martedì 16 ottobre 2012

tutti in coda, nonostante la crisi.


Ciascuno di noi ha avuto a che fare con i termini essere e avere  fin dai banchi delle elementari. Allora ce li presentavano come  verbi “ausiliari” utili a coniugare tutti gli altri (quanta fatica per mandarli a memoria, specialmente al congiuntivo!), solo più tardi avremmo capito che rappresentavano in realtà  due filosofie opposte di concepire la vita, due modi per raggiungere il ben-essere (star bene) o, per dirla con una parola grossa, la felicità.  L’essere inteso come aspirazione di realizzare se stessi come persone, mentre l’avere  come desiderio di possedere beni materiali e non, per avere una vita più agiata. Desiderare di possedere il necessario è legittimo e naturale, ciò che invece è inutile e perfino dannoso è desiderare il superfluo. Visto che parliamo di desideri, bisogna intendersi cosa intendiamo per desideri, o meglio, per desideri legittimi. Il grande filosofo Epicuro già duemila anni fa affermava che alcuni desideri sono naturali e necessari, altri pur essendo naturali non sono necessari ed altri ancora non sono né naturali né necessari. In quest’epoca di sfrenato consumismo è oltremodo difficile distinguere il necessario dal superfluo e sfrondare dal proprio stile di vita ciò che è inutile. Oggi non si è più padroni dei propri desideri, ma succubi di quelli indotti dalla pubblicità fino al punto che, nelle scorse settimane, folle di giovani senza un lavoro hanno trascorso un’intera nottata fuori dai negozi delle grandi città per assicurarsi il possesso d’un iPhone 5 che costa quanto lo stipendio mensile di un lavoratore. I consumi  sono nati per arricchire chi li produce e per distrarre la gente dai veri valori della vita e, come dice  Eric  Fromm, “hanno ridotto l’uomo ad un lattante che strilla per avere il poppatoio”. Mi dite cosa ce ne facciamo di un televisore in ogni stanza o di una casa con quattro bagni; c’è da chiedersi; ma quanti culi abbiamo? Sfrondare si può; anzi si deve! Diceva sempre Epicuro: “Se vuoi rendere ricco Pitocle, non aumentarne i beni; sfrondane i desideri”. Contro il consumismo che mi fa pensare: ”io sono ciò che ho”, bisogna invece avere il convincimento che un uomo è ricco in proporzione delle cose di cui riesce a fare a meno. E’ solo sviluppando le molteplici doti che ogni individuo possiede che dà la possibilità all’uomo di realizzarsi da subito, senza aspettare il cambiamento delle strutture della società. Forse l’uomo disporrà di pochi beni di consumo, ma assaporerà finalmente molti valori veri quali l’amore, l’amicizia, il rapporto con gli altri, la propria crescita culturale; tutti beni essenziali per vivere che non sono in vendita in nessun centro commerciale. Solo allora sarà finalmente padrone dei propri desideri e della propria dignità.
Buona vita!
maestrocastello  

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