Quando viaggiavamo con la fantasia.
Negli anni sessanta la televisione era arrivata da poco e nelle case la tenevano solo i ricchi. Noi l’andavamo a vedere nei circoli o nelle sezioni dei partiti, sempre che ti facevano entrare. Il sabato sera c’era “il musichiere”con Mario Riva e il problema era dove andarlo a vedere. Quando c’era San Remo, poi, era un avvenimento nazionale e c’era la gara a guadagnarsi un posto in una casa o dovunque fosse possibile.
La televisione, è vero, ce l’avevano in pochi; ma la radio ad averla eravamo un po’ di più. Chi aveva un apparecchio radio in casa lo teneva come fosse un altarino, rivestito con un pannetto di stoffa a fiori. Il siparietto veniva aperto occasionalmente per diffondere musica ad alto volume, in modo che tutti della strada sapessero che avevi la radio.
La radio di allora aveva le valvole e le manopole per cambiare le stazioni e, cosa indimenticabile, aveva un occhiolino luminoso rosso o verde proprio davanti.
Il mio ricordo vola a quelle serate quando mi permettevano di ascoltare un racconto per radio. Al buio, illuminati solo dalla luce di quell’occhiolino, la mia mente viaggiava al rumore degli zoccoli di cavalli al galoppo, rapito dalla calda voce suadente del narratore che mi portava a spasso chissà dove. Allora sognavo spesso, ora mi capita solo quando dormo.
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