Mi piace parafrasare il titolo di un libro di Franco Arminio, poeta, scrittore e, come me, maestro elementare: “Nevica ed ho le prove”. Le mie prove le ho scovate nella neve vissuta e nella neve raccontata di questi giorni. I mie pensieri viaggiavano senza catene tra le immagini di paesi ammantati, alla ricerca di un Paese, l’Italia, finalmente unito. Da nord a sud, stessi scenari, stessi problemi e, finalmente, lo stesso linguaggio; il linguaggio della neve. Ma ho individuato atteggiamenti sociali diversi nella neve che è scesa nelle grandi città da quella che ha totalmente coperto paesini, come il mio, nella Puglia o nella Campania. Ho notato metropoli gremite di personaggi sbadatamente vivi che scimmiottavano Cortina, le strade del centro che apparivano regolarmente liberate e cosparse di sale; ma gli ingressi di palazzi ed esercizi privati, rigorosamente innevati. Vite date in totale gestione alle ordinanze del sindaco o al bollettino della protezione civile, gente che non ha più memoria di un comune strumento di lavoro chiamato pala e braccia generose di spalare neve anche dall’uscio del vicino. Nel centro di una grande città può anche capitare, e capita tutti i giorni, che un uomo vestito di stracci abbia appeso al collo un pezzo di cartone con la scritta a pennarello: “Ho fame” e che nessuno gli dia retta e nessuno si accorga che sta morendo e poi muore davvero. Ho visto tanti paesi del Sud accigliati, paesi campani maltrattati dalla tormenta, completamente coperti da metri di neve, dopo aver appena ascoltato il politico di riferimento, tale Caldoro, dire che tutto andava bene, che la situazione era sotto controllo. Ma manco per niente! Ho ascoltato Monti limitarsi a prevedere altra neve per il fine settimana e non spendere una sola parola per questi paesi, queste montagne in stato di vera emergenza. Ho avuto notizie di polemiche di sindaci, di corse per accaparrarsi l’ultimo pacco di zucchero e, purtroppo, di tante morti per assideramento; ma ho avuto anche notizie di gesti di solidarietà spontanea nei paesi. Un fornaio di Sora, nel frusinate, ha impastato pane a metà prezzo per la popolazione. Al mio paese, Sant’Agata di Puglia, si sono formate squadre di giovani volontari che hanno fatto visita agli anziani del paese, portando viveri e provvista di legna, spalando la neve davanti all’uscio di casa o portando semplicemente un saluto. A volte bastano questi piccoli gesti di buon senso che non necessitano per forza di interventi ufficiali. Speriamo che tanti altri seguano l’esempio dei bravi ragazzi santagatesi. La neve, dicono, ci sarà ancora e mi piace chiudere con l’appello che Franco Arminio ha fatto sul web : “Facciamo in modo che dove manca lo Stato arrivi il popolo. La neve può seppellire tante cose, ma può far nascere una nuova forma di comunità, una comunità basata sulla vicinanza, sull’affetto, sull'attenzione a chi è più debole, a chi soffre; penso agli alberi e agli anziani." Ricordiamo che dalla neve ci possiamo difendere; d'indifferenza si può anche morire.
Buona vita!
maestrocastello
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