mercoledì 16 gennaio 2013

Lo Stato biscazziere.


Col suo fatturato che ormai è secondo solo al settore manifatturiero, il nostro Paese sta trasformandosi da Repubblica fondata sul lavoro a Repubblica fondata sul gioco d’azzardo. Il lavoro non sempre garantisce un reddito dignitoso e così la gente lo stipendio cerca di vincerlo al lotto. Il diritto al lavoro che viene rimpiazzato dal diritto al gioco: roba da matti! Un vero insulto per chi i soldi se li è sempre guadagnati sudando otto e più ore al giorno sul posto di lavoro. Da una parte il lavoro che non c’è, e quando c’è  è precario, sottopagato e offeso; dall’altra il gioco d’azzardo, esploso proprio in concomitanza della crisi economica e quello che è più grave,  patrocinato proprio dallo Stato. Quando si ricorre alla fortuna, vuol dire che siamo alla frutta. Vi ricordate che appena è iniziata la crisi è nato il Win for life, lo stipendio a vita?  Vallo a dire poi alla gente che i soldi si fanno col lavoro e non col gioco che deve rimanere solo passatempo. Intanto quello del gioco d’azzardo sta diventando un vero dramma sociale, reso ancora più odioso dal fatto che lo Stato si riempie le tasche con i proventi di questo commercio. E’ una continua sequela di casi di minori o gente debole finita sul lastrico e dobbiamo pure assistere all’istigazione a delinquere con certi spot vergognosi che invitano a giocare il giusto. Sono vere prese in giro. Che significa “gioca il giusto”?  E’ come dire al ladro: “ruba di meno”; o a chi inquina: “inquina con moderazione”. Non sarebbe lecito aspettarsi dal pubblico potere un’attenzione diversa nei confronti della salute mentale e fisica dei cittadini? Questo Stato che vigila su ogni cosa, che ti leva tre punti se non indossi le cinture, che ti sequestra l’automobile se hai dimenticato il rinnovo della patente, così attento a far rispettare le regole; permette poi che il gioco d’azzardo si diffonda ovunque senza freno legislativo. Non bastava triplicare le giornate di lotto e superenalotto, schedine di questo e di quello; ora siamo invasi di macchinette istallate in vere sale dello squallore, dove avviene di tutto. Mi direte che lo Stato s’è affidato a queste soluzioni in vista di un ritorno economico, per aumentare il PIL, ma quando poi manda le povere vittime dallo psicologo per cure che durano anni, tutto a spese della collettività: mi dite dove sta il ritorno economico?
Buona vita!
maestrocastello

Il decalogo del giocatore responsabile secondo la SISAL
1) Il gioco per me è un divertimento: il gioco non è un modo per fare soldi.
2) Prima di giocare decido quanti soldi investire nel gioco: non gioco denaro necessario alla vita quotidiana, utilizzo solo somme che posso permettermi di perdere.
3) Non faccio debiti per giocare, se perdo accetto la perdita come un costo del divertimento. Non aggiungo altri soldi per recuperare le perdite.
4) Le tattiche sono inutili, non posso prevedere i risultati e sono consapevole che le probabilità di vincere sono basse.
5) Non mento sulle perdite e sulle somme spese per il gioco.
6) Decido quanto tempo della mia giornata dedicare al gioco e riesco facilmente a fermarmi o fare delle pause.
7) Il  gioco non è la mia sola attività di svago: il gioco non mi toglie tempo per i familiari, amici, sport e hobby vari.
8) Non gioco dopo aver assunto alcool o droghe.
9) Non gioco quando mi sento solo, non gioco quando mi sento depresso e non mi sento depresso se non gioco.
10) Non penso al gioco in modo ripetitivo per tutta la giornata, anche se non sto giocando.



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