormai tutto, si comprano le persone, si compra la bellezza e la gioventù, si comprano i voti e le leggi che fanno più comodo ai potenti.  Noi ci scandalizziamo se giovani e prestanti ragazze  affittano il loro corpo all’uomo di potere e poi restiamo indifferenti quando decine di parlamentari prostituiscono il proprio pensiero a  vantaggio di  politici e passano dall’altra parte della barricata, senza alcun rispetto per i propri elettori. Questi signori  dimenticano che il baratto del corpo di escort che fa tanto scalpore,  al confronto della prostituzione delle loro idee è poca cosa. Il denaro serve per raggiungere il potere e col potere si produce nuovo denaro. L’una cosa si identifica con l’altra. Col denaro e col potere si creano i superuomini, i semidei che hanno bisogno dell’approvazione di una grande platea, composta di persone strafatte per overdose mediatica continua. La cultura a questo punto ha perso del tutto il suo valore, perché non serve più  a nessuno. Se la cultura viene somministrata agli stupidi, si corre il rischio che questi possano iniziare a pensarla con la loro di testa, al politico non interessa perché non serve per diventare potente. Ecco perché oggi la cultura è diventata del tutto  inutile,  perché si sta facendo scempio della scuola, dell’arte e dell’informazione. Oggi un fisico teorico guadagna meno di una velina ed ha meno potere di lei. Ecco perché parole come etica e morale sono desuete e tutto si fa secondo l’etica di circostanza. Il denaro, questo dio moderno, serve a tutto, per cambiare i comportamenti e per corrompere anche l’etica. Se resisti alla corruzione, avrai pure belle idee; ma farai parte della folta schiera dei “nessuno”. Bisogna scegliere se  salire sul carro del potente con un codice a barre tatuato sulla fronte o trascinarsi “a piedi” col prezioso bagaglio della propria dignità.
Buona vita!
maestrocastello

mercoledì 6 aprile 2011

Così diversi, eppure così uguali.

.“E Dio disse….gli uomini sono tutti uguali davanti a me, alti e bassi, bianchi e neri, ricchi e poveri; ma per i neri, piccoli e poveri la vedo veramente  dura!” Questa battuta di Giobbe Covatta nasconde, in effetti, una profonda verità: che gli uomini storicamente non sono stati mai tutti uguali e non lo saranno mai. Quando diciamo che siamo tutti fratelli, facciamo solo demagogia. Non è vero che la diversità viene accettata spontaneamente. Ci sono momenti in cui essa mette a dura prova i nostri nervi, ci sono frangenti in cui vorremmo annullarla  come d’incanto per trovarci tutti d’accordo, con gli stessi gusti e con gli stessi desideri. La diversità riguarda tanto il colore della pelle, quanto il modo di pensarla; tanto i nostri gusti sessuali, quanto il nostro status sociale. Dio, per fortuna, ci ha fatti tutti diversi, questa è la realtà; altrimenti assomiglieremmo alle piastrelle della nostra cucina o alle croci di un cimitero di guerra: tutte bianche e tutte uguali!  Se tutti vestissimo bene, che monotonia! La diversità è scomoda per chi ama l’ordine e la compattezza ed è ritenuta invece una ricchezza per chi la sa apprezzare come risorsa nelle persone. La storia dell’uomo è costellata di pagine amare in cui la differenza  ha spesso eretto steccati invalicabili tra le persone. Se pensate fino a pochi secoli fa la stessa Chiesa tollerava la schiavitù, anzi proprio sulle basi delle sacre scritture si affermava che c’erano uomini nati schiavi in quanto stavano scontando per volere di Dio il peccato dei propri avi. Il saccheggio dell’Africa  (tratta dei negri) e lo sterminio degli Indiani d’America sono stati resi possibile proprio per questo supporto delle dottrine cristiane. Vi pare che il messaggio evangelico che gli uomini sono tutti fratelli, almeno nel mondo attuale, sia praticato o quantomeno praticabile? Purtroppo le risorse della Terra sono in mano di una minoranza di nazioni forti che difficilmente rinunceranno ai loro privilegi, a discapito dei più deboli che sono la maggioranza. Nell’ultima assemblea mondiale della sanità, ad esempio, si è faticato molto a convincere colossi quali gli USA a modificare l’attuale sistema di Ricerca e Sviluppo basato sul meccanismo dei brevetti e sugli alti prezzi dei farmaci in favore delle popolazioni più povere del mondo che restavano così escluse dal sacrosanto diritto alla salute. Si contano sulle dita di una mano quegli Stati che hanno realmente azzerato il debito verso le nazioni più povere.  Quando il portafogli ha preso il posto del cuore, il diavolo può mettersi tranquillamente a riposo, pronuncia un adagio. All’interno dello stesso stato italiano non si cerca forse di selezionare i cittadini in categorie: in base all’appartenenza geografica, al credo politico o a quello religioso? Un povero Cristo avrà pure il diritto di poter essere musulmano, comunista, omosessuale, meridionale o figlio di puttana senza essere guardato male da tutti? Tempi duri per i neri, piccoli e poveri!  E come diceva il buon Catalano in” quelli della notte” : " E' molto meglio essere bianchi, alti e ricchi che neri, bassi e poveri.  Meditate gente... Meditate!
Buona vita!
maestrocastello

domenica 3 aprile 2011

Balzelli d’Italia.



Un tratto che accomuna noi italiani è che le tasse non piacciono a nessuno, qualsiasi sia il ceto sociale, il sesso, l’età, il grado di cultura e  il livello di reddito. Gli esempi di evasori illustri non si contano, dai casi più recenti di Dolce e Gabbana, a Valentino Rossi, a Pavarotti e la lista sarebbe lunghissima. E’ questo un fatto scomodo, perché indica un segnale di scarsa inclinazione al senso civico. Eppure noi,  cittadini comuni,  le tasse le paghiamo e ne paghiamo pure tante! Secondo il rapporto Istat 2010, la pressione fiscale italiana ha raggiunto quota 43,5% del PIL.  E’ verissimo infatti che gli italiani lavorano i primi sei mesi per mantenere lo stato e i restanti sei per se stessi. Alla luce degli standard di vita, dei servizi resi ai cittadini e  dei vantaggi per la collettività; c’è da chiedersi se questo è giusto. Va molto di moda fare i confronti con altri paesi  industrializzati europei, ma credetemi, siamo quelli spremuti di più. Mi domando:  ma tutte queste tasse dove vanno a finire?  Ed anche : ma le tasse le paghiamo proprio tutti? Un rapporto Istat di questi giorni rivela che l’evasione in Italia raggiunge il 38% e cioè, su ogni 100 euro se ne evadono 38. Non credo che possano evadere  cittadini stipendiati, pensionati e tutti quelli tassati alla fonte  e non è neanche tanto difficile individuare le categorie che hanno scarso controllo. Pensate ad imprenditori senza scrupolo,  a tutto il lavoro sommerso per la massiccia presenza di extracomunitari nel nostro Paese,  ai cinesi che hanno comprato l’intera città di Prato;  se non pagavano le tasse nel loro paese, pensate che le paghino in Italia? Tutti i governi che si sono avvicendati hanno puntato la loro propaganda politica sulle tasse “ingiuste” e poi non le hanno ridotte nemmeno di mezzo punto. Noi paghiamo centinaia di tasse ingiuste che in altri paesi non si sognano nemmeno ed a questo proposito la Confesercenti  ha pubblicato : “Balzelli d’Italia”, in cui elenca le cento trappole per famiglie italiane, tasse che non hanno ragione d’essere. Paghiamo ancora molte tasse legate al passato: sui gradini, sull’ombra, sui ballatoi, sulle immagini, sulle paludi, sulla raccolta dei funghi, sui cani (da 20 a 50 euro a seconda la taglia), sulle suppliche, sul passaggio, sui forestieri, sul bestiame, sull’uscio di casa, sulle cabine telefoniche. Paghiamo tasse-mistero  sulle centrali nucleari che non abbiamo (1 euro ogni 5000 KW/h), tasse patriottiche sulla bandiera, sugli anticipi in bolletta, sui disoccupati (per partecipazione a concorsi), la tassa sulle tasse (l’iva sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti), tasse sui morti, sul feretro, sui lumini. Le multe stradali sono una forma di tassa  elevata per salvare il bilancio dei Comuni(nel 2008 ne sono state fatte per  circa 13 milioni, circa 43000 euro per vigile). Muoversi è fonte di guadagno per lo stato: c’è la tassa sulle targhe, la tassa sulle auto usate, sui voli, sullo sbarco, sulla benzina (25 centesimi al litro vanno per la guerra in Abissinia (1935), il disastro del Vajont, il terremoto del Belice, l’alluvione di Firenze ecc..).  Insomma ce n’è abbastanza da farsi venire il mal di testa ed un certo senso di nausea. Diceva Svetonio : “il buon pastore deve tosare le pecore, non scorticarle!”.
Buona vita!
maestrocastello