venerdì 22 aprile 2011

La preghiera non basta.


La preghiera classica di ogni bravo cristiano è recitare il “padre nostro”, ma provate ad immaginare che sia Gesù a recitarla per noi. Lui non direbbe “Padre Nostro”, ma “figlio mio”, trattandosi di noi e la preghiera suonerebbe così:
“Figlio mio che sei sulla terra preoccupato, solitario, tentato, io conosco perfettamente il tuo nome e lo pronuncio santificandolo, perché ti amo. No, non sei solo, ma abitato da Me e insieme costruiremo questo regno di cui tu sarai l'erede. Desidero che tu faccia la mia volontà perché la mia volontà è che tu sia felice poiché la gloria di Dio è l'uomo vivente.  Conta sempre su di me e avrai il pane quotidiano, non preoccuparti, ti chiedo solo di condividerlo con i tuoi fratelli. Sai che perdono le tue offese addirittura prima che tu le commetta, per questo ti chiedo di fare Io stesso con quelli che ti offendono. Affinché non cada mai in tentazione stringi forte la mia mano e io ti libererò dal male, povero e amato figlio mio. 

Amen-Così sia.”                                                                                                             

I riti che anticipano la Pasqua sono molteplici e tutti densi di un significato profondo che ogni bravo   cristiano deve saper cogliere e non  fermarsi solo all’aspetto coreografico delle tante funzioni religiose di questi giorni che sono senz’altro toccanti. Ma io mi raccolgo in preghiera! Dirà qualcuno. Non basta, la preghiera deve potersi tradurre sempre in gesti concreti per avere una sua valenza; altrimenti facciamo la parte  dei ciarlatani. “Come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ma noi, i nostri debiti, li rimettiamo veramente ai nostri debitori? Il nostro pane quotidiano, siamo capaci di condividerlo con i nostri fratelli? Siamo capaci di perdonare un’offesa? Passiamo dalle parole ai fatti e sarà una Pasqua completa.

Buona Pasqua
maestrocastello

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