venerdì 24 maggio 2013

Dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori.

Il gallo cantò tre volte ad annunciare il tradimento consumato da Pietro, il Gallo, prete della strada, ha cantato tutta la vita per denunciare il comportamento di una Chiesa ingabbiata in rigidi schemi gerarchici e spesso dimentica dei fondamentali del cristianesimo enunciati nel Vangelo. Oggi siamo tristi perché Don Andrea Gallo, genovese classe 1928, quel vecchio mascherato da prete sempre col sigaro in bocca, ci ha lasciato. Con lui viene a mancare uno di quegli esempi schietti e genuini di cui sentiamo tanto bisogno, specie in questo momento di totale smarrimento e povero di figure di così alto livello. Cosa ci ricorderemo di lui? Un cristiano vero, preghiere poche; azioni tante! Partigiano, operaio, poi la tarda vocazione e i voti con i salesiani, missionario, viceparroco trasferito dal cardinale Siri perché i suoi discorsi irritano una parte dei parrocchiani e la Curia genovese. Viene accolto dal parroco di San Benedetto, don Federico Rebora, e fonda la comunità di San Benedetto al Porto a sostegno di quelli che sono in fondo alla fila: drogati, prostitute, disperati Una vita spesa a fianco di quelli che vivono per strada, a cui non pensa nessuno; insomma uno squarcio di umanità senza moralismi, senza ipocrisie, senza giudizi. Un prete della Chiesa ai margini della chiesa, in termine calcistico si direbbe uno che è sempre sul filo del fuori gioco. Don Gallo era un grillo parlante che dava fastidio a tanti perché illuminava i lati oscuri della loro cattiva coscienza. Amava sentirsi definire “prete della strada”: “La strada mi arricchisce continuamente. Lì  avvengono gli incontri più significativi, l’incontro della vera sofferenza, l’incontro di chi però ha ancora tanta speranza e allora guarda, attende. Per la strada nascono le alternative, nasce il voler conquistare dei diritti”. Don Gallo era convinto che si poteva trovare del cristianesimo negli altri: nelle prostitute, nei carissimi barboni, negli atei. “Chiunque mi può dare la buona novella, per me è un evangelista”. I Vangeli per don Gallo erano più di quattro….”Da anni e anni noi seguiamo il vangelo secondo De Andrè, un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo, costatarlo: "dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori”.
"Io  vedo che quando apro le braccia i muri cadono: Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei   muri".
Il nostro cuore rimane triste, ma l’animo è sereno, pensando magari che don Gallo in questo momento si stia gustando da qualche parte il suo amato toscano in santa pace. Don Gallo mancherà tanto a tutti noi, ma mancherà maggiormente a tutti coloro a cui a dato la propria voce per emergere dalle macerie della vita.
Buona vita!
maestrocastello

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