Il gallo cantò tre volte ad annunciare il tradimento
consumato da Pietro, il Gallo, prete della strada, ha cantato tutta la vita per denunciare il comportamento di una Chiesa ingabbiata in rigidi schemi
gerarchici e spesso dimentica dei fondamentali del cristianesimo enunciati nel
Vangelo. Oggi siamo tristi perché Don Andrea Gallo, genovese classe 1928, quel
vecchio mascherato da prete sempre col sigaro in bocca, ci ha lasciato. Con lui
viene a mancare uno di quegli esempi schietti e genuini di cui sentiamo tanto
bisogno, specie in questo momento di totale smarrimento e povero di figure di
così alto livello. Cosa ci ricorderemo di lui? Un cristiano vero, preghiere
poche; azioni tante! Partigiano, operaio, poi la tarda vocazione e i voti con i
salesiani, missionario, viceparroco trasferito dal cardinale Siri perché i suoi
discorsi irritano una parte dei parrocchiani e la Curia genovese. Viene accolto
dal parroco di San Benedetto, don Federico Rebora, e fonda la comunità di San
Benedetto al Porto a sostegno di quelli che sono in fondo alla fila: drogati,
prostitute, disperati Una vita spesa a fianco di quelli che vivono per strada,
a cui non pensa nessuno; insomma uno squarcio di umanità senza moralismi, senza
ipocrisie, senza giudizi. Un prete della Chiesa ai margini della chiesa, in
termine calcistico si direbbe uno che è sempre sul filo del fuori gioco. Don
Gallo era un grillo parlante che dava fastidio a tanti perché illuminava i lati
oscuri della loro cattiva coscienza. Amava sentirsi definire “prete della
strada”: “La strada mi arricchisce continuamente. Lì avvengono gli incontri più significativi, l’incontro della vera
sofferenza, l’incontro di chi però ha ancora tanta speranza e allora guarda,
attende. Per la strada nascono le alternative, nasce il voler conquistare dei
diritti”. Don Gallo era convinto che si poteva trovare del cristianesimo negli
altri: nelle prostitute, nei carissimi barboni, negli atei. “Chiunque mi può
dare la buona novella, per me è un evangelista”. I Vangeli per don Gallo erano
più di quattro….”Da anni e anni noi seguiamo il vangelo secondo De Andrè, un
cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo,
costatarlo: "dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori”.
"Io vedo che quando apro le braccia i muri cadono: Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri".
Il nostro cuore rimane triste, ma l’animo è sereno, pensando
magari che don Gallo in questo momento si stia gustando da qualche parte il suo amato toscano in
santa pace. Don Gallo mancherà tanto a tutti noi, ma mancherà maggiormente a tutti
coloro a cui a dato la propria voce per emergere dalle macerie della vita.
Buona vita!
maestrocastello
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