giovedì 10 settembre 2015

Sant'Agata andata e ritorno.


Eravamo fuggiti da città che sotto la calura di agosto ci erano ancora più insopportabili e siamo approdati alla nostra Sant'Agata illuminata dalla luce di agosto, luce esagerata in un cielo più luminoso che altrove. È stato bello vivere il paese in festa fatto di luci, di luoghi, di racconti, è stato bello attraversarlo, raccontarlo, ritrovarlo nelle facce degli amici dell'infanzia, nel dialetto ancora genuino dei vecchi, cantarlo nelle serate in piazza, odorarlo sulle tavole imbandite di burrini, di trecce e di caciocavalli; per non parlare dei forni traboccanti di odori di taralli e di pane appena sfornato. L'origano di Sant'Agata, poi, mi fa impazzire già l'odore; lo metto dappertutto, pure nel caffellatte; oramai non saprei farne più a meno. Potenza del web, ora tutti ci conosciamo; pure senza esserci mai visti. I sorrisi, gli abbracci e perfino le lacrime in un'apoteosi di festa e d'incontro, noi venuti da tanto lontano per ritrovare l'amico che non vedevi da una vita, la gente che conoscevi solo di nome e ciascuno di noi, santagatesi nel mondo, ha percorso chilometri, per farci trovare puntuali ad un pranzo! Sono due anni che ci incontriamo a Sant'Agata e quest'anno superavamo le settanta unità. Qualcuno è arrivato perfino dall'America, contento di incontrarsi con noi. Intanto mi chiedo: qual è il filo che ci lega? L'appartenenza! Siamo partiti un giorno col pullman di Barbato e mai nessuno di noi ha disfatto sul serio la valigia e basta tirarla da sotto al letto che è già pronta diretta al paese. La lingua, poi, il nostro dialetto è il maggior collante che ci accomuna veramente, senza bisogno di conoscerci; tanto si sa, tutte le nostre storie hanno punti in comune e sono diverse tra loro. La bella notizia è che ho visto moltissimi ragazzi nelle feste in piazza, di certo attratti dalla musica, ma non solo. Ci sono tanti di essi che si sono messi a fare qualcosa per restare nei luoghi dove sono nati o per tornarci dopo aver studiato fuori e questo fa ben sperare per il futuro. È ormai scongiurata l'idea della fuga. Siamo forse alla fine di un mondo e all'inizio di un altro. Le nostre terre offrono mille risorse e sta solo nella inventiva dei giovani saperle sfruttare, Le città ora stanno scoppiando e noi che le abitiamo ne facciamo ormai parte, ma ai giovani, una volta terminati gli studi, conviene ritornare alla base o fare il grande salto. Oramai, il Nord di una volta, oggi si chiama mondo ed al posto della valigia con lo spago, i nostri figli e nipoti avranno il portatile e lo zaino colmo di tante speranze. La mia gioia è stata nel sapere di un paese che s'impegna a tenere vive le proprie tradizioni e ne va fiera, sapere della creazione di circoli di lettura, mostre di pittori locali, presentazione di poeti e scrittori santagatesi; insomma, un paese vivo che ha piena consapevolezza di una propria identità e ne va fiera. Ecco come una settimana soltanto di permanenza al proprio paese diviene una vera e propria festa che produce felicità e fa nascere la convinzione che bisognerebbe restare dove si nasce, respirare quei luoghi e realizzarvi i propri sogni; ma la realtà dice che bisogna purtroppo ripartire ancora una volta.
Buona vita!
maestrocastello

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