Ciascuno di noi ha avuto a che
fare con i termini essere e avere fin dai banchi delle elementari. Allora ce li presentavano come verbi “ausiliari” utili a coniugare tutti gli altri (quanta fatica per mandarli a
memoria, specialmente al congiuntivo!), solo più tardi avremmo capito che
rappresentavano in realtà due filosofie
opposte di concepire la vita, due modi per raggiungere il ben-essere (star
bene) o, per dirla con una parola grossa, la felicità. L’essere inteso come aspirazione di
realizzare se stessi come persone, mentre l’avere come desiderio di possedere beni materiali e
non, per avere una vita più agiata. Desiderare di possedere il necessario è
legittimo e naturale, ciò che invece è inutile e perfino dannoso è desiderare
il superfluo. Visto che parliamo di desideri, bisogna intendersi cosa
intendiamo per desideri, o meglio, per desideri legittimi. Il grande filosofo
Epicuro già duemila anni fa affermava che alcuni desideri sono naturali e
necessari, altri pur essendo naturali non sono necessari ed altri ancora non
sono né naturali né necessari. In quest’epoca di sfrenato consumismo è
oltremodo difficile distinguere il necessario dal superfluo e sfrondare dal
proprio stile di vita ciò che è inutile. Oggi non si è più padroni dei propri
desideri, ma succubi di quelli indotti dalla pubblicità fino al punto che,
nelle scorse settimane, folle di giovani senza un lavoro hanno trascorso
un’intera nottata fuori dai negozi delle grandi città per assicurarsi il
possesso d’un iPhone 5 che costa quanto lo stipendio mensile di un lavoratore.
I consumi sono nati per arricchire chi
li produce e per distrarre la gente dai veri valori della vita e, come
dice Eric Fromm, “hanno ridotto l’uomo ad un lattante che strilla per avere
il poppatoio”. Mi dite cosa ce ne facciamo di un televisore in ogni stanza o di
una casa con quattro bagni; c’è da chiedersi; ma quanti culi abbiamo? Sfrondare
si può; anzi si deve! Diceva sempre Epicuro: “Se vuoi rendere ricco Pitocle,
non aumentarne i beni; sfrondane i desideri”. Contro il consumismo che mi fa
pensare: ”io sono ciò che ho”, bisogna invece avere il convincimento che un
uomo è ricco in proporzione delle cose di cui riesce a fare a meno. E’ solo
sviluppando le molteplici doti che ogni individuo possiede che dà la
possibilità all’uomo di realizzarsi da subito, senza aspettare il cambiamento
delle strutture della società. Forse l’uomo disporrà di pochi beni di consumo,
ma assaporerà finalmente molti valori veri quali l’amore, l’amicizia, il
rapporto con gli altri, la propria crescita culturale; tutti beni essenziali
per vivere che non sono in vendita in nessun centro commerciale. Solo allora
sarà finalmente padrone dei propri desideri e della propria dignità.
Buona vita!
maestrocastello
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