giovedì 17 maggio 2012

La messa è finita!

La messa è proprio finita a Sant’Agata di Puglia, paese dell’entroterra della Daunia, ai confini con Campania e Basilicata, arrampicato su di una montagna esilarante che sembra il punto di contatto tra terra e cielo. Se lo guardi di sera, mentre percorri il tratto d’autostrada Napoli - Bari, ti fa tenerezza, pare un presepio vivente con tutte quelle lucine colorate; apposta la regina Paola di Liegi una sera che percorreva l’autostrada ne rimase incantata ed espresse il desiderio di visitarlo. Questa amena cittadina pugliese è composta di case tutte scavate nella roccia, dalla bellezza architettonica incredibile e vanta la presenza di chiese a decine: San Nicola, San Angelo, Sant’Andrea, Sant’Antonio, San Rocco, la Madonna delle Grazie, la Madonna dell’Arco e cappellette varie ; un tempo ognuna aveva il proprio parroco che, fino a non molto tempo fa, celebrava i sacramenti in ogni giorno dell’anno. Quei preti ora sono in gran parte defunti o ultrapensionati e non c’è mai stato il ricambio;  il paese è stato ultimamente affidato alla cura spirituale di due eccezionali frati francescani che officiavano, a turno, in tutte le chiese di questo paese foggiano. In Italia si fa sentire la penuria di preti e la riorganizzazione delle diocesi porta spesso a lasciare piccoli centri senza la presenza fissa di un sacerdote. Il governo taglia insegnanti, uffici postali, servizi di trasporto e la Chiesa taglia sui preti. Ebbene Sant’Agata di Puglia, per ordine scritto del vescovo di Foggia e del Superiore francescano, dal 15 maggio 2012 è senza un prete; in quanto i due frati hanno avuto l’ordine di abbandonare. Sant’Agata è giustamente in rivolta ed alcuni cittadini si sono perfino incatenati nel tentativo di trattenere i due frati che, avendo pronunciato voto di obbedienza, non possono fare altrimenti. La notizia è rimbalzata sulle pagine di quotidiani locali e nazionali e teletrasmessa da “Telenorba”,”TG 3” e “Vita in diretta”; ma sembra non aver sortito ripensamenti da parte delle autorità ecclesiastiche competenti e probabilmente non ne sortirà in futuro.  Anche se la fine sembra ineluttabile, a noi corre l’obbligo di fare alcune considerazioni di merito. Ho visionato il video di commiato del frate-parroco Padre Eugenio e l’ho trovato davvero toccante e mi ha suggerito più di uno spunto di riflessione. Padre Eugenio, il frate che fungeva da parroco, è una persona burrosa, colta, intelligente, umana, ricorda  nell’aspetto Mario Monti, ma più simpatico; in poco più di un anno s’è calato nella realtà di un paese che non era il suo, fino a confondersi e sentirsene parte integrante, ha creato rapporti umani con tutti, ha presenziato in ogni occasione, anche tra strade impervie del paese, ha relazionato bene con i bambini, con i giovani e con gli anziani; insomma è stato il fulcro di questo paese che, attraverso lui, ha conosciuto il Vangelo, senza doversi scomodare a leggerlo. Questi sono i preti veri che piacciono a noi! Bravo Padre Eugenio, lo so che devi andare, ma ti ho visto commosso e combattuto  tra i tuoi sentimenti di uomo ed i tuoi doveri di frate; ti capisco e ti apprezzo. Ora arriverà l’incaricato di turno, quello che  dirà la messa forse solo la domenica a tutto il paese e tornerà ogni volta che muore qualcuno e quella vecchietta del video, rimasta senza nessuno, che viveva solo di chiesa, chi la consolerà? Forse dirà il rosario da  sola  nel chiuso della propria casa, pensando alle parole di Santa Teresa del Bambino Gesù: “Col Rosario si può ottenere tutto, esso è una lunga catena che lega il cielo e la terra; una delle estremità è nelle nostre mani e l’altra in quelle della Vergine” e aspetterà che si compia il miracolo e magari che un altro Padre Eugenio arrivi a Sant’Agata di Puglia.  La domanda che ci poniamo è che se oggi rischiamo di vedere un intero paese senza un prete, cosa succederà fra qualche anno ai nostri figli? Stanno emergendo nuove forme di comunità cristiana, le cosiddette unità pastorali che obbligano a reimpostare tutta la pastorale che coinvolge anche i laici. E’ vero che i laici non possono officiare il rito della Santa Messa e mutare il pane e il vino in corpo e sangue di Cristo; ma sono in grado di compiere tante altre funzioni che ieri erano di esclusiva competenza sacerdotale. Anche in un paese senza sacerdoti non deve mancare l'assistenza agli anziani, il catechismo ai bambini, il conforto a chi è in difficoltà. In questa sofferta fase di transizione, occorre chiederci se i laici cristiani siano pronti ad assumersi le responsabilità che derivano anche da questi cambiamenti. Provvidenzialmente questi cambiamenti possono diventare una occasione propizia per far capire finalmente  le responsabilità che sono  riservate loro perché cristiani battezzati. Dobbiamo però porci alcune domande. Esiste ancora una risorsa sufficiente di cristiani, oppure oltre alla carenza di preti dobbiamo anche riflettere sulla carenza di cattolici praticanti? Paura? In fondo gli apostoli erano dei semplici pescatori e se loro hanno saputo rispondere alla chiamata divina; perché non possiamo farlo anche noi? Da questo dipenderà il nostro futuro di essere dei cristiani e saremo sicuri che un paese potrà pure rimanere senza un prete; ma non resterà mai senza il conforto di Dio.
Buona vita!
maestrocastello

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