Alla festa della Lega di Alzano Lombardo Umberto Bossi ha parlato anche
del Colosseo ed ha confidato che qualche tempo fa il sindaco di Roma gli aveva
chiesto aiuto per trovare i fondi necessari al restauro del Colosseo e che lui
non lo aiutò, ”Se mi dici di trovare soldi per buttarlo giù, magari…”. Ed ha
anche aggiunto (sentite la chicca) : “In tutto il tempo che sono stato a Roma,
io non sono mai andato al Colosseo”. Bella novità! Sarebbe strano il contrario. Sono sempre più convinto
che noi italiani non ci meritiamo il vasto patrimonio culturale, storico e
paesaggistico che abbiamo ereditato. Da parecchi anni l’Italia è stata invasa
da barbari nostrani, si tratta di un’invasione interna, sono italiani come noi questi barbari e non si distinguono all’apparenza dagli italiani veri, ma sono riconoscibili
per quello che fanno e fanno purtroppo continuo scempio del nostro territorio cambiando i connotati ad ameni paesini di
montagna o splendide cittadine di pianura. Appena possono questi signori distruggono
tutto ciò che stimano vecchio per far posto al nuovo, da cui naturalmente
traggono sempre un guadagno. Aspirano ad essere civili, ma hanno un’idea strana
della civiltà. Essi si vergognano delle strade strette, magari lastricate a
pietre antiche, delle vecchie mura, di monasteri fatiscenti, di campanili
d’epoca che cascano a pezzi; si
vergognano dei loro nonni e dei loro alberi. I barbari non hanno il gusto della
conservazione, ma il genio dell’inaugurazione; lasciano cadere in rovina le
cose per poi giustificarne la distruzione. I barbari nostrani odiano i musei e,
badate, solo da noi la parola museo viene usata in senso dispregiativo. E’
difficile combatterli perché sono tanti e si
nascondono nei posti di maggiore responsabilità: sono sindaci, assessori
comunali, ricchi, neoricchi, cafoni arricchiti; tutta gente che manovra le leve
del comando. Magari entrano nel vecchio teatro settecentesco del paese questi
signori e sognano di abbatterlo per farci una multisala come quelle delle
grandi città, nella piazzetta dove giocavano spensierati da bambini ci sono due
querce secolari e loro pensano di tagliarle per far posto al parcheggio delle
auto, i lampioni di ghisa di epoca umbertina sono cosa d’altri tempi e loro si
battono per toglierli e farci mettere dei tubi fluorescenti che accecano e
svelano la povertà dell’architettura paesana; tutto in nome del progresso. I
barbari sono insensibili alla segreta bellezza del tempo e non hanno più il
rispetto che la maestà del nostro Belpaese e la sua gloria imponevano ai barbari
di una volta, ad esempio ai Goti. Mentre avete il bel ricordo del campanile
della chiesa madre del vostro paese natio che appare i tutte le cartoline,
solenne ed austero in tutta la sua
bellezza; poi vi capita di vedere in giro strane forme di campanili moderni che
scimmiottano l’architettura, campanili
senza fede che non riescono a nascondere i loro tralicci da trampolino e quella
che dovrebbe essere la croce, sembra piuttosto l’antenna della televisione.
Questi campanili moderni, foraggiati dai barbari di cui sopra con denaro di tutti, sono pensati da fior di ingegneri e una volta messi su, restano come nel progetto, estranei
all’ambiente, con l’aria proterva delle cose stupide. Questi sciacalli
abbattono palazzi d’epoca, chiese antiche per far posto a costruzioni dagli
schemi geometrici ispirati nientemeno al supermercato, al cinematografo, al serbatoio
dell’acqua. Nelle chiese di un tempo l’uomo esprimeva un tentativo
d’elevazione, oggi si sente che il suo pensiero è rivolto altrove: alle raffinerie, alle pompe di benzina, ai
centri commerciali o ai magazzini dell’ IKEA. Incredibile come anche nei piccoli centri questa moda va prendendo piede, comincia a diventar impossibile
ritornare in un paese che ci era piaciuto senza la sorpresa di trovarlo trasformato solo un anno dopo. Io stesso quando torno al mio paese vorrei
ritrovarlo sempre come l’avevo lasciato e invece c’è sempre qualcuno che mi
sottolinea qualche elemento di novità e quello che più mi amareggia è che negli
occhi delle persone che amo e che ho lasciato laggiù, leggo la soddisfazione del
progresso compiuto, leggo un solo
desiderio, quello di distruggere tutto in un colpo solo e costruire magari una
città come quelle viste al cinema: strade sopraelevate, grattacieli, tunnel,
ascensori, centri commerciali, multisale, saloni di bellezza. Io che respiro ancora i ricordi del passato,
vedo ancora il mio paese come un soffio
di vita possibile, una nicchia, un affresco, un santuario della geografia (come dice il
paesologo Franco Arminio) e so bene che sono un illuso che si ostina a
combattere con le sole armi della denuncia una guerra impari con questi feroci barbari moderni.
Buona vita!
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