venerdì 24 febbraio 2012

L’infanzia scippata.

Che fine ha fatto l’infanzia, la sana infanzia di una volta, quella fatta di semplicità, quella vissuta per strada, quando le nostre piccole case erano appena in grado di ospitarci a dormire la sera? L’infanzia passata a correre dietro ad una palla fatta di stracci, di giochi ai bottoni che avevamo nascostamente scucito dai vestiti di mamma, di giochi a nascondino, a battimuro,  a lippa, con le biglie, con i semi di zucca. Erano tutte attività collettive svolte rigorosamente all’aperto, quando la strada rappresentava una palestra di vita ed il gioco era una sorta di primo lavoro che metteva alla prova le capacità d’intuizione in un bambino, capacità di logica, di coordinazione motoria e di socializzazione; tutte qualità e abilità basilari nello sviluppo dell’individuo. Quell’infanzia è stata scippata, sequestrata, reclusa in aule scolastiche senza sbocco, dove, se ti va bene, viene concessa l’ora d’aria giornaliera in giardino. L’infanzia ha fatto il suo tempo, oggi l’infanzia è segnata fin dalla nascita, quando emette i suoi vagiti in stanzette che papà s’è fatto disegnare apposta per te e per te solamente. Il bambino crescerà e il chiuso di quella cameretta lo vedrà impegnato in attività prevalentemente individuali, intento a superare infiniti livelli di videogioco della Play Station o, al massimo, in una gara all’ultimo clic, tra lui e il computer. I suoi genitori lo sapranno al sicuro e saranno contenti, ma ignari del fatto che quest’abitudine di gioco solitario potrebbe comportare un esito negativo nello sviluppo della personalità del loro figliolo; in quanto l’individualismo esecutivo prevale sulla dimensione socializzante e socio-centrica del gioco. Avranno poco da lamentarsi poi, se la maestra dirà  che il figlio si rapporta male con i compagni di classe. Dicevo che l’infanzia oggi è stata scippata, fatta prigioniera dalla famiglia prima e poi dalla scuola, vive nel completo isolamento tra camerette di casa, corridoi di palestre, sale da gioco e macdonalds; si è scordata il suo fluire in bicicletta, sui pattini e o andare semplicemente di corsa all’aria aperta. Fanno pena questi bambini dalla vita tutta programmata, peggio dei grandi. Me li ricordo questi casi quando ero maestro: tutti i giorni tempo pieno fino alle quattro e mezza, lunedì il catechismo, martedì e giovedì la piscina, venerdì pianoforte e il sabato finalmente una giornata col papà. Ma si può? Poveri bambini! Bisognerebbe restituire l’infanzia sottratta a questi bimbi e  ripristinare l’aperto all’infanzia. Fare, insomma, come la neve che chiude le scuole, obbliga i papà, per una volta, a non recarsi in ufficio e a scendere coi figli per strada a restituire loro il tempo sottratto e quegli spazi di libertà che sono negati solo ai reclusi. Va tenuto bene a mente che i bambini che giocano coi genitori sono più felici e creativi. Il tempo è una merce rara, più rara dei soldi. I soldi vanno e vengono, il tempo va e basta. L’infanzia è il tempo spettante ai nostri fanciulli che gli va corrisposto nel modo migliore possibile; altrimenti ci aspetterà una stagione dei rimpianti. 
Buona vita!
maestrocastello  

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