lunedì 22 aprile 2013

Tutte le strade portano in piazza.


Ricordo strade del mio paese che in estate percorrevo scalzo, strade lastricate di sassi levigati dal continuo camminare di uomini attaccati alla coda di un mulo diretti alla campagna, strade tutte in salita. La merda degli asini si raccoglieva nelle curve dove i ragazzi giocavano a pallone e gli escrementi delle galline lambivano gli scalini di case dal limitare troppo  basso. A giugno era tutto un pullulare di mocciosi che giocavano a bottoni, mentre nel mese di gennaio la neve saliva fino alle finestre, dentro stanze imbiancate a calce. Pure se si somigliano tutte, allora percepivo di ognuna rumori, colori e odori diversi l’una dall’altra. Strade di risse e di malumore che nelle processioni si coprivano di petali di rose, strade con piante di gerani davanti all’uscio, strade dove tirava sempre vento, strade storte, squilibrate, con le nuvole che entravano fin dentro le finestre, strade di rondini nei pressi del castello, strade assordate dalle urla del maiale che stavano scannando, strade ubriache di mosto appena fatto, strade disseminate di secchi per raccogliere l’acqua piovana, strade con tetti bassi che ospitavano stese di conserva e pomodori lasciati ad asciugare al sole. Strade avvezze ai richiami più diversi: la donnetta che dispensava latte da un bidoncino d’alluminio e s’annunciava al suono d’una campanella, il banditore Barbirotti che avvisava quando avrebbero erogato acqua nel paese, il vecchio venditore di sapone, chi raccoglieva capelli e dava in cambio “pettini e pettinesse”, il fischietto di Pietrino il portalettere che chiamava mia nonna “Cumma Mariannina”, perché era amico di famiglia. In quelle strade si svolgeva la maggior parte della nostra vita, i ragazzi facevano schiamazzi, le donne sedevano sulle scale a cucire e ricamare con l’ago e con la bocca, le liti iniziate nelle case finivano immancabilmente per la strada. Chi aveva la radio la metteva a voce alta, per far sapere agli altri che l’aveva. Gli asini di ritorno dalla campagna stazionavano davanti alle abitazioni, in attesa di essere liberati e guadagnare la meritata via della stalla che tanti avevano in grottini ubicati nella stessa abitazione. Tutte le strade, in discesa ed in salita, portavano inevitabilmente in piazza, ubicata al centro del paese e frequentata da soli uomini che passeggiavano al modo di soldati in marcia,con le mani raccolte dietro la schiena. In quelle strade è racchiusa la mia vita fino ai dodici anni e, come nei films di Fellini:  prima  schiamazzi ed ora c’è silenzio. Quelli che partirono e chi rimase a custodire ricordi che vanno scomparendo a man a mano che i nostri vecchi prendono la via che porta al cimitero. M’illudo che un giorno io possa tornare ad aprire case cadute in letargo, a risvegliare le strade rimaste deserte; a riappropriarmi di un passato che esiste ormai solo nella mia malata immaginazione.
Buona vita!
maestrocastello

Nessun commento:

Posta un commento