L’Italia è una repubblica fondata sulla mediocrità,
un sistema che seleziona e promuove scientificamente una classe dirigente di
basso profilo che non è funzionale al Paese, ma al partito, al leader, al
segretario; una classe di cultura medio-bassa che ha interessi personali così
diversi da quelli del Paese da diventare conflittuali. Li vediamo, i nostri
politici, tuonare la propria indignazione accorata nei comizi per leggi che
anche secondo loro andrebbero cambiate, gente che prima promette e poi se ne
infischia. In essi c’è l’ingordigia di chi non lascia sul tavolo nemmeno le
briciole. C‘è il disinteresse totale
per queste cose da parte di chi ha altro per la testa, gente estranea al
paese che li ha sventuratamente eletti. Mi frullavano questi pensieri
stamattina, mentre mi recavo a votare per eleggere il sindaco e la giunta
comunale della mia città. Sì, nonostante tutto, io mi ostino ancora ad andare a votare,
sperando che arrivi finalmente qualche persona per bene che abbia voglia e
coraggio di cambiare concretamente le cose e far riaccostare la gente alla politica. Nei comuni, specialmente quelli piccoli,
questo lo vedo ancora possibile perché
esiste ancora brava gente che fa politica per passione, arrivando perfino a rinunciare allo stipendio da
sindaco, facendosi bastare quello che percepisce con la professione privata.
Esistono comuni virtuosi che prestano denaro a chi è in difficoltà economica,
che hanno abolito la tassa sulla casa, che si prendono cura delle fasce più
deboli, che investono in cultura, che avviano i giovani ad imparare un
mestiere, che abituano i propri cittadini a scambiarsi un libro già letto, a
piantare alberi, a fare manifesti in cui si annunciano anche le nascite, oltre
alle morti. Mentre mi appressavo alla scuola media dove solitamente vado a
votare ho ripensato a quanto scrisse Matilde Serao in “Il ventre di Napoli” : ”Mi
è indifferente che vadano al Consiglio comunale clericali, piuttosto che
borbonici, democratici o socialisti: tutto ciò mi è indifferente. Io voglio degli
uomini onesti: io voglio delle coscienze secure: io voglio delle anime austere.
Le loro opinioni politiche non mi riguardano: solo i loro sentimenti
m’interessano. Non voglio ladri, io, al Comune; e per ladri non intendo solo
quelli che si mettono in tasca il denaro mio, il mio povero e scarso denaro, ma
tutti quelli che aiutano i ladri miei o che permettono, chiudendo gli occhi,
che mi si rubi. Non voglio al Comune né affaristi, né compari di affaristi, né
rappresentanti di affaristi, né amici degli amici degli affaristi” Era il 1884
e, come vedete, è cambiato poco ed il timore è sempre lo stesso.
Buona vita!
maestrocastello
Nessun commento:
Posta un commento