mercoledì 7 marzo 2012

Donne un giorno su 365.

L’8 marzo nato come una ricorrenza, la giornata internazionale della Donna, per commemorare il sacrificio di 129 donne che, imprigionate sul posto di lavoro per volontà padronale, morirono arse vive; è divenuto via via simbolo della lotta delle donne per il riconoscimento dei loro diritti civili e sociali. Questa giornata  serve a ricordare le rivendicazioni di libertà delle donne, le discriminazioni che hanno subito per millenni, i diritti ottenuti e quelli ancora da conquistare e chiamarla “festa” stride non poco. Non piace nemmeno alle donne, perché ne svilisce le intenzioni di partenza e non ha nulla a che vedere con mimose, pizzerie e spogliarelli in locali notturni.  “Non è neppure una festa lavorativa come invece meriterebbe”, obietta una donna. “Cosa ci sarà da festeggiare poi.....la parità non l'abbiamo mica raggiunta” dice un’altra, infine:  “Io iniziero' a celebrare la festa della donna solo quando la condizione della donna migliorerà sulla faccia di questa terra.. fino ad allora, mi astengo “, dice una terza. Serve a poco essere considerate un giorno su 365 e il resto dell’anno contare meno del gatto di casa. Bisogna lavorare sui singoli ed anche sulla collettività e convincersi che una donna è innanzitutto una persona con la sua dignità e con i suoi diritti che nessuno può permettersi di calpestare. E’ violenza sia quella che al 90% si perpetra nell’ombra di una casa, da parte di un padre o marito violento; sia quella del datore di lavoro che tormenta l'impiegata; sia quella di uno Stato che relega la donna a posti di nessun rilievo, non dando alcun aiuto per i figli ed esponendo le donne  a rischi sociali di vario genere. Non s’è ancora spento lo sdegno  in seguito all’incredibile sentenza della Corte di Cassazione che permette agli stupratori che agiscono in gruppo di evitare il carcere e c’è voluta una mobilitazione popolare per il ripristino della legge 148 contro le “dimissioni in bianco” , perché una dona non sia costretta ad abbandonare il lavoro per problemi legati alla maternità. Bisogna cambiare la mentalità di tutti promuovendo una nuova politica di educazione culturale, valorizzare maggiormente i servizi sociali che permettano anche ad una donna di poter lavorare senza troppi problemi. Anche la donna deve impegnarsi a discostarsi dal modello "donna-oggetto” proposto dalla televisione. La donna, come dice la ministra Fornero,  va ascoltata e va aiutata a trovare la forza dentro di sé; piuttosto che essere ridotta a riempire moduli in una caserma dei carabinieri o in un commissariato di polizia.                                                                                                                                            


A  tutte le donne che ogni giorno urlano in silenzio 

a quelle che non possono vivere la propria femminilità 

alle donne che dedicano la loro vita alla famiglia e alla cura degli altri

alle donne intrappolate dai preconcetti e dalle ipocrisie, auguro BUONA VITA!                           
maestrocastello

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