Questa crisi non ci abbandonerà fino a quando resteremo
nella convinzione che la si possa superare solo grazie a ricette di tecnici
qualificati o a pozioni miracolose di qualche sciamano prestato alla politica e
non guadagneremo invece la convinzione
che i tempi dello scialacquìo generale non potranno più ritornare, che bisogna
partire dal singolo, mutando ad esempio, lo stile di vita di ciascuno.
Pensateci bene, all’inizio della crisi molti si sono visti persi al solo pensiero
che avrebbero dovuto rinunciare a tante futili comodità che si erano via via
concesse nel corso di questi anni, come il garage per la seconda macchina,
l’abbonamento per le partite di calcio, l’iPhone che si collega ad internet in
qualsiasi momento, il televisore in ogni stanza, il telefono cellulare che ce
l’aveva pure il gatto di casa e… potremmo continuare. Ci pensate quanto spreco
facciamo? Finché poteva permetterselo l’intero pianeta, ci abbiamo prestato
poca attenzione, poi la crisi ha messo noi personalmente nella condizione di
dover contrarre le spese e, di conseguenza, ridurre gli sprechi e di questo il
pianeta Terra ci ringrazierà. Secondo i dati della FAO, un terzo della
produzione mondiale di cibo viene sprecata. Ovviamente non solo gli sprechi
della nostra tavola. Ci sono gli sprechi del produttore, quelli del
distributore e del rivenditore. C’è lo spreco dei costi di produzione e
distribuzione. Lo spreco del mancato raccolto (Nel 2010 nel mondo sono stati
sprecati 900 milioni di metri cubi di acqua, a causa del mancato raccolto di
6,5 milioni di tonnellate di frutta e verdura lasciata a marcire nei campi, in
barba a tanta gente che muore letteralmente di fame). C’è lo smaltimento dello
scarto stesso. Potremmo continuare così a lungo. L’unico modo in cui possiamo
incidere direttamente ed indirettamente è limitare i nostri sprechi personali. Acquistare
il giusto e consumarlo per intero; non lasciarsi tentare da offerte speciali
che non possiamo poi mangiare. Lasciando passare in dispensa o in frigo la data
di scadenza (uova, scatolame, pane, latte, formaggi, affettati ecc..). Trovo
davvero utile quanto affascinante a
livello gastronomico il riutilizzo degli scarti degli alimenti. Così
affascinante, etico e necessario, da essere diventato un filone nascente (ma
strutturato) della nostra cucina. Ed ecco che le foglie del broccolo finiscono
nel minestrone, la frutta troppo matura diventa un gustoso frullato che delizia
il palato dei nostri figli, la buccia del limone invece di finire nel pattume,
viene grattugiata sul pesce o messa nell’impasto del ciambelline, rendendolo
incredibilmente aromatico. Navigando sul web e frugando nei vari libri di
cucina possiamo recuperare le ricette della nostra tradizione, contribuendo a
tramandarle e a non disperderle. Chi ha qualche annetto come me, ricorderà ad
esempio il pancotto, antica ricetta, io dico pugliese; ma sarà sicuramente
appartenuta a tutta quella gente che non se la doveva passare tanto bene ed
utilizzava anche il pane raffermo che lessato per alcuni minuti in acqua
contenente bietole già cotte, qualche patata lessa e condito con soffritto di aglio, olio e peperoncino
piccante diventava una prelibatezza per palati raffinati. Ecco che la consapevolezza di ridurre gli
sprechi, oltre ad essere un dovere etico e morale, diventa anche una necessità
economica e di gusto che può migliorare il nostro stile di vita, crisi o non
crisi.
Buona vita!
maestrocastello
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