Quante volte abbiamo fantasticato come sarebbe, se tornassero in vita personaggi famosi come Napoleone, Stalin o il fuhrer. Ebbene Hitler è tornato, almeno secondo lo scrittore tedesco Timer Hermes. Il fuhrer si è risvegliato nell'estate del 2011 in un campo abbandonato al centro di Berlino. Appena sveglio, non ha potuto fare a meno di notare che la guerra è cessata, che intorno non ci sono i suoi fedelissimi e non c'è traccia di Eva. Regna la pace, ci sono molti stranieri e una donna, Angela Merkel, proprio bruttina e per giunta goffa, è alla guida del Reich, 66 anni dopo la sua fine nel bunker. Dopo l'iniziale straniamento ha cominciato a studiare ciò che lo attornia, rimuginando su come tornare al potere. Non ha tardato a capire che oggi come allora la comunicazione è l'arma vincente, impossibile quindi non pensare alla tv e ai potenziali elettori che prendono per oro colato ciò che essa vomita quotidianamente. Lo credono un sosia perfetto, lo ingaggiano in televisione e diviene famoso, grazie alla sua somiglianza. Il racconto é diverte perché, per quanto si affanni a dire che lui è proprio il fuhrer; nessuno gli crede, anzi rafforza nella gente l'idea del sosia perfetto.
L'autore mostra uno spaccato sociale preoccupante del mondo di oggi, dove la memoria storica è puramente accessoria e un ometto, buono giusto per il cabaret, può influenzare le masse. Il romanzo piace per la sua vena critica verso un mondo che di fatto non cambia mai e incappa sempre negli stessi tragici errori. Il mondo che Hitler incontra 68 anni dopo è cinico, spudorato, bramoso di successo e incapace di opporre qualsiasi resistenza al demagogo di turno, sempre lui, ora come allora. Al massimo riesce opporre il compulsivo "mi piace" dei 4social network. Tutto sommato, se tornasse davvero, Hitler non troverebbe la Germania cosi messa male. E se tornasse il lui italiano, chi troverebbe al suo posto di comando? Meglio non pensarci!
Buona vita!
L'autore mostra uno spaccato sociale preoccupante del mondo di oggi, dove la memoria storica è puramente accessoria e un ometto, buono giusto per il cabaret, può influenzare le masse. Il romanzo piace per la sua vena critica verso un mondo che di fatto non cambia mai e incappa sempre negli stessi tragici errori. Il mondo che Hitler incontra 68 anni dopo è cinico, spudorato, bramoso di successo e incapace di opporre qualsiasi resistenza al demagogo di turno, sempre lui, ora come allora. Al massimo riesce opporre il compulsivo "mi piace" dei 4social network. Tutto sommato, se tornasse davvero, Hitler non troverebbe la Germania cosi messa male. E se tornasse il lui italiano, chi troverebbe al suo posto di comando? Meglio non pensarci!
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