Sembra assurdo, ma il popolo ha
un’estrema fiducia per il soprannaturale e una diffidenza invincibile per tutto
ciò che è opera dell’uomo. In tempo di crisi è di moda la locuzione: “Solo un
miracolo potrà salvarci!” E’ sorprendente la frequenza con cui s’invocano i
miracoli, ad ogni occasione e per la più piccola contrarietà; ma più
sorprendente il gran numero di miracoli che realmente succedono, alcuni persino
a data fissa e in luoghi prestabiliti. I tram non funzionano, gli uffici nemmeno,
i treni si scontrano; i miracoli, invece, sono le uniche manifestazioni
regolari. Dio e i santi vengono invocati ogni istante e per ogni faccenda, da
quelle di cuore a quelle di natura finanziario-economiche. Alla credenza nel miracolo è legata la
credenza in Dio e in Dio e nei santi ci credono soprattutto i
poveri e nel segreto dei loro pensieri se
li immaginano ricchi o in grado di procurare ricchezze facendo appunto dei miracoli. Dice Dostoewskij che l’uomo non cerca tanto Dio quanto i miracoli
e non avendo la forza di rinunciare ad essi, si crea nuovi miracoli suoi propri
e si inchina ai prodigi di un guaritore o alle stregonerie di una fattucchiera”
Ma, allora, credere o non credere? Credere è più confortante, ecco perché il
fenomeno è così diffuso nel popolo,
soprattutto nel Sud dove c’è tanto bisogno di miracoli. Qui mi viene in mente
la scenetta di Massimo Troisi e Lello Arena che si litigavano la precedenza nel
farsi ascoltare da San Gennaro: “ San Gennà, fammi fare un ambo 15 e 58 una
settimana sì e una no, che ti costa, ti prometto quattro candele ogni lunedì” “
e t’è spengo tutte quante io, San Gennà! 5 e 25, ricordati che so’ cliente!”
A quali santi chiedere i miracoli? Conosco
una persona che ha una teoria tutta sua in fatto di miracoli. “ E’ inutile”
dice “ rivolgersi per delle intercessioni a santi molto noti e appunto perché
tali, sovraccarichi di richieste e di
lavoro arretrato. Pregare sant’Antonio o santa Rita, san Francesco o san
Gennaro per risolvere il problema di una cambiale di un frigorifero è
sbagliato. Quelli sono continuamente interpellati per questioni di maggiore
importanza, con diritto alla precedenza, come malattie, ritrovamento di persone
disperse, ricerca di posti di lavoro ed esami. Bisogna, invece, indirizzarsi a
santi poco noti che hanno bisogno di farsi una clientela e possono cominciare
anche con piccoli interventi. E poi, diciamoci la verità, il miracolo noi lo
chiediamo al santo che intercede presso il suo Principale che è Dio in persona
e Dio, si sa, ascolta maggiormente i santi poco conosciuti che lo importunano
con meno frequenza. Sempre la nostra conoscente dice che i santi minori sono
come i giovani medici o gli avvocati freschi di laurea che possono crearsi una
specializzazione: santa Lucia per la vista, san Ciro per i calcoli renali,
santa Chiara per la televisione, Meglio ancora è pregare i beati che hanno una
specializzazione ed hanno anche il bisogno di fare miracoli per avere lo scatto
a santi: ad esempio la beata Veronica da Binasco per le cambiali, sant’Asterio
per un prestito, san Basilide per un muto ventennale o santa Zita per aiutarti
a trovare una cameriera ad ore. I miracoli li chiedono soprattutto i poveri che
i ricchi sono miracolati all’origine per via della botta di culo di essere nati
nel lusso. Privi di risorse, i poveri credono in Dio anche se spesso lo
bestemmiano incolpandolo delle proprie disgrazie, i poveri vivono nella gaia
miseria possibile, confortati da una tenace fede nel dopodomani e se poi ci
arrivano davvero a dopodomani, questo per loro è già un miracolo.
Buona vita!
maestrocastello
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