mercoledì 1 settembre 2010

Volevo diventare un "criminale onesto".


Un branco di lupi erano messi un po’ male e non mangiavano da parecchio tempo; insomma attraversavano un brutto periodo. Il vecchio capobranco però tranquillizzava tutti chiedendo di essere pazienti, di aspettare che tanto prima o poi sarebbero passati branchi di cinghiali e di cervi e loro avrebbero fatto una caccia ricca e avrebbero finalmente riempito la pancia. Un lupo giovane che non aveva nessuna voglia di aspettare decise di chiedere il cibo agli uomini. Il vecchio lupo provò a dissuaderlo, disse che se avesse preso cibo dagli uomini, le cose per lui sarebbero cambiate e non sarebbe stato più un lupo. Il lupo giovane non era dello stesso avviso e disse che per riempire lo stomaco non servivano regole precise. Così andò con gli uomini che lo nutrirono coi loro avanzi e lui riempiva lo stomaco. Quando era ormai sazio e pensava di riunirsi agli altri lupi, lo prendeva il sonno e rimandava sempre il ritorno; finchè dimenticò completamente la vita di branco, il piacere della caccia e l’emozione di dividere la preda con i compagni. Cominciò invece ad andare a caccia con gli uomini, ad aiutare loro anziché i lupi con cui era sempre vissuto. Un giorno un uomo sparò ad un vecchio lupo che cadde per terra e quando il giovane lupo accorse per recuperare la preda, riconobbe il suo vecchio capobranco, si vergognò e restò in silenzio, non sapendo cosa dire. Fu il vecchio lupo che riempì il silenzio con queste parole:” Ho vissuto la mia vita come un lupo degno, ho cacciato molto e diviso sempre con i miei fratelli ed ora muoio felice. Tu invece vivrai nella vergogna, in un mondo che non ti appartiene, perché hai rifiutato la vita di lupo per avere la pancia piena. Ovunque andrai vivrai con disprezzo, perché ricordati che la fame viene e passa; ma la dignità non torna più!”
Tratto da “Educazione Siberiana” di Nicolai Lilin.
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Riflessioni personali.
Questa fiaba siberiana la raccontava un nonno al suo nipotino Kolima per inculcargli il valore della dignità. Kolima è il nomignolo di Nicolai Lilin, giovane autore del libro autobiografico “Educazione siberiana” che s’è imposto all’attenzione della critica italiana nell’ultimo anno per il fascino e lo sconcerto che provoca nel lettore. E’ questa un’opera prima scritta direttamente in italiano da un giovane classe 1980 che ora vive in provincia di Como e si procura da vivere facendo tatuaggi, avendo studiato per tanti anni i tatuaggi della tradizione criminale siberiana ed imparato tecniche e codici che li regolano. Nicolai Lilin racconta, in modo semplice ed immediato, tutto il periodo che va dall’ infanzia alla prima giovinezza, quando viveva a Bender in Transnistria (regione dell’ex URSS in cui era stata deportata la sua gente) e veniva educato dalla strada e dai criminali adulti a divenire un “criminale onesto”. I criminali anziani avevano un ruolo fondamentale nell’educazione dei giovani, insegnavano l’uso delle armi fin da piccoli, la pratica della violenza come necessaria per sopravvivere, i codici comportamentali della società criminale ed il rispetto dei ruoli. Questi insegnavano inoltre a saper riconoscere il vero nemico da combattere che ora è lo sbirro dispotico ora il criminale che non si attiene alle regole dell’onestà e dignità criminale. Secondo la nostra tradizione l’educazione siberiana si presenta come contraddittoria in quanto accomuna valori come l’amicizia, la solidarietà, il rispetto per anziani e disabili alla violenza come un fatto necessario e naturale. Sarebbe da capire se sia giusto rispondere ad un crimine con un altro crimine: il regime comunista deporta, sevizia, uccide ed io rispondo con la stessa violenza ed insegno ai bambini a far festa quando viene ucciso uno sbirro sovietico? Credo che non se ne esce da questo rompicapo. Mi piace tornare invece alle fiabe del nonno di Kolima che hanno illuminato di saggezza l’infanzia di questo giovane circondato di violenza e penso che i suoi insegnamenti faciliteranno la vita a Nicolai anche ora che vive nel nostro paese e lo aiuteranno a combattere il male che si radica ovunque.
Buona vita!
maestrocastello.

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