venerdì 2 agosto 2013

Chi crede ai miracoli?

Sembra assurdo, ma il popolo ha un’estrema fiducia per il soprannaturale e una diffidenza invincibile per tutto ciò che è opera dell’uomo. In tempo di crisi è di moda la locuzione: “Solo un miracolo potrà salvarci!” E’ sorprendente la frequenza con cui s’invocano i miracoli, ad ogni occasione e per la più piccola contrarietà; ma più sorprendente il gran numero di miracoli che realmente succedono, alcuni persino a data fissa e in luoghi prestabiliti. I tram non funzionano, gli uffici nemmeno, i treni si scontrano; i miracoli, invece, sono le uniche manifestazioni regolari. Dio e i santi vengono invocati ogni istante e per ogni faccenda, da quelle di cuore a quelle di natura finanziario-economiche.  Alla credenza nel miracolo è legata la credenza  in Dio e  in Dio e nei santi ci credono soprattutto i poveri e nel segreto dei loro pensieri  se li immaginano ricchi o in grado di procurare ricchezze facendo appunto dei  miracoli. Dice Dostoewskij che  l’uomo non cerca tanto Dio quanto i miracoli e non avendo la forza di rinunciare ad essi, si crea nuovi miracoli suoi propri e si inchina ai prodigi di un guaritore o alle stregonerie di una fattucchiera” Ma, allora, credere o non credere? Credere è più confortante, ecco perché il fenomeno è così diffuso  nel popolo, soprattutto nel Sud dove c’è tanto bisogno di miracoli. Qui mi viene in mente la scenetta di Massimo Troisi e Lello Arena che si litigavano la precedenza nel farsi ascoltare da San Gennaro: “ San Gennà, fammi fare un ambo 15 e 58 una settimana sì e una no, che ti costa, ti prometto quattro candele ogni lunedì” “ e t’è spengo tutte quante io, San Gennà! 5 e 25, ricordati che so’ cliente!”
A quali santi chiedere i miracoli? Conosco una persona che ha una teoria tutta sua in fatto di miracoli. “ E’ inutile” dice “ rivolgersi per delle intercessioni a santi molto noti e appunto perché tali, sovraccarichi di  richieste e di lavoro arretrato. Pregare sant’Antonio o santa Rita, san Francesco o san Gennaro per risolvere il problema di una cambiale di un frigorifero è sbagliato. Quelli sono continuamente interpellati per questioni di maggiore importanza, con diritto alla precedenza, come malattie, ritrovamento di persone disperse, ricerca di posti di lavoro ed esami. Bisogna, invece, indirizzarsi a santi poco noti che hanno bisogno di farsi una clientela e possono cominciare anche con piccoli interventi. E poi, diciamoci la verità, il miracolo noi lo chiediamo al santo che intercede presso il suo Principale che è Dio in persona e Dio, si sa, ascolta maggiormente i santi poco conosciuti che lo importunano con meno frequenza. Sempre la nostra conoscente dice che i santi minori sono come i giovani medici o gli avvocati freschi di laurea che possono crearsi una specializzazione: santa Lucia per la vista, san Ciro per i calcoli renali, santa Chiara per la televisione, Meglio ancora è pregare i beati che hanno una specializzazione ed hanno anche il bisogno di fare miracoli per avere lo scatto a santi: ad esempio la beata Veronica da Binasco per le cambiali, sant’Asterio per un prestito, san Basilide per un muto ventennale o santa Zita per aiutarti a trovare una cameriera ad ore. I miracoli li chiedono soprattutto i poveri che i ricchi sono miracolati all’origine per via della botta di culo di essere nati nel lusso. Privi di risorse, i poveri credono in Dio anche se spesso lo bestemmiano incolpandolo delle proprie disgrazie, i poveri vivono nella gaia miseria possibile, confortati da una tenace fede nel dopodomani e se poi ci arrivano davvero a dopodomani, questo per loro è già un miracolo.
Buona vita!
maestrocastello


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