Intorno agli anni ottanta avevano tentato, per motivi di austerity, di
abolire alcune delle festività dell’anno che poi furono subito ripristinate.
Capirono, ad esempio, che non si poteva togliere ai bambini una festa come la
Befana o ai lavoratori una festività come quella del primo maggio. Il primo
maggio, infatti, non è stata mai in
discussione, perché ha rappresentato da sempre, nell’ immaginario collettivo, la
festa del lavoro per eccellenza. Un tempo che l’Italia era una nazione
laboriosa ce n’era ben motivo di festeggiare; ma oggi che il lavoro è diventato
una merce sempre più rara, sembra anacronistico festeggiare qualcosa che non
esiste. Pensionati, disoccupati e milioni di giovani alla ricerca del primo
impiego si trovano oggi a fare il ponte del primo maggio inteso semplicemente come
gita fuori porta, fava col pecorino, concertone di San Giovanni e chi s’è visto
s’è visto. D'altronde gli italiani sono affezionati ai ponti, che siano quelli
che capitano a cavallo delle feste infrasettimanali, o quelli “sullo stretto”
che la politica ha da sempre promesso di costruire, ma non è mai riuscita a
realizzare; fa poca differenza. L’augurio che tanti italiani si fanno è che
dopo il tempo dei sacrifici, arrivi anche il tempo della crescita e la gente
ritorni a sorridere lavorando ed a festeggiare nuovamente nella sicurezza di un
posto di lavoro. Solo la conquista di un il lavoro potrà restituire quella dignità che oggi
sembra persa per tanti cassaintegrati,
disoccupati e sottooccupati, per tanti giovani che un lavoro nemmeno lo cercano
più. Una società giusta è quella che ha come obiettivo principe la felicità
delle persone che potrà realizzarsi solo quando quelle persone si sentiranno
utili nella dignità di un lavoro che non dev’ essere il privilegio di pochi fortunati;
ma un diritto di tutti.Buon primo maggio e buona vita! maestrocastello
martedì 1 maggio 2012
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