La messa è proprio finita a Sant’Agata di
Puglia, paese dell’entroterra della Daunia, ai confini con Campania e
Basilicata, arrampicato su di una montagna esilarante che sembra il punto di
contatto tra terra e cielo. Se lo guardi di sera, mentre percorri il tratto
d’autostrada Napoli - Bari, ti fa tenerezza, pare un presepio vivente con tutte
quelle lucine colorate; apposta la regina Paola di Liegi una sera che
percorreva l’autostrada ne rimase incantata ed espresse il desiderio di
visitarlo. Questa amena cittadina pugliese è composta di case tutte scavate
nella roccia, dalla bellezza architettonica incredibile e vanta la presenza di
chiese a decine: San Nicola, San Angelo, Sant’Andrea, Sant’Antonio, San Rocco,
la Madonna delle Grazie, la Madonna dell’Arco e cappellette varie ; un tempo
ognuna aveva il proprio parroco che, fino a non molto tempo fa, celebrava i
sacramenti in ogni giorno dell’anno. Quei preti ora sono in gran parte defunti
o ultrapensionati e non c’è mai stato il ricambio; il paese è stato ultimamente affidato alla
cura spirituale di due eccezionali frati francescani che officiavano, a turno,
in tutte le chiese di questo paese foggiano. In Italia si fa sentire la penuria
di preti e la riorganizzazione delle diocesi porta spesso a lasciare piccoli
centri senza la presenza fissa di un sacerdote. Il governo taglia insegnanti, uffici
postali, servizi di trasporto e la Chiesa taglia sui preti. Ebbene Sant’Agata
di Puglia, per ordine scritto del vescovo di Foggia e del Superiore
francescano, dal 15 maggio 2012 è senza un prete; in quanto i due frati hanno
avuto l’ordine di abbandonare. Sant’Agata è giustamente in rivolta ed alcuni
cittadini si sono perfino incatenati nel tentativo di trattenere i due frati
che, avendo pronunciato voto di obbedienza, non possono fare altrimenti. La
notizia è rimbalzata sulle pagine di quotidiani locali e nazionali e
teletrasmessa da “Telenorba”,”TG 3” e “Vita in diretta”; ma sembra non aver
sortito ripensamenti da parte delle autorità ecclesiastiche competenti e
probabilmente non ne sortirà in futuro.
Anche se la fine sembra ineluttabile, a noi corre l’obbligo di fare
alcune considerazioni di merito. Ho visionato il video di commiato del frate-parroco Padre Eugenio e l’ho trovato
davvero toccante e mi ha suggerito più di uno spunto di riflessione. Padre
Eugenio, il frate che fungeva da parroco, è una persona burrosa, colta,
intelligente, umana, ricorda
nell’aspetto Mario Monti, ma più simpatico; in poco più di un anno s’è calato nella realtà
di un paese che non era il suo, fino a confondersi e sentirsene parte
integrante, ha creato rapporti umani con tutti, ha presenziato in ogni occasione, anche tra strade impervie del paese, ha relazionato bene
con i bambini, con i giovani e con gli anziani; insomma è stato il fulcro di
questo paese che, attraverso lui, ha conosciuto il Vangelo, senza doversi
scomodare a leggerlo. Questi sono i preti veri che piacciono a noi! Bravo Padre
Eugenio, lo so che devi andare, ma ti ho visto commosso e combattuto tra
i tuoi sentimenti di uomo ed i tuoi doveri di frate; ti capisco e ti apprezzo.
Ora arriverà l’incaricato di turno, quello che
dirà la messa forse solo la domenica a tutto il paese e tornerà ogni
volta che muore qualcuno e quella vecchietta del video, rimasta senza nessuno,
che viveva solo di chiesa, chi la consolerà? Forse dirà il rosario da sola nel chiuso della propria casa, pensando alle parole
di Santa Teresa del Bambino Gesù: “Col Rosario si può ottenere tutto, esso è
una lunga catena che lega il cielo e la terra; una delle estremità è nelle
nostre mani e l’altra in quelle della Vergine” e aspetterà che si compia il
miracolo e magari che un altro Padre Eugenio arrivi a Sant’Agata di Puglia. La domanda che ci poniamo è che se oggi
rischiamo di vedere un intero paese senza un prete, cosa succederà fra qualche
anno ai nostri figli? Stanno
emergendo nuove forme di comunità cristiana, le cosiddette unità pastorali che
obbligano a reimpostare tutta la pastorale che coinvolge anche i laici. E’ vero
che i laici non possono officiare il rito della Santa Messa e mutare il pane e il vino in corpo e sangue di Cristo; ma sono in grado
di compiere tante altre funzioni che ieri erano di esclusiva competenza sacerdotale. Anche in un paese senza sacerdoti non deve mancare l'assistenza agli anziani, il catechismo ai bambini, il conforto a chi è in difficoltà. In
questa sofferta fase di transizione, occorre chiederci se i laici cristiani
siano pronti ad assumersi le responsabilità che derivano anche da questi
cambiamenti. Provvidenzialmente questi cambiamenti possono diventare una
occasione propizia per far capire finalmente le responsabilità che sono riservate loro perché cristiani battezzati.
Dobbiamo però porci alcune domande. Esiste ancora una risorsa sufficiente di
cristiani, oppure oltre alla carenza di preti dobbiamo anche riflettere sulla
carenza di cattolici praticanti? Paura? In fondo gli apostoli erano dei semplici pescatori
e se loro hanno saputo rispondere alla chiamata divina; perché non possiamo farlo anche
noi? Da questo dipenderà il nostro futuro di essere dei cristiani e saremo sicuri che un paese
potrà pure rimanere senza un prete; ma non resterà mai senza il conforto di Dio.
Buona vita!
maestrocastello
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