Storiella: In
una sperduta fattoria della Russia vivevano Ded e Baba, due anziani contadini.
La loro casetta era fatta di legno, con le finestre intagliate e colorate,
c’era un tavolo da un lato, con delle seggiole impagliate dalle sapienti mani
di Ded e, proprio al centro, c’era una grande stufa di porcellana. La loro vita
scorreva semplice e tranquilla assieme ai molti animali che vi crescevano intorno,
come galline, oche, maialini, un cane ed alcuni cavalli. Un bel mattino però,
la loro Kurochka, una gallina pezzata, depose nella paglia un uovo tutto d’oro. I due vecchi rimasero
meravigliati e nessuno dei due si decideva a prendere l’uovo e ad aprirlo: Ded
non voleva, Baba nemmeno…. Così misero
l’uovo sul tavolo per rimirarlo di tanto in tanto e sentirsi fortunati di aver
ricevuto un simile dono. Un giorno però, un topolino sbucò dalla sua tana e
saltò sul tavolo in cerca di cibo…. Senza neanche accorgersene urtò con la coda
l’uovo che cadde a terra e si aprì. Ded cominciò a piangere, Baba anche e così
pure tutti gli animali della fattoria. In tutta quella confusione la gallina
Kurochka stranamente cominciò a parlare e disse che non c’era bisogno di
piangere, che presto avrebbe deposto un altro uovo non più d’oro, ma normale…….
Morale della favola : Spesso diamo molta importanza
alle cose materiali solo perché brillano come l’oro e perciò le riteniamo più
preziose delle altre. Kurochka è saggia ed invita tutti a non dolersi per aver
perso un uovo, seppure dorato, perché c’è sempre la possibilità di farne un
altro, non così prezioso, ma ugualmente utile. La favola invita a ripensare ai
valori essenziali della vita che in quest’epoca dell’apparire abbiamo un po’ tutti perso di vista. Quello che manca è un po’
di tempo da dedicare ogni giorno a qualche semplice riflessione su ciò che è
davvero importante per noi. Solo in questo modo si possono prendere le distanze
da tutti quei falsi bisogni che un mondo come il nostro, tutto impostato sulle
apparenze, cerca di indurre in ciascuno di noi, per averci docili consumatori
di beni spesso inutili. La pubblicità ci spinge a credere che il possesso di questo o quel
bene possa darci la felicità ed allora trascorriamo buona parte della nostra
vita per procurarci i mezzi economici per raggiungere l’obiettivo del momento. Non
importa se poi non lo raggiungeremo mai. E’ giunto il momento di dichiarare
decadute le deleghe che avevamo fatto alla politica, alla televisione, all’imbonitore
di turno e riappropriarci della nostra capacità di giudizio, per cercare di
condurre una vita più consapevole e soprattutto più serena; altrimenti continueremo
a credere ancora alle convergenze parallele della politica, all’olio di prima spremitura (come ce fosse una seconda e una terza) e al
bifidus actiregularis e tutte le
cazzate che ci propinano alla televisione..
Buona vita!
maestrocastello
Nessun commento:
Posta un commento