“Ricordati che devi morire (Memento mori)” è una frase che
trae origine da una particolare usanza nell’antica Roma, quando un
generale raccoglieva gli onori che gli venivano tributati dalla folla dopo una
vittoria. Per evitare che questi venisse sopraffatto da manie di grandezza, un
servo veniva incaricato di ricordare all’autore dell’impresa la sua natura
umana con la frase: “Memento mori!” Nel 1664 l’ordine dei Trappisti adottò
questa stessa frase che i monaci di clausura si ripetevano continuamente tra
loro e si scavavano, un poco ogni giorno, la fossa destinata ad accoglierli,
con lo scopo di tenere sempre presente l’idea della morte e quindi il senso
della vita destinata a finire. Nel film “Non ci resta che piangere” del 1984,
un frate rivolge più volte questo ammonimento al personaggio interpretato da
Massimo Troisi: “Ricordati che devi morire!”, appunto, e lui a sua volta
risponde: “Sì, sì, no, mò me lo segno…”. L’idea della morte del singolo ci è
abbastanza presente, anche se preferiamo non parlarne e tocchiamo ferro al
primo accenno; è l’idea di fine del mondo di cui parlano le Sacre Scritture che
sembra una cosa misteriosa, lontana e sconvolgente se non ci metti un po’ di
fede. Mille e non mille, duemila e non duemila; in troppi sono stati ad
annunciare la fine di questo già disastrato pianeta e sembra che tutti abbiano
ricevuto sempre buca. Non abbiamo ancora smaltito l’ansia di dodici anni fa,
aspettando il duemila, che siamo nuovamente in fibrillazione all’avvicinarsi
del 21 dicembre 2012, quando terminerà l’Era dell’Oro (la quinta ed ultima) del
calendario Maya, secondo cui il mondo finirà fra disastrose inondazioni,
terremoti e incendi; insomma, uno scenario del tutto simile alle profezie del
Nuovo Testamento. Qualcuno, per allentare la tensione di questi giorni s’è
divertito in allegre battute del tipo: “L’IMU scade il 17 e l’apocalisse arriva
il 21; il governo ha calcolato proprio tutto”. Ci preoccupiamo che la fine del
mondo possa arrivare repentina e non riflettiamo invece che la fine è
cominciata già da qualche anno, ce la stiamo procurando coi nostri
comportamenti errati ed è irreversibile; procede lentamente, man mano che la
terra riceve la sua abbondante razione di contaminazione con scarti
industriali, immondizia, trivellazioni sottomarine e porcherie varie. Stiamo
devastando l’armonia naturale del nostro pianeta. Che il clima è decisamante
cambiato è opinione di tutti, anche se a volte facciamo finta che non sia vero.
I vulcani sembrano essersi svegliati da un lungo letargo, terremoti e tsunami
sono all’’ordine del giorno e tifoni sono così familiari che gli diamo perfino
nomi simpatici.Nostro pensiero fisso è consumare e crescere a danno del Pianeta
e mai ci sfiora l’idea che la decrescita che si fonda sul non spreco non è
un’idea del tutto peregrina. Aspettiamo il 21 e vedremo e che Dio ce la mandi
buona; altrimenti vuol dire che questo dicembre sarà l’unica volta che noi
italiani non dovremo preoccuparci di
arrivare a fine mese!
Buona vita!
maestrocastello
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