mercoledì 19 marzo 2014

Cinque nazionali semplici.

E' bello scendere in una fotografia, bello stare  fermi. Prima di tutto guardi se ci sei tu, ti riconosci e metti i tuoi occhi su tutti gli altri, segno di un'appartenenza. E' una foto datata ‘57-‘58 e  in bianco e nero, come i colori della vita di quei tempi in cui, per fare una foto da inviare a tuo nonno in Australia, indossavi l'unico abito buono che avevi; magari della prima comunione appena fatta e per lo stretto tempo necessario dello scatto; poi di nuovo buttati per strada che la casa non ci accoglieva tutti contemporaneamente. Guardate questa famiglia numerosa fine anni cinquanta, è la mia, io sono quello col cravattino e scarpette da ginnastica bianche, tutti maschi in fase di crescita e perciò eternamente affamati, bisognosi di cibo, vestiti, materiale per la scuola  e a provvedervi era una sola persona, mio padre Donato, di professione muratore. Oggi è difficile trovare disponibile un bravo muratore che ti faccia un lavoro ad un prezzo onesto e per risparmiare si chiamano rumeni e polacchi. Allora di bravi maestri muratori al paese ce n’erano quanti ne volevi, ma il lavoro era poco e solo quando era la bella stagione, perché  d’inverno mio padre restava in casa a scalpitare che uscisse il bel tempo. Di lire ne circolavano poche e spesso, al termine di un lavoro, veniva retribuito con generi alimentari: sacchetti di grano o di farina, olio, legumi e quant’altro. Una volta che papà impiantò uno dei primi forni elettrici del paese, non ricevette in cambio denaro; ma per mesi la nostra famiglia ricevette pane gratis da quel forno. Sarebbero trascorsi appena 3 anni da questa foto che la mia famiglia, come le rondini, avrebbe preso il volo verso lidi più caldi. Sono passati tanti anni e l’immagine di mio padre un po’ sofferta di questa foto non mi ha mai abbandonato: tante cose non le dava a vedere a noi piccoli, ma la mia indole accorta riusciva quasi sempre a capire quando c’erano problemi. La dote migliore di mio padre era la giovialità che ci ha trasmesso e la capacità di saper trarre insegnamenti anche da situazioni  negative. Pretendeva avere sempre la sua famiglia intorno: a Pasqua e Natale non ammetteva discussioni, anche da sposati, era d’obbligo stare tutti insieme con lui che metteva allegria. Ho un ricordo di quando ero molto piccolo ed eravamo al paese, che vendevano ancora le sigarette sfuse: certe sere che ero già a letto e lui aveva finito le sigarette, mi comandava di andargli a comprare cinque nazionali e di fare presto, prima che chiudesse il tabacchino. Ricordo che mi  rivestivo a malincuore e facevo tutta una corsa co ste sigarette serrate nel palmo di una mano, attento a non stringerle troppo per non spezzarle.Quanto mi rivestirei volentieri ora, a comprargli quelle cinque nazionali sfuse.

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