martedì 27 agosto 2013

Sono tornati i barbari!

Alla festa della Lega di Alzano Lombardo Umberto Bossi ha parlato anche del Colosseo ed ha confidato che qualche tempo fa il sindaco di Roma gli aveva chiesto aiuto per trovare i fondi necessari al restauro del Colosseo e che lui non lo aiutò, ”Se mi dici di trovare soldi per buttarlo giù, magari…”. Ed ha anche aggiunto (sentite la chicca) : “In tutto il tempo che sono stato a Roma, io non sono mai andato al Colosseo”. Bella novità!  Sarebbe  strano il contrario. Sono sempre più convinto che noi italiani non ci meritiamo il vasto patrimonio culturale, storico e paesaggistico che abbiamo ereditato. Da parecchi anni l’Italia è stata invasa da barbari nostrani, si tratta di un’invasione interna, sono italiani come noi  questi barbari e non si distinguono all’apparenza dagli italiani veri, ma sono riconoscibili per quello che fanno e fanno purtroppo  continuo scempio  del nostro territorio  cambiando i connotati ad ameni paesini di montagna o splendide cittadine di pianura. Appena possono questi signori distruggono tutto ciò che stimano vecchio per far posto al nuovo, da cui naturalmente traggono sempre un guadagno. Aspirano ad essere civili, ma hanno un’idea strana della civiltà. Essi si vergognano delle strade strette, magari lastricate a pietre antiche, delle vecchie mura, di monasteri fatiscenti, di campanili d’epoca che cascano a pezzi;  si vergognano dei loro nonni e dei loro alberi. I barbari non hanno il gusto della conservazione, ma il genio dell’inaugurazione; lasciano cadere in rovina le cose per poi giustificarne la distruzione. I barbari nostrani odiano i musei e, badate, solo da noi la parola museo viene usata in senso dispregiativo. E’ difficile combatterli perché sono tanti e si  nascondono nei posti di maggiore responsabilità: sono sindaci, assessori comunali, ricchi, neoricchi, cafoni arricchiti; tutta gente che manovra le leve del comando. Magari entrano nel vecchio teatro settecentesco del paese questi signori e sognano di abbatterlo per farci una multisala come quelle delle grandi città, nella piazzetta dove giocavano spensierati da bambini ci sono due querce secolari e loro pensano di tagliarle per far posto al parcheggio delle auto, i lampioni di ghisa di epoca umbertina sono cosa d’altri tempi e loro si battono per toglierli e farci mettere dei tubi fluorescenti che accecano e svelano la povertà dell’architettura paesana; tutto in nome del progresso. I barbari sono insensibili alla segreta bellezza del tempo e non hanno più il rispetto che la maestà del nostro Belpaese e la sua gloria imponevano ai barbari di una volta, ad esempio ai Goti. Mentre avete il bel ricordo del campanile della chiesa madre del vostro paese natio che appare i tutte le cartoline, solenne ed  austero in tutta la sua bellezza; poi vi capita di vedere in giro strane forme di campanili moderni che scimmiottano l’architettura,  campanili senza fede che non riescono a nascondere i loro tralicci da trampolino e quella che dovrebbe essere la croce, sembra piuttosto l’antenna della televisione. Questi campanili moderni, foraggiati dai barbari di cui sopra con denaro di tutti, sono pensati da fior di ingegneri e una volta messi  su, restano come nel progetto, estranei all’ambiente, con l’aria proterva delle cose stupide. Questi sciacalli abbattono palazzi d’epoca, chiese antiche per far posto a costruzioni dagli schemi geometrici ispirati nientemeno al supermercato, al cinematografo, al serbatoio dell’acqua. Nelle chiese di un tempo l’uomo esprimeva un tentativo d’elevazione, oggi si sente che il suo pensiero è rivolto altrove:  alle raffinerie, alle pompe di benzina, ai centri commerciali o ai magazzini dell’ IKEA. Incredibile come anche nei piccoli centri questa moda va prendendo piede, comincia a diventar impossibile ritornare in un paese che ci era piaciuto senza la sorpresa di trovarlo trasformato solo un anno dopo. Io stesso quando torno al mio paese vorrei ritrovarlo sempre come l’avevo lasciato e invece c’è sempre qualcuno che mi sottolinea qualche elemento di novità e quello che più mi amareggia è che negli occhi delle persone che amo e che ho lasciato laggiù, leggo la soddisfazione del progresso  compiuto, leggo un solo desiderio, quello di distruggere tutto in un colpo solo e costruire magari una città come quelle viste al cinema: strade sopraelevate, grattacieli, tunnel, ascensori, centri commerciali, multisale, saloni di bellezza.  Io che respiro ancora i ricordi del passato, vedo ancora  il mio paese come un soffio di vita possibile, una nicchia, un affresco, un santuario della geografia (come dice il paesologo Franco Arminio) e so bene che sono un illuso che si ostina a combattere con le sole armi della denuncia una guerra impari con questi feroci barbari moderni.

Buona vita!

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