mercoledì 6 luglio 2011

la scuola è in castigo!


Questa volta la scuola italiana è finita dietro la lavagna. A darne l’allarme è l’unione degli studenti che, riportando i dati di Censis e Save the Children, parlano di circa 800 mila giovani italiani (tra i 16 e i 24 anni) che hanno abbandonato gli studi prima della loro naturale conclusione negli ultimi sei anni. Non siamo proprio gli ultimi della classe, ma poco ci manca. Se la media europea, per quanto riguarda la dispersione scolastica, si attesta al 14,4 per cento; noi siamo quasi al 20 per cento; appena prima di qualche altro Paese. Ripetute bocciature, frequenza discontinua, cambi di classe o di scuola sono i motivi principali che spingono ragazzi e ragazze appena adolescenti ad abbandonare la scuola superiore e qualsiasi opportunità di formazione, anche professionale. Questo fenomeno oltre che rappresentare un grave problema economico, è anche un serio problema sociale. La sfiducia dei nostri giovani verso la scuola è figlia anche di quella dissennata politica dei tagli che è stata praticata negli ultimi anni nei confronti della scuola pubblica. Questa politica scellerata porta disoccupazione, dispersione, criminalità, disagio sociale per milioni di persone e lede la possibilità di migliorare le condizioni di chi vive nel nostro Paese. Ha ragione da vendere il rapporto Censis quando osserva che gli italiani sembrano sempre più imprigionati al presente. L’abbandono, infatti,  è soprattutto psicologico, legato alla ricerca del risultato immediato.  La scuola è per definizione l’investimento a lungo termine di una società, invece in Italia sembra che la scuola non interessi a nessuno e una buona fetta dei giovani non lo ritiene un investimento utile. E questo sì che è grave! L’istruzione rappresenta il migliore investimento di una nazione per le generazioni future e questo l’hanno capito governi illuminati come Stati Uniti e Germania che, nonostante la crisi generale, hanno investito maggiormente su istruzione e ricerca. Come dare torto ai nostri giovani quando vedono che i loro coetanei più virtuosi, pur avendo terminato brillantemente gli studi, restano poi precari fino cinquant’anni? Il 30 per cento di disoccupazione giovanile è  storia recente di questo nostro Paese. Sono troppi i ragazzi i Italia che non studiano e non lavorano e restano sospesi nel limbo della società, trasformandosi da risorsa in pericolo. Manca, da noi, una politica seria in direzione di chi si ammazza sui libri. Tutto il fango gettato sulla scuola per giustificare i tagli di spesa ha screditato e indebolito un settore, quello dell’istruzione, già in forte crisi. Sappia il ministro Gelmini che la scuola del rigore non porta da nessuna parte e abbattere gli investimenti, la partecipazione degli studenti non fa che allontanare di più quei soggetti a rischio. La scuola pubblica deve poter essere scuola di tutti, che deve essere in grado di accogliere gli  studenti di ogni estrazione sociale e portare tutti indistintamente alla valorizzazione delle proprie capacità, senza lasciar indietro nessuno.
Buona vita!
maestrocastello

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