sabato 18 marzo 2017

Lettera al mio papà

Lettera al mio papà.
Caro papà 
Ti scrivo praticamente dopo trentasei anni che non stai più fra noi. Una volta non si faceva la festa del papà e non ti abbiamo mai fatto i lavoretti di scuola per la festa del papà. Veramente non c'era ancora neppure la festa della mamma, dei nonni, della donna o del fungo porcino. Comunque trovo giusto che si dia il giusto valore al ruolo che ha la figura della padre in una famiglia. Un tempo il papà era sempre via e la mamma era solita dire: " Questa sera quando arriva tuo padre!" Era in realtà una minaccia, ma il poverino tornava stanco dal lavoro dei campi e poteva un cristiano mettersi a pensare alla giusta punizione da affibbiare a suo figlio? Io, in verità, non ti ho visto molto in giro per casa; ma non ero uno stupido e capivo che dovevi essere parecchio stanco quando ritornavi la sera dal lavoro. Infatti ti capivo e ti scusavo, anche se ti avrei visto volentieri più accanto a me. Quando tornavi la sera eri distrutto dalla fatica, capirai un muratore che faceva chilometri a piedi per raggiungere le campagne dove c'era bisogno di un muratore! 
M'è rimasto il ricordo di quando costruivamo assieme le casette del presepio co le scatole di cartone. Che ricordi! E quando ti mettevo la letterina sotto il piatto al pranzo di Natale? Rivedo ancora le tue lacrime 
sgorgare sincere e la dieci lire che mi allungavi, pur sapendo quanto una semplice dieci lire sarebbe servita in casa.
Grazie papà per quello che mi hai dato e anche per quello che mi avresti voluto dare e non mi hai dato.
Ti voglio bene papà!
P.S. Ma dove sei ora, si festeggia la festa del papà?
Ti voglio bene!

maestrocastello 

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