Lettera al mio papà.
Caro papà
Ti scrivo praticamente dopo trentasei anni che non stai più fra noi. Una volta non si faceva la festa del papà e non ti abbiamo mai fatto i lavoretti di scuola per la festa del papà. Veramente non c'era ancora neppure la festa della mamma, dei nonni, della donna o del fungo porcino. Comunque trovo giusto che si dia il giusto valore al ruolo che ha la figura della padre in una famiglia. Un tempo il papà era sempre via e la mamma era solita dire: " Questa sera quando arriva tuo padre!" Era in realtà una minaccia, ma il poverino tornava stanco dal lavoro dei campi e poteva un cristiano mettersi a pensare alla giusta punizione da affibbiare a suo figlio? Io, in verità, non ti ho visto molto in giro per casa; ma non ero uno stupido e capivo che dovevi essere parecchio stanco quando ritornavi la sera dal lavoro. Infatti ti capivo e ti scusavo, anche se ti avrei visto volentieri più accanto a me. Quando tornavi la sera eri distrutto dalla fatica, capirai un muratore che faceva chilometri a piedi per raggiungere le campagne dove c'era bisogno di un muratore!
M'è rimasto il ricordo di quando costruivamo assieme le casette del presepio co le scatole di cartone. Che ricordi! E quando ti mettevo la letterina sotto il piatto al pranzo di Natale? Rivedo ancora le tue lacrime
sgorgare sincere e la dieci lire che mi allungavi, pur sapendo quanto una semplice dieci lire sarebbe servita in casa.
Grazie papà per quello che mi hai dato e anche per quello che mi avresti voluto dare e non mi hai dato.
Ti voglio bene papà!
P.S. Ma dove sei ora, si festeggia la festa del papà?
Ti voglio bene!
maestrocastello
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