E’ proprio in tempo di
crisi che bisogna interrogarsi sul senso delle cose e su un modello di
crisi e di consumo, figlio della crescita e della globalizzazione, che mette in secondo piano il valore delle
persone e delle relazioni ed il rapporto con l’ambiente. E’ giunto forse il
tempo di reputare che sia più utile anteporre le persone e le loro relazioni
agli affari e al profitto e condividere un sistema di valori che rimandi
all’autenticità, alla sobrietà ed al valore delle relazioni umane. Oggi è il 4
ottobre e la Chiesa festeggia San Francesco, santo protettore della nostra
beneamata Italia, descritto anche come il poverello d’Assisi. Francesco è una
figura rivoluzionaria della Chiesa cristiana, un autentico filosofo; uno che
stava bene economicamente, poi lesse il Vangelo e lo mise in pratica alla
lettera, modellando su di esso la propria filosofia di vita; tant’è che un
giorno incontrò un lebbroso e, invece di fuggire al suono della campanella, scese da cavallo e lo abbracciò. La testimonianza che egli rese nel tempo ne fa un naturale punto di riferimento
per quanti, cristiani e non, anche oggi coltivano l’ideale di pace, del
rispetto per la natura, del dialogo tra persone di cultura, opinione e credo
religioso diverso. Si racconta che Francesco spese gli ultimi soldi da figlio
di papà per riparare i danni di una chiesa in rovina; anche noi possiamo
investire i residui risparmi per sanare i danni prodotti a noi stessi in questo
tempo di crisi. La crisi non deve oscurare, come è accaduto in questi anni, la
necessità d’investire in un’altra gamma di valori, valori che non si vendono e
acquistano e che non sono misurati dal PIL. I valori da ricercare sono
durevoli, continuativi e non conoscono erosione: la socialità, l’amicizia, lo
stare bene insieme, la spiritualità nelle sue varie espressioni, la
solidarietà. Un augurio a chi si chiama Francesco per il proprio onomastico e a
chi non si chiama Francesco, l’augurio di volersi più bene.
Buona vita!
maestrocastello
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