L’Italia è andata in
ferie e, nonostante la crisi, anche quest’anno ce l’ha fatta ad abbassare le
saracinesche dello smarrimento e partire per il mare. E’ proprio vero che se
hai un problema irrisolto; poi te lo
porti dietro anche nei luoghi di villeggiatura. Il termine “Ferragosto” deriva
dalla frase latina “Feriae Augusti”, ovvero “Feste (in onore) di Augusto”,
poiché fu proprio l’imperatore Augusto ad introdurre questa vacanza che
sollevava ogni cittadino romano dall’attività lavorativa durante la calura
estiva. L’Italia ch’è andata in vacanza è piena di problemi ed avrebbe poco da
festeggiare, perché un lavoro molti non ce l’hanno, in tanti le saracinesche le avevano già abbassate da tempo e tanti
altri rischiano di non poterle più rialzare ai primi di settembre. Il malcontento trasloca
semplicemente nei luoghi di villeggiatura, ad affollare posti che fino qualche
settimana fa erano deserti. I nostri paesi sono un vero spreco di splendore: prima
c’era il vuoto e all’improvviso c’è il pienone, concentrato in un paio di
settimane di mezz’agosto, costume tutto italiano, e poi partirà come sempre il treno
della desolazione, del silenzio che avvolge piccoli agglomerati urbani che hanno più
case che abitanti. L’Italia è un grande museo di tesori che apre per poche
settimane all’anno e poi getta la chiave nel dimenticatoio. Questo Paese
possiede le risorse che da sole ci allontanerebbero dalla crisi, ma non se ne
rende conto. Viviamo nel cerchio delle nostre abitudini della nostra vita
ordinata; ce ne stiamo stesi al sole in estate, come in inverno restiamo
allungati su un divano, solo che il sole ha preso il posto del tubo catodico. Oltre
allo splendore del mare, c’è quello dei paesi che sono spesso veri laboratori di
turismo e di cultura, di alfabetizzazione rurale e non si riducono alle sole feste di piazza, dove si
esibisce spesso lo squallore in veste di cantanti che ci vede, zampettanti al
ritmo di gruppi sfiatati. I nostri luoghi sono un patrimonio unico al mondo,
non solo le città d’arte; ma proprio nei nostri paesini si potrebbe costruire un
nuovo modo di fare vacanza, un’occasione per riattivare la nostra capacità di
osservazione, per conoscere luoghi, per costruire relazioni autentiche e
profonde. Se le sagre paesane e i concerti li lasciassero organizzare ai privati, le amministrazioni
comunali potrebbero proporre esperienze di crescita interiore e democratica,
come le visite ad una stalla, ad un caseificio, ad un podere; per sviluppare le nostre capacità manipolative, imparare, ad esempio, come si fa un caciocavallo, come si pota un albero d'olivo, come si sta a cavallo, come si fanno le orecchiette o semplicemente come s'impaglia una sedia. Lavorare è
sicuramente meno noioso che divertirsi e partendo da questo principio potremmo
rendere le nostre ferie più interessanti e farne tesoro per vivere in inverno una vita di città meno piatta.
Buona vita
maestrocastello
Dal sito santagatesinelmondo:
RispondiEliminaN. 8879 del 22/08/2012 15.21.52 - GINO MAGNISIO ha scritto:
Grazie Maestro Castello per il bellissimo articolo che ci hai regalato:UNO SPRECO DI BELLEZZA E DI LUCE.