Siamo
nel 1938 e l'isola di Rodi era sotto il controllo italiano dal 1912.
L'anno scolastico era appena iniziato e Sami Modiano, che allora aveva otto
anni, frequentava la terza elementare maschile. Il bimbo era tra i
primi della classe, tra i più bravi, benvoluto dall'insegnante che
non teneva conto della religione dei suoi alunni. Che il bambino
fosse ebreo non importava a nessuno, almeno fino ad un certo mattino.
Quel giorno Sami si reca a scuola come al solito e quando il maestro
lo chiama, lui si mostra contento, si era preparato
all'interrogazione, convinto che lo avesse chiamato per questo.
Invece il maestro gli disse: “Sami, sei stato espulso dalla
scuola.” Il bambino non capì, rimase senza parole. Il maestro, in
grande difficoltà, cercò in qualche modo di mettere riparo al suo
mutismo, facendo un inutile tentativo per rassicurarlo. Gli mise una
mano sulla testa :” Credimi, mi dispiace. Il tuo papà ti saprà
spiegare meglio di me il perché di questa espulsione.” Ancora oggi
che Sami ha 83 anni, ricorda bene quella mano sulla sua testa e il
vano tentativo di rassicurarlo e la successiva conversazione avuta
con suo padre che gli parlò di Mussolini e dell'esistenza di una
razza superiore e di un'altra ebraica di cui quelli della loro
famiglia facevano parte. Era troppo piccolo per capire e provò a
consolarsi per non dar ulteriore dispiacere a suo padre. Sami capì,
invece, che da quel momento la sua infanzia si era interrotta e non
gli sarebbe spettato tutto quello a cui ha diritto ogni bambino della
sua età: balocchi, spensieratezza e istruzione. La sua vita futura
sarà colma di vicissitudini dolorose ed una serie nutrita di
fatalità. Ancora tredicenne fu
avviato, insieme alla sua famiglia, ai “campi di concentramento”
di Auschwitz, destinato ai lavori forzati e più volte ad un passo
dal finire nei “forni crematori”; la scampò sempre, per un
motivo o per l'altro. Nel campo mangiavano poco: una ciotola di
minestra e una fetta di pane che lui metteva via per darla
nascostamente a sua sorella Lucia. Un giorno si presentarono entrambi
all'appuntamento con in mano una fetta di pane: ognuno dei due aveva
avuto il pensiero per l'altro! Oggi Sami Modiano ha 83 anni e vive
col rammarico di essere un sopravvissuto, mentre tutti gli altri sono
morti e per testimoniare ai giovani le atrocità subite, racconta
loro nelle scuole la shoah ed accompagna periodicamente gli studenti
a visitare i campi di Auschwitz e Mauthausen. L'Università “La
Sapienza” di Roma ha pensato a sanare l'altro suo rammarico, quello
di non aver potuto studiare, conferendogli la “laurea ad honorem”
col “Dottorato di ricerca” per i suoi grandi meriti umani e
sociali. Dopo 75 anni quest'uomo realizza il suo sogno. Al neo-dottore vanno gli auguri e tutto il nostro affetto!
Buona
vita!
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