Siamo nei mesi invernali e tanti sono in attesa che arrivi la neve, soprattutto i patiti della montagna e i bambini; oltre naturalmente ai contadini che ogni anno confidano nel suo arrivo per vedere moltiplicato il raccolto del grano. La neve porta gioia e porta ricchezza ed i nostri bisnonni lo sapevano bene; tant'è che la neve, addirittura, la conservavano in costruzioni dette "neviere", ai tempi in cui non disponevano di corrente elettrica e quindi di moderni congelatori o freezer che dir si voglia, diciamo fino al 1930-40.
Le neviere erano vere e proprie cisterne, site all’interno di masserie, poste una decina di metri al di sotto del suolo, scavate direttamente nella roccia o costruite in muratura con ingegnosità tale da garantire temperature basse e costanti per tutto il periodo dell’anno. Le fosse erano situate in posti di montagna sempre sul lato nord dei paesi.
Dalla radice stessa del termine "neviera", è facilmente intuibile che all’interno vi venisse deposta la neve.
Il fondo della neviera veniva cosparso di ramoscelli, canne o giunchi in modo da evitare che il ghiaccio attecchisse al suolo, rendendo inutilizzabile i primi centimetri di neve compattata.
La neve appunto, trasportata coi muli, veniva pressata sino a formare delle lastre di ghiaccio di poche decine di centimetri, separate da un piccolo strato di paglia ben compatto; in modo da permettere un facile utilizzo in blocchi. Venivano così a crearsi diversi strati tra neve compattata e paglia su vari livelli.
Il prodotto finito veniva tagliato in blocchi con seghe o accette e, oltre a servire come freezer nelle neviere per la conservazione dei cibi deperibili,veniva venduto anche per scopi terapeutici, per curare disturbi intestinali o per abbassare la febbre o semplicemente per gustare granite e gelati nelle torride giornate estive. Il prezzo variava in base alla qualità della neve e della conservazione.
Anche al mio paese, Sant'Agata di Puglia, paese di montagna; i bene informati raccontano dell'esistenza di diverse neviere in zone fuori del paese
È di recente pubblicazione un nuovo libro di Lucia Lopriore, dal titolo: 'Le Neviere in Capitanata - Affitti, appalti e legislazione'.
'Questo studio - sostiene l'Autrice nella sua Prefazione - affronta un argomento inedito per il nostro territorio: la presenza delle neviere in Capitanata. '.
'In Capitanata, - continua l'Autrice - le prime notizie documentali sulle neviere, sulla vendita della neve e sulla regolamentazione legislativa si hanno a partire dalla fine del 1600 per la città di Foggia, e dai primi anni del 1800 per gli altri centri. In particolare, dallo studio sono emerse notizie interessanti sulla presenza di neviere disposte soprattutto nell'arco del Subappennino dauno e del Gargano, i cui centri erano i maggiori fornitori del prodotto, ma non è stato neanche trascurato lo studio sulla presenza e sulla tipologia delle neviere situate in pianura, in particolare nell'alto e basso Tavoliere; un'ampia trattazione che in definitiva ha riguardato tutti i centri della Capitanata. In particolare sono stati 56 i comuni oggetto di studio'.
A tale riguardo, i centri interessati, di cui si parla nel volume, sono i seguenti:
Foggia, Accadia, Alberona, Apricena, Ascoli Satriano, Biccari, Bovino, Cagnano Varano, Campomarino, Candela, Carpino, Casalnuovo, Casaltrinità (Trinitapoli), Casalvecchio, Castelfranco, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Castelnuovo, Cerignola, Chieuti, Deliceto, Ischitella, Lesina, Lucera, Manfredonia, Mattinata, Minervino, Montefalcone, Monte S. Angelo, Motta Montecorvino, Peschici, Pietra M.C., Poggio Imperiale, Margherita di Savoia, Barletta, Orta Nova, Ordona, Stornara, Stornarella, Carapelle, Rignano Garganico, San Bartolomeo, S. Ferdinando di P., S. Giovanni Rotondo, Sannicandro G., San Marco in Lamis, San Paolo di Civitate, San Severo, Sant'Agata di Puglia, Serracapriola, Torremaggiore, Troia, Vico del Gargano, Vieste, Zapponeta.
Dal risultato dello studio svolto da Lucia Lopriore, e sulla scorta delle notizie acquisite, oggi si può affermare con certezza che ogni centro della Capitanata, piccolo o grande che fosse, poteva vantare il possesso di neviere.
Buona vita!
maestrocastell
Le neviere erano vere e proprie cisterne, site all’interno di masserie, poste una decina di metri al di sotto del suolo, scavate direttamente nella roccia o costruite in muratura con ingegnosità tale da garantire temperature basse e costanti per tutto il periodo dell’anno. Le fosse erano situate in posti di montagna sempre sul lato nord dei paesi.
Dalla radice stessa del termine "neviera", è facilmente intuibile che all’interno vi venisse deposta la neve.
Il fondo della neviera veniva cosparso di ramoscelli, canne o giunchi in modo da evitare che il ghiaccio attecchisse al suolo, rendendo inutilizzabile i primi centimetri di neve compattata.
La neve appunto, trasportata coi muli, veniva pressata sino a formare delle lastre di ghiaccio di poche decine di centimetri, separate da un piccolo strato di paglia ben compatto; in modo da permettere un facile utilizzo in blocchi. Venivano così a crearsi diversi strati tra neve compattata e paglia su vari livelli.
Il prodotto finito veniva tagliato in blocchi con seghe o accette e, oltre a servire come freezer nelle neviere per la conservazione dei cibi deperibili,veniva venduto anche per scopi terapeutici, per curare disturbi intestinali o per abbassare la febbre o semplicemente per gustare granite e gelati nelle torride giornate estive. Il prezzo variava in base alla qualità della neve e della conservazione.
Anche al mio paese, Sant'Agata di Puglia, paese di montagna; i bene informati raccontano dell'esistenza di diverse neviere in zone fuori del paese
È di recente pubblicazione un nuovo libro di Lucia Lopriore, dal titolo: 'Le Neviere in Capitanata - Affitti, appalti e legislazione'.
'Questo studio - sostiene l'Autrice nella sua Prefazione - affronta un argomento inedito per il nostro territorio: la presenza delle neviere in Capitanata. '.
'In Capitanata, - continua l'Autrice - le prime notizie documentali sulle neviere, sulla vendita della neve e sulla regolamentazione legislativa si hanno a partire dalla fine del 1600 per la città di Foggia, e dai primi anni del 1800 per gli altri centri. In particolare, dallo studio sono emerse notizie interessanti sulla presenza di neviere disposte soprattutto nell'arco del Subappennino dauno e del Gargano, i cui centri erano i maggiori fornitori del prodotto, ma non è stato neanche trascurato lo studio sulla presenza e sulla tipologia delle neviere situate in pianura, in particolare nell'alto e basso Tavoliere; un'ampia trattazione che in definitiva ha riguardato tutti i centri della Capitanata. In particolare sono stati 56 i comuni oggetto di studio'.
A tale riguardo, i centri interessati, di cui si parla nel volume, sono i seguenti:
Foggia, Accadia, Alberona, Apricena, Ascoli Satriano, Biccari, Bovino, Cagnano Varano, Campomarino, Candela, Carpino, Casalnuovo, Casaltrinità (Trinitapoli), Casalvecchio, Castelfranco, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Castelnuovo, Cerignola, Chieuti, Deliceto, Ischitella, Lesina, Lucera, Manfredonia, Mattinata, Minervino, Montefalcone, Monte S. Angelo, Motta Montecorvino, Peschici, Pietra M.C., Poggio Imperiale, Margherita di Savoia, Barletta, Orta Nova, Ordona, Stornara, Stornarella, Carapelle, Rignano Garganico, San Bartolomeo, S. Ferdinando di P., S. Giovanni Rotondo, Sannicandro G., San Marco in Lamis, San Paolo di Civitate, San Severo, Sant'Agata di Puglia, Serracapriola, Torremaggiore, Troia, Vico del Gargano, Vieste, Zapponeta.
Dal risultato dello studio svolto da Lucia Lopriore, e sulla scorta delle notizie acquisite, oggi si può affermare con certezza che ogni centro della Capitanata, piccolo o grande che fosse, poteva vantare il possesso di neviere.
Buona vita!
maestrocastell
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