martedì 15 giugno 2010

La diversità uccide.


Viviamo in un'epoca di rigurgiti razziali non esauriti, di faticose battaglie per il riconoscimento dei diritti di tutte le identità sessuali, di mutazioni sociali pesantemente indotte dai regimi capitalistici dominanti. La "diversità" spaventa. Ieri come oggi. Le pagine di cronaca ci offrono continuamente l’immagine di un’Italia che, a distanza di più di trent’anni, ancora vede il diverso come nemico da combattere. La Chiesa considera l’omosessualità addirittura una malattia; mentre ha tollerato troppo a lungo il vizietto della pedofilia che si annidava al suo interno. L’onorevole Paola Binetti, vicina al mondo cattolico, associa l’omosessualità alla pedofilia; intanto nelle città si è aperta la caccia ai gay. Arretratezza culturale, involuzione? L’omosessualità è ancora una colpa per i benpensanti medio piccolo borghesi. L’onorevole Mussolini arriva a dire a “Porta a Porta”: “Meglio fascisti che froci!”. Che scandalo e che ridere, due gay si baciano! Puoi essere ricco e famoso, ma se baci una persona del tuo stesso sesso verrai ridicolizzato sulle prime pagine dei giornali; finchè non ammetti che stavi solo scherzando.
I giornalisti prima aizzano e poi gridano allo scandalo quando qualche giovane nazi di borgata va in centro ad insultare e menare i primi "froci" che gli rovinano la vista. I giornali non mostrano una discriminazione sessuale evidente, questa rimane comunque sempre latente e confezionano i loro pezzi in base al gradimento del padrone che mette i soldi e dei suoi referenti politici . Essi considerano strano e bizzarro chi non si conforma ad una società che non prevede ancora forti diritti alle coppie di uno stesso sesso. Come si vede è un problema di mancata omologazione. Ma perché ancora oggi dà tanto fastidio chi è diverso? Ieri come oggi , la “diversità” uccide, scriveva Pier Paolo Pasolini. “...Solo una società ancora intrisa di vetero-cattolicesimo, bigotta, che ha rigurgiti nazi-fascisti può pensare all’omosessualità come una colpa da fare espiare nei lager. Solo l’idea della “diversità” vista in chiave negativa, come “minaccia” della propria identità può generare quei sentimenti di paura, ansia, sospetto che pongono, per autodifesa, l’eterosessuale in un gradino più alto nella scala dell’umanità”. Una società davvero civile pone l’umanità tutta sullo stesso gradino...”. La parola diverso assume oggi una dimensione limitata alla sola sfera affettiva e personale; ma il vero diverso è colui che è sempre in cerca di una identità personale e collettiva. I veri diversi non danno valore al denaro, perciò non possono essere comprati, sono spiriti liberi che volano al disopra della quota consentita, sono sganciati da logiche di denaro o di partito, non prevedono confini nè barriere, armi o fazioni. Sono coloro che avvertono dove si annida l’abuso, l’iniquità e il dolore. I veri diversi indossano lenti che non sono in dotazione e con queste vedono una società che fa terra bruciata intorno a loro, una società che sta debellando tanti mali; ma fa fatica ad estirpare il pregiudizio. A forza di rimanere all’angolo, i diversi rischiano di credere di essere davvero i peggiori del cortile, degli inguaribili sognatori, intrisi di inutili speranze e di dolore, costretti in un luogo di servitù e di silenzio dove appunto vivono le minoranze.

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