domenica 6 giugno 2010

Nessuno mi può giudicare.


SUCCEDEVA IERI.

"Il nostro Capo (Mussolini, n.d.r.) è preso da convulsioni a leggere un giornale francese di provincia che parla di lui con poca reverenza. Sarebbe capace di muovere guerra alla Francia per le parole d'un giornalista d'una redazione di Marsiglia o di Bordeaux. Riferiscono che legge avidamente tali giornali, e se trova qualcosa che gli dispiace, è preso da un'ira violenta, appallottola il giornale, lo scaraventa nel cestino, diventa intrattabile. E' giornalista, ed è come se dirigesse non l'Italia ma un grande giornale. Si fornisce lui stesso una menzogna quotidiana nei giornali, e finisce col credervi, lui solo"
(Corrado Alvaro da “Quasi una vita” – 1931).

SUCCEDE OGGI.


“Nessun politico gradisce una stampa critica e Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano, non fa eccezione. Nelle ultime settimane è venuto a contatto con l’intensa osservazione da parte dei giornalisti stranieri, e quello che hanno scritto non è stato motivo di una lettura piacevole. Berlusconi crede cha la miglior difesa sia l’attacco. Il mese scorso il suo ministro degli Esteri aveva definito un articolo del Financial Times, un giornale finanziario britannico (e comproprietario dell’ Economist), stampa cattiva e disonesta. All’inizio di questo mese, lo stesso Berlusconi ha accusato la stampa estera di essere al servizio dell’opposizione di centrro-sinistra. Ha attaccato i giornali di proprietà di Rupert Murdoch, specialmente il Times, per il recente trattamento, che è stato molto critico. Il Giornale, un quotidiano di proprietà del fratello di Berlusconi, ha descritto il lavoro della stampa estera come veleno e bugie, riferendosi soprattutto a pubblicazioni con sede in Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna”.

(Fonte: The Economist; pubblicato sull’edizione cartacea il 18/06/2009).

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Per la riflessione……..

La libertà di stampa è stretttamente connessa alla crisi dei sistemi democratici. Questo tracollo parte dall’Italia e si va espandendo in Europa e nel mondo, come dice lo storico Mimmo Càndito, presidente di Reporters sans frontières. Il nostro Paese ha avuto una variazione al ribasso in fatto di libertà di stampa, scendendo agli ultimi posti tra i paesi occidentali nelle varie classifiche di Rsf e di Freedom House. La comunicazione è il mezzo moderno più efficace per fare politica e lo sa bene qualcuno in Italia che prima ha utilizzato proprie televisioni e giornali per tentare la scalata al potere e, una volta raggiunto, è riuscito a mettere il bavaglio alla tivù che è di tutti. Da noi ha sempre stentato ad affermarsi la consapevolezza culturale della divisione tra i poteri dello Stato e l’esercizio della libertà. Le radici del giornalismo italiano sono fortemente legate al mondo politico e perciò fanno fatica ad esprimere una politica diversa da quella della dipendenza. Le limitazioni all’esercizio della manifestazione del pensiero è messa in atto da pratiche di un potere che non gradisce il dissenso, in quanto soggioca le masse attraverso la costruzione di un’immagine sempre positiva dello staff di governo e non è tollerabile che qualcuno la sporchi. E’ un caso che tanti volti di giornaliste televisive che non si sono allineate alle direttive aziendali (la Busi, la Ferrario) siano improvvisamente sparite dal piccolo schermo? E’ un caso che un premier intervenga, telefonicamente, in una trasmissione televisiva e quando ha finito di dire le proprie ragioni, metta giù la cornetta, senza accettare un contraddittorio? E’ un caso che gran parte del tempo di ogni tg sia speso per decantare quanto è bravo il nostro "governo del fare" o per sbandierare un falso ottimismo? E’ un caso che il tg 1 trasmetta la premiazione al Festival di Cannes di un attore italiano che aveva espresso critiche al nostro governo e tolga volutamente l’audio al servizio? Qualcuno dice che in Italia c’è fin troppa libertà di stampa. Allora perché non si accetta il confronto con chi la pensa in modo diverso? Si cominci dove si discutono le leggi, senza ricorrere alla continua”fiducia”. Tanti personaggi che esprimono critica e dissenso sono destinati ormai a sparire (Santoro, Dandini, Fazio). Quando dicono che il governo è “coeso”; tale termine sta solo ad indicare che sono tutti stretti intorno ad una sola persona che le sta pensando tutte per non farsi intercettare, per non farsi processare, per non farsi condannare. In pochi mesi Obama è riuscito a far approvare la faraonica riforma sanitaria americana; mentre in Italia non sono bastati due anni per partorire norme su “legittimo impedimento” che qualcuno chiama scherzando "norme salva-chiappe". Il nostro sistema democratico è ridotto come quel pugile all’angolo che lo stanno lavorando ai fianchi, riceve colpi che sembrano innocui; ma sono tanti colpi innocui insieme che prima o poi lo vedranno stramazzare al suolo.
Buona vita!
maestrocastello

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