lunedì 12 marzo 2012

Caro amico, ti scrivo.

Ciao Lucio, sei stato sempre uno dalle grandi trovate. ma questa volta hai esagerato sul serio. Niente da dire sul tuo modo di fare  davvero singolare:  grande libertà nel vivere, altrettanta libertà nel morire. Hai agito come solo gli spiriti liberi sanno fare. Non so proprio come farti arrivare questo scritto, forse potrei entrare dentro i fili  di una radio o affidarlo alle rondini di una tua canzone che girano libere nel cielo e vanno a fare il nido sotto i tetti, o, meglio ancora, metterlo accanto al cuscino di un bimbo mentre sogna. Qui ti piangono in tanti e, improvvisamente, sono diventati tutti tuoi fans; anche chi ti ha sempre visto brutto, basso e peloso ti piange ed anche chi, fino a ieri, rideva di te. Hai riempito le pagine di tutti i giornali, il tuo funerale in chiesa l’hanno visto a milioni e non tutti l’hanno ben digerito. Vedi, caro amico, tu te la facevi con gli uomini, però non l’hai mai sbandierato; e solo per questo che la cerimonia in chiesa s’è potuta fare lo stesso; d’altronde  la Chiesa punisce il peccato, non il peccatore. Per fortuna che l’ipocrisia è stata sconfitta dalle lacrime sincere di Marco, il tuo compagno, al di là delle definizioni e delle nostre opinioni.  Marco Alemanno, per adesso,  resta per tutti  solo un tuo stretto collaboratore; fino a quando sarà vietato parlare di amori liberi e di amori diversi, in questo mondo col collo appeso al cappio dell’ipocrisia.  E poi, cos’è questa storia che non hai lasciato testamento? Lo hanno detto pure al telegiornale della sera. Se volevi far parlare di te, ci sei riuscito benissimo. Se ti fischieranno le orecchie, è perché parleranno ancora di te alla televisione, parleranno ogni giorno della settimana e ogni mese dell’anno, fino a stancarsi. Tu fai notizia e loro, altrimenti, avrebbero poco da dire. Tu mancherai a tutti, meno a quelli come me che sapranno incontrarti nei testi delle tue belle canzoni che descrivono spazi dove vivono angeli stanchi, ma liberi, urgenti di un amore che raggiunge chi lo vuol respirare. Dove sarai a quest’ora? Forse a suonare il clarino proprio fra quegli stessi angeli, senza più rughe un po’ feroci sopra gli zigomi, libero come i sogni nella notte, libero come il vento con le onde, libero come uno specchio che si rompe, libero senza trucchi e senza niente; libero finalmente. Se il tempo fugge, tu gli hai corso dietro benissimo. Ciao, amico mio.
maestrocastello       

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