Vabbè che siamo in tempo di crisi, ma che vuoi che a
mezzo luglio non facciamo una capata al mare? D’altronde siamo o non siamo un
popolo di navigatori? Quelli che lavorano o che non se lo possono permettere
rimangono in città e girano bordeggiando le vasche delle piscine cittadine che
pullulano di esagitati con le mollette stringinaso, cuffie di gomma, gente che
si tuffa rumorosamente appena usciti dagli spogliatoi e i ben educati pieni di meraviglia: “Ma qui si entra in acqua senza neanche fare la doccia?”;
si chiedono. “Senza fare la cacca”, risponderebbe uno di mia conoscenza che ha
studiato ad Oxford. I poveri si sa che sono pieni di mille domande che vanno
dal “lì si tocca?” al “è salata?” e chi, senza farsi troppe domande, come chi
non ha preoccupazioni finanziarie e nemmeno balneari, si tuffa con decisione,
senza nemmeno un lamento; anche se fa un freddo della Madonna. L’acqua è
classificante. Il povero a contatto dell’acqua si eccita, perde il controllo e
si sbraca. Se vi è capitato di frequentare una piscina in un giorno di festa,
avrete notato che la densità dei bagnanti diminuisce man mano che l’altezza
dell’acqua sale. Cioè il povero non sa nuotare; per lo meno quello
dell’entroterra. La minoranza dei non abbienti in grado di mantenersi a galla,
invece, si agita nelle vicinanze del trampolino ed esegue in continuazione dei
tuffi disumani ed emette dei barriti per richiamare l’attenzione di tutti. I
non nuotatori, abbarbicati da una parte come cozze, guardano con ammirazione e
restano fino a tardi per paura di non godere a sufficienza del pagato ed escono
che sono blu e pieni di brividi. E al mare la situazione non cambia, i ricchi
si abbronzano e i poveri si ustionano; d’altronde questi ultimi non possono
graduare l’elioterapia: hanno pochi giorni a disposizione e basta un temporale
a compromettere la tintarella. Il ricco arriva al mare che è già abbronzato e
asciutto nel fisico; mentre il povero sembra una mozzarella di bufala gigante e si
accarezza di continuo un’epa che ha perso i connotati di stomaco ed ha assunto
le sembianze di un bombolone GPL di certe casette di campagna. I ricchi sono
garbati, misurati e hanno una gran confidenza con l’acqua, alternando i vari
stili di nuoto; mentre il povero non conosce le mezze misure. I figli dei
poveri quando sono al mare sembrano bestie: entrano ed escono di continuo
dall’acqua vociando e se ne fottono se l'acqua è calda o fredda; sbattono i piedi schizzando
gli astanti e devono giocare per forza a pallone! I loro papà o arrostiscono al
sole, oppure, avendo scambiato la venuta al mare per una gita fuori porta, sono infossati sotto l’ombrellone ed hanno la
bocca sempre impegnata ad azzannare panini con frittata, avanzi di lasagna e
insalate di riso che nuotano nell'olio d'oliva; sono in eterna digestione e il bagno non lo fanno
praticamente mai. Questi disgraziati domani torneranno al lavoro, magari con le
stimmate sulla schiena; ma contenti che, almeno per un giorno, hanno sfidato la
crisi; mentre i loro figli, con paletta e secchiello, si romperanno le palle tutto il giorno nel cortile di casa, pensando di essere ancora al mare.
Buona vita!
maestrocastello
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