Come tanti santagatesi sparsi per il mondo, vivo anch’io in
una città diversa dal mio luogo di nascita, Sant’Agata di Puglia, che ho dovuto
lasciare anzitempo ed avevo appena dieci anni. La prima lingua che ho appreso è
il santagatese puro ed anche quando eravamo arrivati a Roma negli anni sessanta, in casa si
continuava a parlare il santagatese stretto. I vicini credevano che fossimo arabi e noi
ce ne infischiavamo ed anzi ci facevamo
un sacco di risate. Quando si presentano alcune situazioni particolari, mi accorgo che riesco ad esprimerle meglio
se utilizzo qualche vocabolo in santagatese. Una volta che eravamo fermi nel
traffico di Roma e vidi spuntare da una fila di macchine una donnetta bassa e
tutta vestita di nero, alta proprio quanto una macchina; mi venne spontaneo di
dire: “Da dove esce quella corchia!”. Mia moglie che pure è romana, comprese al
volo la similitudine e si ammazzò dalle risate. Sono sicuro che anche agli
altri compaesani che hanno lasciato il paese da molti anni riaffiorano
all’improvviso termini dialettali che usavano in gioventù. Oggi, per esempio,
penso alla parola che uso certe volte che esco insoddisfatto dal bagno e mia
moglie mi fa: “Hai fatto?” ed io rispondo un po’ deluso: “Trozzole!”. Lei sa
benissimo che penso ai cani quando fanno i loro bisogni e ci ridiamo sopra.
Vedete che la lingua madre rende bene l’idea e non si scorda tanto facilmente!
Altre volte mi sovvengono parole di un tempo, come matafone, vovla, capuzza,
paroccola, sciauort, sciusciell, stiaucc, mmccuse, vrzuse, ncacaglius, o modi
di dire come: chi t’è muort, chi te stra muort, chi t’ha sunet r camben a
muort, eccetera, eccetera. C’è tanto da ridere.
Gli zingari che ho avuto a decine come alunni nelle mie
classi hanno una lingua solo orale e c’è il rischio che possa scomparire col
tempo. Per non disperdere tutta la ricchezza del nostro patrimonio linguistico
dialettale, sarebbe bello raccogliere tutti i termini dialettali magari in
disuso che ci vengono in mente con relativo significato in lingua italiana;
mettendoli in una specie di contenitore o banca dati; in modo da creare un
lascito linguistico disponibile, magari sul sito santagatesinelmondo, e consultabile da parte di tutti. Che cosa
ne dite? E’ solo un’idea che potrebbe servire, se non altro, a ricordare a noi
stessi chi siamo e da dove veniamo.
Buona vita!
maestrocastello
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