San Remo non lo guarda nessuno e tutti lo guardano. C’è ancora chi si ostina a voler vedere in questa kermesse il trionfo della canzone e non accetta che sia divenuta tutt’altro: un evento controllato, gestito e condizionato da imponenti gruppi di potere. Ad appena qualche settimana da quando è calato il sipario, di questo avvenimento resta solo l’eco delle polemiche legate a singoli episodi come la farfalla di Belen o gli interventi di Adriano che hanno sortito gli ascolti preventivati. A noi che amiamo scovare del buono in ogni cosa, piace fare almeno qualche riflessione su questo avvenimento, in modo da provocarne tante altre nei nostri lettori. Celentano che ha avuto l’ardire di attaccare dei giornali cattolici e la dirigenza Rai che ha dovuto prendere le distanze dal molleggiato ci sono sembrati tutta una farsa, un dèjà vu. Se fosse vero il contrario e i litigi fra dirigenti fossero attendibili, vorrebbe solo dire che la Rai è in una crisi profonda. Il “pericolo” Celentano lo conoscevano da mesi e se hanno rischiato di correrlo, vuol dire che ne valeva la pena. Allora, perché ci avrebbero martellato da un mese prima con spot che annunciavano quasi un evento profetico: “Sta arrivando Adriano. Cosa dirà?”. A noi lo chiedete? Chiedetelo a lui! A noi viene richiesto, obbligatorio per legge, un canone di abbonamento; sia almeno consentito dire che la Rai offre in cambio un prodotto scadente, che certi spettacoli sono solo un modo per distrarre la gente dai veri problemi e ce ne sarebbero tanti. Celentano così com’è stato l’idolo di tutti, lo è stato anche il mio; il primo quarantacinque giri da me posseduto, fu “Ventiquattromila baci” (1961), le sue canzoni hanno accompagnato le varie tappe della mia vita come quella di tanti. Lui è l’icona del mondo musicale nostrano, uno che s’è saputo sempre gestire e reinventare: cantante, attore e showman; ma a San Remo non l’ho trovato affatto rock. Lui ha dato esattamente il prodotto che gli era stato richiesto, badando più all’effetto che alla sostanza delle parole che ha pronunciato, fra una sorsata e l’altra di oligo-minerale. Nulla da eccepire sul compenso esagerato per due sole esibizioni che si giustifica con la mole di ascolti procurata, ho trovato lodevole che lo abbia dato in beneficenza; ma trovo fuori luogo che abbia utilizzato il palco per predicozzi da sala parrocchiale, per attaccare proprio quei due giornali cattolici, guarda caso, che, giorni prima, avevano stigmatizzato l’inopportunità del suo cachet. La Chiesa non si poteva toccare e lui l’ha toccata, alzando un polverone mediatico che ha dato lavoro ai media su un argomento di cui hanno straparlato per giorni. Ha detto tanto Adriano e in fondo non ha detto proprio nulla. Parlare della Chiesa che spesso non segue tutti i dettami del Vangelo, quello sì che avrebbe costituito notizia; ma sarebbe stato troppo per lui e non so se ne sarebbe stato capace. Eppure quanto altro ci sarebbe stato da dire, ma forse non avrebbe scandalizzato nessuno parlare dell’attuale momento politico-economico italiano, della crescente disoccupazione, della perdita di speranza dei giovani verso un futuro sempre più incerto che li relega ai margini della società, della corruzione dilagante tra chi amministra la cosa pubblica, delle carceri affollate, della crescita che non arriverà mai. La gente comune queste cose le dice ogni giorno, solo che non l’ascolta nessuno e, forse, Celentano sarebbe stato un valido portavoce. Peccato, fra una bella canzone e l’altra, Adriano, questi temi li avremmo graditi di più. Comunque, non pensarci, le nostre “sono solo parole”, come dice Noemi e tu resti sempre il più forte, soprattutto quando canti.
Buona vita!
maestrocastello
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