martedì 25 ottobre 2011

L'uomo merita rispetto!


Che Gheddafi non fosse una persona per bene lo sapevamo tutti, eppure le scene agghiaccianti trasmesse in continuazione dai media sulla sua morte per mano di un giovane libico; gli sputi, gli insulti e gli applausi della folla rivolti al suo cadavere non sono stati certo dei gesti di civiltà, un bel messaggio da trasmettere a tutto il mondo che pure ha in simpatia questo popolo che ha voluto fortemente affrancarsi da una crudele tirannia. Non è stato edificante vedere tanti cittadini libici  (molti sono bambini) con tanto di mascherina in volto, in fila davanti al magazzino di una macelleria, per assaporare la gioia di vedere il corpo martoriato del rais, imbustato come un bovino nel banco frigoriferi di un supermarket. Sembrano scene d’altri tempi, scene che la storia ci ha già raccontato.“Quando mi dissero che il cadavere di Mussolini era stato portato a piazzale Loreto, corsi con mia moglie e Filippo Carpi. I corpi non erano appesi. Stavano per terra e la folla ci sputava sopra, urlando. Mi feci riconoscere e mi arrabbiai: «Tenete indietro la folla!». Poi andai al CLN e dissi che era una cosa indegna: giustizia era stata fatta, dunque non si doveva fare scempio dei cadaveri. Mi dettero tutti ragione: Salvadori, Marazza, Arpesani, Sereni, Longo, Valiani, tutti. E si precipitarono a piazzale Loreto, con me, per porre fine allo scempio. Ma i corpi, nel frattempo, erano già stati appesi al distributore della benzina. Così ordinai che fossero rimossi e portati alla morgue. Io, il nemico lo combatto quando è vivo e non quando è morto. Lo combatto quando è in piedi e non quando giace per terra“. Così scriveva nelle sue memorie Sandro Pertini sulla tragica morte di Benito Mussolini. “La vendetta non ha mai senso. Anche quando si gonfia di ragioni. Anche quando si scaglia contro il peggior tiranno, perché non c’è nulla di glorioso nell’esecuzione del tiranno”, così scrive oggi Massimo Gramellini sulla morte di Gheddafi. Come non dare ragione ad entrambi; infatti non esistono ragioni per lo scempio gratuito; dovrebbe, invece,  sempre prevalere la “pietas”, il rispetto per l’uomo. Invece, in entrambi i casi  è prevalsa solo la violenza, gli intinti più bassi dell’uomo che ancora una volta è ricorso alla “legge del taglione”, ad una giustizia di bassa macelleria. La nuova Libia non poteva avere un esordio peggiore. Le regole di ogni moderna democrazia si dovrebbero fondare, invece, sul principio che nessuno ammazza nessuno e tutti hanno diritto ad un regolare processo, altrimenti finiamo per comportarci alla stregua del nostro persecutore di ieri. La natura dell’uomo resta immutabile, dice il poeta Salvatore Quasimodo, è sempre quella dell’uomo “della pietra e della fionda”. La scienza ha solo perfezionato le armi della violenza, quelle che portano la morte ai nostri fratelli: ieri, un uomo lo ammazzavi con la pietra e con la fionda; oggi lo ammazzi con il mitra una prima volta e poi lo continui ad giustiziare ogni volta che diffondi in video le immagini del suo crimine. Questo atto di giustizia sommaria che sì è consumato in Libia, non mi trova per niente d’accordo. “Nessuno tocchi Caino”, disse il Signore e “pose un segno su di lui, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato” (Genesi 4,15). Oggi, invece, Caino è stato toccato e tanti fanno salti di gioia!
Buona vita!
maestrocastello

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