sabato 21 luglio 2012

I cani si abbandonano per strada, gli anziani a domicilio!


Prendete un giovane di venti-trent’anni ed  un  signore maturo di sessanta-settanta, cos’hanno in comune le due generazioni? Nulla, direte a primo acchito; ed invece ci sono delle analogie a volerle trovare. Sono due forze inespresse da valorizzare che hanno un grande bisogno di ricollocarsi in una società che rimanda l’ingresso nella vita attiva dei più giovani e spesso costringe i meno giovani ad un’inattività forzata, ad un ruolo protetto; mentre essi sentono di poter ancora dare molto alla famiglia ed alla società. Le recenti leggi sul pensionamento vanno migliorando sempre più la posizione dell’anziano, grazie alla convinzione che la vita media dell’uomo si sia allungata; ma una società capitalista la cui cultura fa perno sul principio di utilità e produttività, non può che  considerare una colpa la debolezza fisica, ovvero l’inefficienza e così la figura dell’anziano perde quei valori che un tempo suscitavano rispetto ed ammirazione. Il tempo nulla poteva contro il valore dell’esperienza, della memoria  e del rispetto che veniva inculcato verso chi aveva vissuto. Solo nei vecchi films indiani vediamo che ogni decisione importante viene presa dopo aver consultato gli anziani. Oggi non è facile comprendere bene cosa sia la vecchiaia ed apprendere quale sia il linguaggio giusto da adottare per entrare in contatto con essa. Cosa abbiamo insegnato ai nostri figli? I giovani fanno ben poco per gli anziani e quel poco che fanno lo fanno sotto dettatura, per uno sterile senso del dovere: qualche passeggiata in primavera, un saluto distratto qualche volta al mese, la telefonata a Natale per ringraziare del regalo e in estate e poi ciascuno per conto proprio. I vecchi vengono abbandonati alla stessa stregua dei cani in autostrada e poi ci stupiamo più dell’abbandono dei cani e  meno degli anziani! Il nostro spiccato senso del materialismo ci fa considerare nonno e nonna troppo lenti, in un’era dalla tecnologia veloce in cui l’uomo reale perde la propria dimensione a vantaggio dell’uomo virtuale che,  se pur non esiste, ha comunque il sopravvento sugli anziani. Quanto ci stiamo perdendo, forse ce ne accorgeremo domani. Vivere insieme agli anziani non dovrebbe essere per dovere, ma per raccontarsi che la distanza del tempo ha qualcosa di atavicamente magico che può colmare quel vuoto chiamato solitudine. Perché pensate che dopo un ricovero in ospedale tanti anziani non desiderano di esser e dimessi? E’ semplice: hanno paura della solitudine che li attende a casa. Gli esperti la chiamano “Sindrome di Enea”, perché l’eroe troiano era riluttante ad abbandonare Itaca per paura dell’ignoto e l’anziano non vuol abbandonare l’ospedale, un luogo comunque vivo, per paura di restare escluso da ogni contatto umano. Il degrado economico e sanitario degli anziani è addebitabile ai governi, ma quello spirituale e culturale va addebitato ai giovani. Il vuoto della solitudine di un anziano lo può riempire solamente l’affetto euforico e vitale di un giovane. Le Carte dei Diritti degli Anziani possono sancire quello che vogliono, ma le leggi restano lettera morta se nessuno poi se ne fa carico. Non limitiamoci alla buona educazione di cedere il posto sull’autobus ad un nonno; prima ascoltiamolo, avrebbe qualche cosa di importante da dirci che potrebbe tornarci utile un domani.  Ascoltiamolo, prima di diventare irrimediabilmente aggressivi, nevrotici e privi di sensibilità. Siamo in estate: i cani si abbandonano per strada ed i vecchi a domicilio e muore sempre più gente in solitudine! In una grande città un vecchio muore di solitudine per la rarefazione delle relazioni familiari e per la scomparsa progressiva dei rapporti di buon vicinato. La “morte in solitudine”esclude la possibilità di chiedere aiuto e ricevere aiuto ed è quello che succede nelle grandi città. L’anziano entra in un tunnel in cui i desideri coincidono con i sogni che nessuno ascolta e nessuno realizza. Cosa sogna un anziano? Il bisogno di compagnia, poter scambiare una chiacchiera, l’aumento della pensione, chi gli porta una cassa d’acqua fin dentro casa ed essere considerati come una volta.  La pensione non gliela possiamo aumentare, ma almeno possiamo strappare loro un sorriso!                                                                                                                                                                         Specie nei piccoli paesi, non lasciamo soli gli anziani!
Buona vita!
maestrocastello

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