martedì 18 settembre 2012

Rinegoziamo la nostra vita.


C’è una crepa nel mondo che ci troviamo a vivere che è lo scarto  tra quello che vorremmo essere e quello che purtroppo siamo poi diventati. Noi partiamo da lontano, partiamo dal Sud che è stato da sempre terra di conquista e di saccheggi. Più che territorio subalterno, io considero il sud una condizione in subordine.  Eppure il meridione è pervaso da un etere profondo, da echi incontaminati di bellezza, dove non dovrebbe trovare spazio l’ordine della politica parlata che sa fare solo affari e l’ha fatta diventare la terra delle promesse mancate. Terra, aria,  acqua, sole andrebbero dichiarati beni pubblici e comuni; eppure abbiamo uno stato italiano che regala soldi a palate ai palazzinari del vento e delle energie cosiddette alternative che fanno scempio dei nostri bei paesi  che vantano tanto di bandiera arancione e lasciano che sciacalli legalizzati saccheggino a loro piacimento oasi naturali del meridione d’Italia, lasciando solo un po’ d’elemosina sul territorio che deturpano. Un detto indiano recita che “questa terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma ricevuta in prestito dai nostri figli” ed è  proprio per  questo che dovremmo averne maggiore cura. Le pale eoliche, a detta di molti,  si sono rivelate la più grossa truffa che l’Appennino abbia subito nella sua storia millenaria, attraverso leggi che favoriscono  un uso privatistico e spezzettato del territorio e permettono ai proprietari terrieri trattative singole ed egoistiche, a scapito di chi sta vicino che riceve un danno riflesso insieme all’intera comunità. In Danimarca hanno scelto il mare aperto per catturare il vento, perché da noi non si fa lo stesso con tutto il mare che abbiamo? Siamo retti da finte democrazie dal basso, impersonate da  tanti Cettolaqualunque  che trattengono perennemente al loro posto una classe politica imbalsamata, che esclude, con astratte leggi,  i cittadini dal poter decidere da soli quale sia il proprio bene comune.  Può anche accadere che amministrazioni locali, provinciali ed ASL decidano che in un paesino del foggiano, Sant’agata di Puglia, che vantava fino ad oggi “l’aria fina”; si decida d’impiantare  la più grande centrale a biomasse d’Italia, in barba alla volontà contraria dei cittadini che hanno ben calcolato i rischi per l’ambiente e per la salute di loro stessi, in cambio della scarsa ricaduta sul territorio. Spero che i miei compaesani non s’arrendano e continuino a coltivare la speranza di poterla spuntare contro questi palazzinari dell’aria; la speranza è una cosa importante.  Proprio ieri sera ho visto un film che finiva con questa frase:  “La speranza è una buona cosa e le cose buone non muoiono mai. Spero che il Pacifico, sia azzurro come i miei sogni”. Nessuno vi regalerà mai la possibilità di rinegoziare la vita a vostro vantaggio, se non sarà oggetto di una vostra conquista.
Buona vita!
maestrocastello

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