domenica 5 giugno 2011

Il sapore di vivere.


L’acceso dibattito di queste settimane intorno al nucleare apre lo spazio a molteplici riflessioni che vanno oltre il problema dell’atomo, del petrolio e delle fonti di energia rinnovabile.  Si pensi solamente al cambiamento del clima che è la vera sfida del ventunesimo secolo. Il carburante fossile ha schiavizzato completamente l’uomo moderno e ci vediamo ormai ridotti a zigzagare tra gli scappamenti di auto in sosta sui marciapiedi e in doppia fila, avvolti sempre più da una cappa di polveri sottili e anidride carbonica. Il petrolio è diventato la nostra sola ossessione con le  trivelle che bucano perfino nei fondi marini. Ci siamo inventati di possedere la formula magica della moderna democrazia che pretendiamo di esportare con la forza delle armi in zone sottosviluppate della Terra, in cambio dei loro pozzi di greggio. A forza di bucare questo mondo, l’abbiamo combinato come  una groviera.  Ci avevano consegnato un giardino e l’abbiamo ridotto in una discarica a cielo aperto. Forse Dio non ci ha mai scacciato dall’Eden e probabilmente la Terra stessa, in origine,  era come un paradiso terrestre, ma sarà stato invece Lui a mollarci al nostro destino, per vedere quanto tempo avremmo impiegato a distruggere ciò che Lui aveva così sapientemente creato e noi non Lo abbiamo deluso.  Nelle società moderne vige  l’idea che la crescita dell’economia di uno Stato sia l’unica possibilità di benessere e che la felicità dei singoli cittadini si misuri solo col prodotto interno lordo.  Niente di più sbagliato! E’ stato ampiamente dimostrato da un economista come Andrea Segrè che “nell’ultimo mezzo secolo, mentre la ricchezza dei paesi occidentali ha continuato a crescere, la famiglia è entrata in crisi e sono drammaticamente diminuite la fiducia negli altri e la fedeltà ai valori comunitari: si sono anzi diffuse vere e proprie malattie sociali come ansia e depressione”. Mentre le risorse sono ridotte al lumicino, sarebbe forse il caso di rivedere le regole della moderna economia, di studiare nuovi sistemi di crescita che impieghino meno risorse e producano maggior benessere. Bisogna percorrere quei settori produttivi che riducano i consumi di energia e l’inquinamento a parità di servizi. Il Pil non deve essere più conteggiato solo in termini di crescita economica; ma deve includere  i reali miglioramenti sociali, come qualità della vita; deve tener conto del miglioramento reale della società che includa parametri come la tutela della salute, la sicurezza sul posto di lavoro,  la facilità d'accesso all'istruzione, lo smaltimento dei rifiuti, l’inquinamento atmosferico e la garanzia del tempo libero. Sarà dura far accettare che termini  come “consumare”  e  “meno” stiano insieme, perché non presuppongono guadagno. Ecco perché vogliono costruirci tante centrali nucleari sotto il culo, così il ciclo produttivo non si ferma e continua ad ingrassare quel solito 20% che non si pone domande, mentre all' 80%  di manovalanza a basso costo  resta solo la speranza di un “gratta e vinci” di consolazione.Il Pil non è tutto nella vita.
Buona vita! maestrocastello

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