sabato 25 luglio 2009

Quanto sopporti il dolore?


























Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi,prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
(U.Saba)

[da Casa e campagna, 1909-1910]
In questa breve poesia Umberto Saba esprime in modo oggettivo la propria pessimistica concezione della vita che ricorda sia il pessimismo cosmico leopardiano sia il montaliano "male di vivere".
Lo spunto alla meditazione sul dolore e sul male è infatti offerto da una capra solitaria, colta in un momento di disagio ("sazia" sì, ma "legata" e "bagnata dalla pioggia"), alla quale il poeta si sente vicino perché accomunato ad essa, come a tutti gli altri esseri viventi, da un'identica ed eterna legge: il dolore. Perciò la risposta del poeta (dapprima scherzosa) a "quell'uguale belato" non sembra più ridicola o buffa (come al primo verso), ma profondamente seria e partecipe.
Nella strofa finale, dopo il progressivo allargamento d'orizzonte dall'animale all'umano, la dimensione del dolore si estende all'universale.
Il termine dolore (Pain), assume diversi significati, rispetto al sistema etico e al contesto storico-culturale in cui è inserito. Schopenauer scrisse che la psicologia dell’uomo oscilla continuamente tra due stati: la noia e il dolore. Quando non proviamo dolore ci annoiamo e per uscire dalla noia cerchiamo il dolore. Il dolore è tutto ciò che gli uomini conoscono… da’ senso alla loro esistenza. Li fa credere vivi (Il Dreamer). La canzone di Vasco Rossi “voglio una vita spericolata… voglio una vita piena di guai…” potrebbe ben essere l’inno di un’umanita’ che indulge nel dolore e che ha fatto della sofferenza una costante fisica e psicologica della propria vita. la dolorosità diventa per noi tutt’uno con l’esistenza, una costante naturale e, per assurdo, una presenza rassicurante della vita. Ci pensate quanto spazio occupi il dolore nella nostra vita? La gente non si sente mai al sicuro. Anche quando un uomo è ricco e, apparentemente, non ha nulla da temere, si sente dubbioso, in uno stato di continua precarietà e vive nella paura, nella incertezza, nel dolore...
Venendo al mondo la prima sensazione dell’essere umano è quella di soffocare, di venire sopraffatto. Partorito nel dolore, accolto dalle luci accecanti di una sala operatoria, dalle voci concitate dei medici e dalle grida della madre, sculacciato e sdraiato su una fredda superficie d’acciaio, il neonato incontra il dolore e la paura come prima impressione e da quel momento li seguirà come i suoi veri genitori.
“Tu uomo lavorerai col sudore della fronte e tu donna partorirai con dolore”; in effetti l’uomo e la donna sono accomunati da l termine travaglio che vuol dire lavoro in francese ed anche fatica e sofferenza. Provate a stare accanto ad una persona che prova dolore, senza poter apportare alcun aiuto, nessun sollievo. Hai voglia a dirle che capisci il suo dolore! Capisci un cazzo! Il dolore lo prova quell’altro e non è condivisibile o alleviabile a parole. E’ anche vero che certe persone hanno una soglia alta di sopportazione del dolore e non sembrano soffrire poi così tanto e certi altri si lamentano molto anche per un semplice graffietto. Secondo la visione cristiano cattolica il dolore viene considerato nella sua veste forse più positiva, assume non più il ruolo di ente negativo che affligge l’uomo ma diventa il mezzo usato dall’umanità per raggiungere e completare, all’interno del viaggio che è la vita, le sofferenze del Cristo, per riscattarsi dal mondo del peccato e raggiungere a pieno titolo la salvezza eterna .
Penso comunque che il dolore per quanto lo si voglia vedere in modo negativo, sia una specie di nodo al fazzoletto di ciascuno per ricordargli che può avere tutte le fortune di questo mondo, ma egli è sempre un uomo, uguale a tutti gli altri, in relazione al dolore.
Sinceramente mi ispira più fiducia una persona che è stata a stretto contatto col dolore, perché è più umana e può comprendere maggiormente i disagi degli altri.
Spero che questi pensieri siano solo spunti di sana riflessione e non rovinino questa estate già tanto infastidita dalla calura e dai troppi incendi estivi.
Buona vita!
maestrocastello

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