sabato 24 agosto 2013

Lo scemo del paese.

Attraversa la notte Michele con la sua bicicletta chiazzata di ruggine, la catena che ogni tanto scappa e un fanale che lampeggia a intermittenza. Michele è lo scemo del paese, ma non è l’unico; sembra un moderno don Chisciotte sul suo Ronzinante di ferro. Sul suo volto non si scorge follia, piuttosto lo sguardo trasparente di chi penetra le cose, di chi vede spettacoli che sono preclusi ad occhi comuni che si fermano sulla soglia del reale; senza parole le cose rimangono invisibili come questa notte che se ne sta muta, là fuori dalle finestre col suo volto di mistero e Michele l’attraversa per sorprendere i pensieri come fanno i poeti e dar loro voce. Lui ha la purezza dei bambini, gli occhi luminosi degli artisti che imprigionano il sacro fuoco che portano dentro e lo trattengono a stento, come credevano gli antichi. Se noi, girando il paese, siamo presi da un senso di stanchezza e di muffa ben confezionata; Michele no, lui di questo luogo riesce ancora a sentire il respiro, ad avvertire la faticosa dolcezza della campagna. Tanti sono tentati dall’idea di fuggire, ma lui no, è troppo preso dai casini che ha dentro la testa matta per pensare pure a quelli del paese. E’ nato qui e non può fuggire, è come un’icona del luogo e lui sa che è troppo importante; deve interpretare il suo ruolo di scemo e portare allegria tra la gente, altrimenti sarebbe un mortorio; specialmente l’inverno. A volte s’improvvisa vigile urbano e s’appresta a prendere i numeri delle targhe di auto in sosta, quando imita alla perfezione versi di animali o il suono di un antifurto o quando gira per strade del paese a fare commissioni a bordo della sua bici mezza scassata. Quando sente il rumore di un aereo, scende dalla bici e si butta per terra supino, mette le dita a mò di mitraglia, punta l’aereo e quando lo ritiene a tiro: “ta-ta-ta—ta-ta-tà! Morite americani di mmerda!” Non si sa perchè ce l'abbia tanto con gli americani. Davanti ai bar, quelli che bivaccano e bevono birra, s’ammazzano dalle risate coglionando Michele al suo passaggio in piazza. Michele è senza età e senza famiglia, anzi una famiglia lui l’avrebbe, ma i tanti fratelli partirono un tempo, lasciandolo solo a custodire la casa paterna che viene aperta regolarmente in agosto: arrivano i fratelli, con moglie e nipoti, per la festa del santo patrono, cinque sei giorni e chi s’è visto s’è visto. Mai nessuno che gli abbia detto: “Ti porto con me”. Meglio così, povero Michele, perché ne morirebbe, lui è fatto per stare in questo posto dove il tempo scorre lento, non ci sono motori accesi, ma lucertole che riposano, cicale che brillano; forse lui sa che gli unici che lo porteranno sicuramente con sé saranno i suoi vecchi che lo aspettano al cimitero. Proprio ieri ha accompagnato un fratello  alla macchina  fuori paese e li ha visti partire e di loro gli rimangono soltanto i vestiti dismessi dai nipoti e la voce del fratello: “Mi raccomando fai il bravo!” E’ una vita che Michele fa il bravo e non se lo caca ugualmente  nessuno. L’ansia della festa è passata: la gente, la processione, gli spari, stare sotto il palco dei cantanti è stato  come un sogno; ora è di nuovo solo ad aspettare l'inverno in compagnia dei suoi pensieri che porta a spasso in questa notte ammantata di odore di ginestre e di origano. Una luminaria della festa rimasta accesa da ieri rischiara un cane che dorme in mezzo alla strada, Michele rallenta quando sente arrivare dall’alto un suono d’aereo e intravede una flebile luce tra le ombre delle montagne. Il rumore si fa sempre più intenso e la luce più chiara. Michele smonta dalla bici e si piazza proprio al centro  della strada illuminata, sdraiato  pancia all’aria, aspetta che arrivi l’aeroplano, proprio accanto al cane che scappa via, al momento che ritiene più giusto Michele attacca a sparare a mitraglia: “Ta-ta-ta-ta-ta-ta…..  ta-ta-ta-ta-ta…..  ta-ta-ta-ta-ta-ta….americani di mmerda!” In quell’urlo sfoga tutta la sua rabbia, forse per essere nato così.       
La sua voce squarcia la notte, il paese sta a quest’ora  dormendo e nessuno potrà ridere di lui.
Buona vita!

maestrocastello


Nessun commento:

Posta un commento