martedì 12 febbraio 2013

Una scelta di umiltà, di coraggio e libertà.


L'annuncio storico di papa Benedetto è uno di quegli eventi che caratterizzano un secolo e questo spiega il perché dei sentimenti di stupore e smarrimento che in queste ore stanno percorrendo l’animo della gente. Capisco che quasi a metà di un febbraio che si trascinava tranquillo, a parte l’eco stanca di una politica fatta di tante chiacchiere, ti va a capitare una notizia che ha dell’incredibile: un papa che si dimette! E’ una notizia che fa storia e che modifica la figura dei papi che verranno. Il pensiero va subito al “gran rifiuto” di Celestino V (oltre settecento anni fa) che eletto papa quasi ottantenne, rinunciò alla carica dopo solo 4 mesi dall’incoronazione (13 dicembre 1294). Pensate che Dante Alighieri ebbe a dire di lui: “colui che per viltade fece il gran rifiuto”. Come cambiano i tempi! Oggi si parla di papa Celestino come di un uomo di straordinaria fede e forza d’animo, esempio di umiltà e buon senso. L’altro caso riguarda Gregorio XII, papa dal 19 dicembre 1406 al 4 luglio 1415, che rinunciò al pontificato e si ritirò a Recanati, dove morì due anni più tardi. Sento tante malignità nei commenti sul web: chi parla di malattie, o peggio ancora, di scandali che avrebbero provocato l’abbandono. Credo che ci vorrebbe più rispetto per un papa che in fondo  è anche un uomo e questo annuncio dev’essergli costato sofferenza. Quest’uomo ci dà la dimensione della sua umiltà e del suo coraggio. Eravamo abituati a papi allettati da malattie e vecchiaia che dovevano resistere fino alla morte, di cui sentivamo solo la voce che pareva arrivare dall’oltretomba; la Santa Sede era come vacante ed il potere lo esercitavano gli altri; ora i tempi sono mutati e la chiesa non può rimanere inattiva . Apprezziamo l’atto di un papa ancora lucido di mente che ha la consapevolezza di essere limitato nel fisico e di non poter  più dare quelle energie che occorrono ad una Chiesa moderna. Già dai primi discorsi aveva detto che“ il pontefice deve far risplendere la luce di Cisto, non la propria”. La guida della Chiesa è Gesù, del quale il Papa è “soltanto” il vicario. La Chiesa non ha bisogno di un solo uomo, la chiesa ha bisogno di tutti; anche di uomini coraggiosi come questo papa tedesco che sa riconoscere i limiti umani e non se ne vergogna. Non resta che affidarci alla preghiera ed aspettare che dopo il 28 febbraio il segno di Dio si palesi in una nuova fumata di speranza per una Chiesa che sia al passo coi tempi. E  Papa Benedetto che farà? Forse andrà in convento e passerà le sue giornate assorto in preghiera e immerso nei suoi studi profondi che hanno caratterizzato tutta la sua vita e noi lo ricorderemo mentre twitta con i giovani e resterà sempre il nostro papa dal cognome duro, ma dall’animo tenero.
Buona vita!
maestrocastello




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