domenica 26 maggio 2013

Estranei al paese.


L’Italia è una repubblica fondata sulla mediocrità, un sistema che seleziona e promuove scientificamente una classe dirigente di basso profilo che non è funzionale al Paese, ma al partito, al leader, al segretario; una classe di cultura medio-bassa che ha interessi personali così diversi da quelli del Paese da diventare conflittuali. Li vediamo, i nostri politici, tuonare la propria indignazione accorata nei comizi per leggi che anche secondo loro andrebbero cambiate, gente che prima promette e poi se ne infischia. In essi c’è l’ingordigia di chi non lascia sul tavolo nemmeno le briciole. C‘è il disinteresse totale  per queste cose da parte di chi ha altro per la testa, gente estranea al paese che li ha sventuratamente eletti. Mi frullavano questi pensieri stamattina, mentre mi recavo a votare per eleggere il sindaco e la giunta comunale della mia città. Sì, nonostante tutto, io mi ostino ancora ad andare a votare, sperando che arrivi finalmente qualche persona per bene che abbia voglia e coraggio di cambiare concretamente le cose e far riaccostare la  gente alla politica. Nei comuni, specialmente quelli piccoli, questo lo  vedo ancora possibile perché esiste ancora brava gente che fa politica per  passione, arrivando perfino a rinunciare allo stipendio da sindaco, facendosi bastare quello che percepisce con la professione privata. Esistono comuni virtuosi che prestano denaro a chi è in difficoltà economica, che hanno abolito la tassa sulla casa, che si prendono cura delle fasce più deboli, che investono in cultura, che avviano i giovani ad imparare un mestiere, che abituano i propri cittadini a scambiarsi un libro già letto, a piantare alberi, a fare manifesti in cui si annunciano anche le nascite, oltre alle morti. Mentre mi appressavo alla scuola media dove solitamente vado a votare ho ripensato a quanto scrisse Matilde Serao in “Il ventre di Napoli” : ”Mi è indifferente che vadano al Consiglio comunale clericali, piuttosto che borbonici, democratici o socialisti: tutto ciò mi è indifferente. Io voglio degli uomini onesti: io voglio delle coscienze secure: io voglio delle anime austere. Le loro opinioni politiche non mi riguardano: solo i loro sentimenti m’interessano. Non voglio ladri, io, al Comune; e per ladri non intendo solo quelli che si mettono in tasca il denaro mio, il mio povero e scarso denaro, ma tutti quelli che aiutano i ladri miei o che permettono, chiudendo gli occhi, che mi si rubi. Non voglio al Comune né affaristi, né compari di affaristi, né rappresentanti di affaristi, né amici degli amici degli affaristi” Era il 1884 e, come vedete, è cambiato poco ed il timore è sempre lo stesso.
Buona vita!
maestrocastello

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