domenica 2 agosto 2009

Il "terzo tempo".



C’era una canzone di successo alla fine degli anni ’60, intitolata “Bisogna saper perdere”che cantava il gruppo “The Rokes”. Al culmine dell’afflato lirico, versi indimenticabili recitavano: io non ti vorrei vedere piangere così/ non è mia la colpa se non vuole dirti sì/ Bisogna saper perdere/ Bisogna saper perdere/ Non sempre si può vincere/ Ogni volta che tu vuoi.
Questi versi racchiudono un insegnamento prezioso : la vita è fatta di vittorie ed anche di tante sconfitte e bisogna imparare ad accettarle entrambe col giusto spirito. E' importante insegnare a saper perdere senza sentirsi dei "perdenti" e a saper vincere senza montarsi la testa o caricarsi di aggressività negativa.
Saper perdere e saper vincere é una capacità propria dei vincenti! Nella nostra società supercompetitiva l'agonismo per la conquista del primo posto è di casa. Nel campo dello sport poi assistiamo al fenomeno della sua esasperazione. E' metodo di vita, valore assoluto. Puntiamo il nostro sguardo sulla competizione nel suo aspetto positivo. E' un fatto estremamente costruttivo l'agonismo che mette in luce le migliori qualità della persona. Nel corso degli anni come educatore ho faticato sempre molto a far acquisire ai miei ragazzi l’atteggiamento giusto verso le vittorie e soprattutto le sconfitte. Non è facile far capire che il vincitore non deve irridere lo sconfitto e che perdere una partita non è poi la fine del mondo! Chi insulta i compagni propri o della squadra avversaria anche se innalza con la destra una coppa, resta comunque un perdente. Capivo solamente che tutta l’aggressività che i ragazzi si portavano addosso partiva da molto lontano, dagli insegnamenti fasulli della famiglia, dalla televisione che propone sempre e solo modelli vincenti. La vittoria vista come traguardo irrinunciabile favorisce il fanatismo, la variabilità di umore,l'aggressività, l'intolleranza delle frustrazioni, il malanimo, la divisione nel gruppo. Aumenta l'insicurezza, la paura, la tensione e l'ansia. Per diventare grandi bisogna saper perdere fin da piccoli. Dal Regno Unito è partita una nuova rivoluzione pedagogica: basta con la competizione e il mito della vittoria. Meglio imparare a gestire l’insuccesso, magari con corsi per adulti e per
bambini. Anche in Italia ci si sta attrezzando. Perdendo si impara. Sono in molti a pensare che l’agonismo sfrenato debba lasciare il posto alla condivisione e il mito della vittoria al piacere dell’impegno, fin da piccoli. Le delusioni aiutano a crescere e ci spronano la prossima volta a fare meglio. I ragazzi che non prevedono nel loro percorso anche qualche insuccesso, cresceranno male e saranno a rischio di combinare qualcuna di quelle cazzate che leggiamo sui giornali: “ quindicenne si butta dalla finestra per un brutto voto a scuola”. I ricordi più belli legati agli anni di sport di mio figlio : alla fine di ogni partita di basket, vedevi questi ragazzini darsi sempre la mano ad ogni fine partita, sia che avevano vinto che erano usciti sconfitti. E cantavano sempre, o per gioia o per rabbia o per prendersi in giro da soli: si divertivano e basta! E che dire poi del “terzo tempo” del rugby? Alla fine di ogni partita che dura due tempi, vincitori e vinti si intrattengono a mangiare gustosi piatti preparati dai padroni di casa, a base di pastasciutta e immancabili panini con la porchetta.
Auguro un “terzo tempo” a tutti!
Cordialmente, maestrocastello.

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