Succedeva ieri : Siamo nel 1968, quando l’opinione pubblica democratica dava il suo pieno consenso alla contestazione studentesca e Pasolini, osservatore attento e polemico dei fenomeni sociali, non esitò a pubblicare sul settimanale “L’Espresso” un componimento in versi dal titolo provocatorio “vi odio, cari studenti”, in seguito ad uno scontro, avvenuto a Roma pochi giorni prima, fra studenti e polizia presso la Facoltà di Architettura di Valle Giulia. Pasolini stigmatizzò quello scontro, ritenendo quella degli studenti una rivolta dei figli contro i padri, una lotta interna alla borghesia e perciò priva di vere prospettive rivoluzionarie. La sua simpatia perciò non andava ai ragazzi con le “facce di figli di papà”, ma ai ragazzi poliziotti, di estrazione proletaria, figli di poveri, infelici e odiati.
Succede oggi : Siamo in Val di Susa, nel pieno degli scontri fra i No TAV, contrari alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione e le forze dell’ordine, incaricate a tenere l’ordine pubblico; quando un giovane operaio, Marco Bruno, si accosta ad un carabiniere, che indossa casco e maschera antigas ed è allineato con gli altri suoi commilitoni e lo provoca in maniera a dir poco indegna; mentre il carabiniere resta impassibile a tutte le sue provocazioni: “ …che pecorella sei? Non ce l’hai un numero, un nome, niente? Sei un illegale. Sei proprio una bella pecorella. Gli dai anche i bacini alla tua ragazza con quella mascherina? Così non gli attacchi le malattie? Bravo, bravo. Comunque per quello che guadagni non vale la pena stare qui. Vi siete divertiti? Fra sei ore ci vediamo qua, il cantiere dura per vent’anni…vai in pensione vestito così, vestito come uno stronzo. E noi ci divertiamo a guardare voi stronzi…..”
Qualche riflessione è d’obbligo : “Pecorella” un nome ce l’ha. Si chiama F,ma mette solo l’iniziale, perché è una persona discreta. Questo ragazzo che ha appena 25 anni, da 3 anni è nell’Arma e viene da Oristano, dove ha frequentato il liceo scientifico. Lui si è preso le ingiurie di Marco senza reagire. Suo padre è un operaio , proprio come il suo aggressore, suo padre ha fatto sacrifici per farlo studiare e poi si sa com’è la situazione dei ragazzi del Sud che non trovando lavoro devono accontentarsi di quel che passa il convento; anche di fare il carabiniere per mille euro al mese a rischiare di essere ammazzati o solo ingiuriati da uno come l’operaio Marco che vede solo le sue di ragioni e mai quelle degli altri. Qui non c’entra nulla la giustezza della protesta, è una questione di metodo e di civiltà, di rispetto per chi il destino l’ha portato dall’altra parte della barricata che non è la tua. Vedo molte analogie tra i fatti di ieri e quelli di oggi, con la non lieve differenza che nel ’68 erano i figli di papà ad avercela coi poveri cristi in divisa e quella di oggi è una guerra fra poveri: operai contro i figli di altri operai. Trovo di un’indecenza incredibile prendersela con un ragazzo che ha come consegna quella di non dover rispondere alle provocazioni. Cari contestatori, io sto dalla parte di “pecorella” e di quelli come lui che per un tozzo di pane vivono lontani da casa, derisi e odiati e rischiano ogni giorno la propria vita, per tutelare quella degli altri. Io sto con pecorella,non so voi.
Buona vita! maestrocastello
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