Storia Zen :
Un maestro cinese di Zen, ancora all’età di ottant’anni conservava l’abitudine
di lavorare coi suoi allievi, tenendo in ordine i giardini, zappando il terreno
e potando gli alberi. Ai suoi allievi dispiaceva vedere che l’anziano maestro
faticasse tanto, ma poiché sapevano che sarebbe stato inutile consigliargli di
smettere; gli nascosero gli attrezzi. Quel giorno il maestro non volle
mangiare. Non mangiò neppure l’indomani ed il giorno seguente. “Forse è
arrabbiato perché gli abbiamo nascosto gli attrezzi. Sarà meglio rimetterli al
loro posto”. Così fecero, e quel giorno
stesso il maestro lavorò e tornò a mangiare come prima. La
sera disse agli allievi: “Chi non lavora, non mangia!”.
Per la riflessione : Parlare oggi di lavoro in Italia
è come parlare della Foca Monaca, del Panda
o della Lince Pardina; tutti animali a rischio d’estinzione. Capisci
l’importanza del lavoro solo quando è a rischio o quando l’hai addirittura
perduto. “Il lavoro allontana da noi tre grandi mali”, diceva Voltaire, “la
noia, il vizio e il bisogno”. Il lavoro
è un valore aggiunto che consente l’affermazione della personalità umana, ecco perché quando si perde il lavoro,
insieme ad esso, sembra di perdere anche la
propria dignità. Senza più lavoro non c’è pane per i figli, non c’è più
speranza di un futuro. Senza un lavoro tanti, quando va bene, si riducono a far la fila alla mensa della
Caritas e, quando va male, arrivano perfino a decidere di farla finita. “ Il
lavoro è un diritto” dice la Costituzione, “Il lavoro non è un diritto” dice
Elsa Fornero, poi si corregge “anzi, sì; ma va sostanziato ”. Chi ha ragione tra i due? In pratica, avresti diritto al lavoro (secondo
la Costituzione), ma in un’economia di
mercato come quella attuale te lo devi conquistare in una competizione globale, (secondo la Fornero), e così capita che
per 11 mila posti da insegnante siano
giunte 357 mila domande: sarà una carneficina!
Il problema sta tutto a monte. Non è così che dovrebbe intervenire uno
Stato moderno, garantendo solo a pochissimi la certezza di un’occupazione. Dico io, se
servivano solo poche migliaia di insegnanti, perché in questi anni ne abbiamo
sfornati a milioni? Uno Stato serio,
invece di tagliare fondi alla scuola, pianifica con essa il futuro
comune, interviene nel sistema economico per creare posti di lavoro per i cittadini, si attrezza ad
affrontare anche periodi di crisi come l’attuale. Uno Stato moderno investe sui
giovani, sfrutta le loro risorse; non finanzia la loro istruzione e poi li
lascia andare altrove. Siamo ormai alla fine della politica e all’apoteosi del denaro
e in una siffatta società non c’è posto per chimere come i diritti: diritto
alla salute, diritto al lavoro o diritto alla felicità.
Buona vita!
maestrocastello
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