C’è una crepa nel mondo che ci troviamo a vivere che è lo
scarto tra quello che vorremmo essere e
quello che purtroppo siamo poi diventati. Noi partiamo da lontano, partiamo dal
Sud che è stato da sempre terra di conquista e di saccheggi. Più che territorio
subalterno, io considero il sud una condizione in subordine. Eppure il meridione è pervaso da un etere
profondo, da echi incontaminati di bellezza, dove non dovrebbe trovare spazio
l’ordine della politica parlata che sa fare solo affari e l’ha fatta diventare
la terra delle promesse mancate. Terra, aria,
acqua, sole andrebbero dichiarati beni pubblici e comuni; eppure abbiamo
uno stato italiano che regala soldi a palate ai palazzinari del vento e delle
energie cosiddette alternative che fanno scempio dei nostri bei paesi che vantano tanto di bandiera arancione e
lasciano che sciacalli legalizzati saccheggino a loro piacimento oasi naturali
del meridione d’Italia, lasciando solo un po’ d’elemosina sul territorio che
deturpano. Un detto indiano recita che “questa terra non l’abbiamo ereditata
dai nostri padri, ma ricevuta in prestito dai nostri figli” ed è proprio per
questo che dovremmo averne maggiore cura. Le pale eoliche, a detta di
molti, si sono rivelate la più grossa
truffa che l’Appennino abbia subito nella sua storia millenaria, attraverso
leggi che favoriscono un uso
privatistico e spezzettato del territorio e permettono ai proprietari terrieri
trattative singole ed egoistiche, a scapito di chi sta vicino che riceve un
danno riflesso insieme all’intera comunità. In Danimarca hanno scelto il mare
aperto per catturare il vento, perché da noi non si fa lo stesso con tutto il
mare che abbiamo? Siamo retti da finte democrazie dal basso, impersonate da tanti Cettolaqualunque che trattengono perennemente al loro posto una
classe politica imbalsamata, che esclude, con astratte leggi, i cittadini dal poter decidere da soli quale
sia il proprio bene comune. Può anche accadere
che amministrazioni locali, provinciali ed ASL decidano che in un paesino del
foggiano, Sant’agata di Puglia, che vantava fino ad oggi “l’aria fina”; si
decida d’impiantare la più grande
centrale a biomasse d’Italia, in barba alla volontà contraria dei cittadini che
hanno ben calcolato i rischi per l’ambiente e per la salute di loro stessi, in
cambio della scarsa ricaduta sul territorio. Spero che i miei compaesani non s’arrendano
e continuino a coltivare la speranza di poterla spuntare contro questi palazzinari
dell’aria; la speranza è una cosa importante. Proprio ieri sera ho visto un film che finiva
con questa frase: “La speranza è una
buona cosa e le cose buone non muoiono mai. Spero che il Pacifico, sia azzurro
come i miei sogni”. Nessuno vi regalerà mai la possibilità di rinegoziare la
vita a vostro vantaggio, se non sarà oggetto di una vostra conquista.
Buona vita!
maestrocastello
Nessun commento:
Posta un commento